ISRAELE
Finalmente...
Sì, hanno finalmente, dopo tre tornate elettorali, formato un governo di grande coalizione: Benny Gantz, l’ex capo di Stato Maggiore dell’esercito israeliano ha ceduto ancora, ha calato la testa intimorito e cambiato casacca rispettando la tradizione pulcinellesca delle democrazie occidentali (l’Italia, capostipite, insegna!). Quello che rimane della sinistra israeliana ha avuto un sussulto insperato ed è scesa in piazza con lo slogan gridato che Gantz “è il più grande ladro di voti della storia d’Israele”. Il generale del glorioso esercito israeliano Benny Gantz ha messo dentro un sacco i voti che gli elettori israeliani di centro sinistra, più ingenui e gabbati di sempre, gli avevano fiduciosamente dato e li ha offerti, con sorrisi e abbracci, al re di sempre, Benyamin Netanyahu. Ora lo chiamano “governo di emergenza nazionale” nato nel tempo di Coronavirus . «Giuro che opererò per salvare le vite umane e il lavoro dei cittadini. Continuerò a fare tutto il possibile per voi, cittadini d’Israele» ha ripetuto, con enfasi, Netanyahu. Un capolavoro dell’eterno Primo Ministro israeliano. Gli stessi commentatori della ex Palestina affermano che “Bibi” non sarà mai veramente processato e condannato per i tre gravi atti di corruzione che ancora pendono sulla sua testa. “Una minaccia alla democrazia” lo aveva definito, qualche mese fa, l’eroico generale Gantz. Ma, ad accordo concluso, si è subito smentito affermando, senza pudore: «Abbiamo impedito una quarta tornata elettorale, difenderemo la democrazia, combatteremo il Covid-19 e avremo cura dei cittadini». A fine congratulazioni, compariva sul quotidiano liberale israeliano Haaretz un commento che suonava così: «L’indiziato per corruzione Netanyahu e il ladro di voti Gantz formano un'alleanza tra due canaglie. (…) Gantz diventa la ruota di scorta di Netanyahu, un leader pericoloso (appunto !) per la democrazia».
Il programma.
«Affido questo territorio a coloro che verranno dopo di te (parla a Mosè). Dal torrente dell’Egitto, lungo il letto di el-Arich, passando per il Negev, fino al mar Morto...» (Genesi 15,18). Sono le promesse a Mosè del Dio della Bibbia. Le parole sacre del Dio della Bibbia danno per scontato, per quasi tutti gli storici sionisti israeliani, che la “supposta terra d’Israele” appartiene al loro popolo come diritto storico anzi religioso (vi ricorda niente la teoria del “diritto storico”?). Il programma del “governo di emergenza” attuale rispetta, infatti, pari pari, il diritto naturale e storico della presenza, nell’attuale terra d’Israele, del popolo ebraico. Diritto naturale perché, una parte di quel popolo rimase comunque in quella terra, chiamata Palestina, molto prima che arrivassero il cristianesimo, l’islam e i palestinesi. Diritto storico perché quella terra apparteneva al popolo ebraico, prima che fosse cacciato con la forza, più di mille e novecento anni fa. Sarà paradossale, ma tutti, con più o meno passione o convinzione, si accomodano a credere che i veri occupanti della terra d’Israele siano i palestinesi cristiani e arabi! Re Benyamin Netanyahu e l’eroico generale Benny Ganzt applicano, normalizzando l’occupazione della Cisgiordania, il “diritto naturale, storico e anche religioso” del popolo ebraico. Si chiama, in politica e senza alcuna finzione, la creazione del “Grande Israele”: è di questi giorni la notizia che Israele sta implementando il progetto, lasciato dal passato esecutivo, della costruzione, tra Betlemme ed Hebron, nel sud della Cisgiordania, di 7 mila case nell’insediamento della colonia di Efrat. Ora l’enorme colonia di Efrat, in dimensione, diventerà il doppio più grande. Il nuovo “Governo di annessione” di Israele, con la benedizione del governo americano, entro settembre annetterà i due terzi della Cisgiordania occupata. Comprenderà l’area C (Il 61% della Cisgiordania, secondo gli accordi di Oslo), già amministrata dagli israeliani e con più di 300.000 palestinesi che tuttora vi abitano. Sarà una nuova Nakba? (catastrofe, disastro o cataclisma, in arabo).
Voci dall’Italia e dall’Europa.
Timidamente la “compagna”, Viceministra agli Affari esteri Marina Sereni, è riuscita sommessamente a dichiarare che l’annessione della Cisgiordania e della Valle del Giordano sarebbe “un fatto grave”. Sei deputati del M5S, tre del PD e due della sinistra, si sono rivolti al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio con una interrogazione che afferma tra l’altro: a) i coloni israeliani nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme sono oggi più di 630.00 con 143 colonie. b) Secondo B’Tselem, la nota Ong israeliana, negli ultimi tre anni, in Cisgiordania sono state distrutte 313 unità abitative, lasciando senza casa 1.080 palestinesi di cui 547 bambini. c) L’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) denuncia 2241 attacchi di coloni israeliani contro palestinesi negli ultimi anni, 62 solo tra il 5 e 31 marzo di quest’anno. Il 91% dei casi di violenza dei coloni è archiviato senza accusa. d) L’interrogazione chiede al Ministro quali misure saranno messe in atto dall’Italia per aiutare le autorità palestinesi a fronteggiare l’emergenza sanitaria Covid-19. L’Europa è il più importante partner commerciale, in quasi tutti i campi, dello Stato d’Israele. L’UE, per mezzo del suo portavoce della politica estera Joseph Borrel, ha stigmatizzato l’intenzione d’Israele di annettere parte della Cisgiordania e si è subito affrettata a dichiarare l’intenzione di cooperare strettamente con il nuovo governo israeliano nella lotta contro il Coronavirus .
Dalle parti del Covid 19.
In Israele, a Gerusalemme est e ovest, in Cisgiordania e a Gaza le politiche sanitarie anti Covid-19 sono tutte organizzate dal governo israeliano. Senonché, a Gaza assediata, è Hamas che applica, con enormi sacrifici, le misure di quarantena e confinamento dei suoi profughi. Con improbabili attrezzature mediche e ospedali insufficienti a proteggere gli oltre 2 milioni di abitanti. A Betlemme il confinamento sembra funzionare e il contagio è stato contenuto a opera dell’Autorità Palestinese. A Gerusalemme est, con quasi il 30% di abitanti palestinesi israeliani, è stato assegnato solo il 2% degli aiuti disponibili per il Covid-19. Ad esempio, per mancanza di aiuti adeguati, la pandemia colpisce duramente la città palestinese/israeliana di Um al-Fahem, in Israele, al confine con la Cisgiordania. Notizie drammatiche, sul pedaggio pagato per il Coronavirus dalle popolazioni rurali palestinesi, provengono dal Centro svizzero per la democrazia Albert Hirschman. Per elencarle tutte, avremmo bisogno di scrivere un libro.
di Antonio Rolle