DOSSIER
Ci sono dei gesti che valgono più dei discorsi. L’uscita di scena di Benedetto XVI indicava il coraggio di una scelta dovuta all’impossibilità di gestire una comunità ecclesiale lacerata da mille problemi. C’è voluto un Pastore venuto dalle periferie del mondo per imprimere alla Chiesa una spinta profetica e per mettersi in ascolto degli ultimi e degli emarginati. Abbiamo respirato un profumo di Vangelo che parla di misericordia e di apertura, al di là degli steccati convenzionali della tradizione. Le sue omelie a Santa Marta, così limpide e dirette, colpiscono l’uditorio proprio nel momento in cui viviamo una tragedia di cui non conosciamo l’esito.
Eppure è nata all’interno del mondo cattolico un’opposizione ostinata nei confronti di papa Francesco che arriva alla denigrazione e persino all’insulto. In quest’opera di demolizione si distinguono alcuni cardinali che sperano che il “ciclone Francesco” passi e tutto torni come prima. Il fondamentalismo attecchisce sempre nel cuore della religione come un cancro che distrugge e impedisce la crescita e la vita. Ma chi si preoccupa dell’identità cristiana sono gli uomini della destra che ostentano simboli religiosi e vanno a braccetto con circoli statunitensi o con miliardari russi, per demolire il pontificato di Francesco. Il nemico però è il sistema economico dominante che si è impegnato a mantenere un assetto assurdo che permette a un piccolo gruppo di privilegiati di utilizzare le risorse mondiali a scapito di miliardi di persone. È un’economia che uccide e ci porta dritti alla catastrofe.
di Achille Rossi