Urbanistica: E' stata descritta la road map dell'opera
Le ultime notizie sulla saga (ormai si può chiamare così) di piazza Burri sono state presentate alla gentile clientela in uno degli ultimi Consigli comunali. In quella seduta l’Amministrazione comunale ha annunciato, con soddisfazione, che Piazza Burri si farà. Era già stato detto nel 2016, ma anche prima nel 2011, ma anche prima nel 2008, 2007, 2006 e il conto alla rovescia va molto indietro fino a risalire al secolo scorso. E sarebbe stato poco carino lasciare orfano del lieto annuncio il 2020 appena inaugurato. Questa volta è stato stilato un vero decalogo, dieci punti per arrivare alla realizzazione del progetto. Primo: gli Emirati sono tornati a casa. Non faranno parte del progetto. Per fortuna! Anche se non è stato reso noto il motivo del loro dietro front. Ma ormai la città è abituata a conoscere i fatti a cose avvenute.
La Fondazione, bisogna ricordare, è un soggetto privato e a caval privato non si guarda in bocca. Anche se fa gli affari pubblici. Secondo: la Piazza sarà fatta dalla Fondazione Burri nonché Collezione Albizzini , la quale si assumerà gli oneri e le spese di tutta l’opera. Il costo totale, come già preannunciato, sarà di 15 milioni, diconsi, 15milioni di euro, i quali verranno finanziati toto modo dalla Fondazione medesima. Come fa la Fondazione ad avere tanti soldi? Semplice: vendendo le opere del Maestro, il quale le aveva donate alla città per il mantenimento della Fondazione e dei musei. Che non vuol dire sine die, perché tutte le cose umane sono destinate a finire, e anche le opere di Burri; bisogna intedere, come è scritto nella Costiutuzione per i processi penali, per “una ragionevole durata”.
Ma quanti quadri ha lasciato il Maestro per mantenere la Fondazione per una ragionevole durata? Anche questo è un dato sconosciuto. Mah! Mistero della Fondazione! Terzo: con i 15 milioni si farà tutto il progetto, incluso il Grande Nero (ovvero il palazzo che sorgerà al posto dell’ex scuola elementare Garibaldi), il Sestante e la piazza. E poiché il Sestante è stato valutato 5 milioni di euro, significa che la Fondazione metterà, per finanziare il resto, 10 milioni di euro. Quarto: l’opera, una volta realizzata, sarà donata al Comune che ne diverrà il legittimo proprietario (magnifico!). Quinto: chi farà la Piazza? La Fondazione medesima, depositaria del progetto e dei tecnici titolati per la sua realizzazione. Sesto: l’opera sarà realizzata sul terreno del Comune che lo metterà a disposizione della Fondazione, che la donerà al Comune. Con questo gioco le procedure di evidenza pubblica, come si fa per gli appalti pubblici, verranno automaticamente bypassate, e la progettazione resterà in capo alla Fondazione. Settimo: così i tecnici della Fondazione non rischieranno che il progetto gli venga scippato, assieme alle laute parcelle, in una procedura concorsuale. Concorsi di idee o di progettazioni sono rinviati al prossimo secolo. Ottavo : bisogna considerare che tutto ciò è un cadeaux (un regalo) della Fondazione al Comune.
Palazzo Albizzini, per questa generosa elargizione, avrà in cambio la concessione in comodato d’uso del Grande Nero per tot numero di anni. Nono: per la gestione del Palazzo Quinta scenica, o Grande Nero che dir si voglia, verrà costituita una società di cui sarà parte anche la Fondazione con funzioni ovviamente direttive. Riassumendo: la Fondazione realizza il Palazzo, lo dona al Comune e poi lo riprende in concessione per 20/30 anni e lo gestirà.
Decimo: la cosa è studiata bene, non c’è che dire, ma alimenta tutti i sospetti di una commistione di pratiche e di interessi non proprio trasparenti e chiari. In altre parole siamo nell’ambito dell’alchimia, che è parente nobile della stregoneria di vetusta progenie. Quello che si contesta agli apprendisti della materia non è tanto la difficoltà di realizzare grandi opere in tempi avari di risorse pubbliche, ma tutto il caravanserraglio di mosse e contromosse, di annunci e smentite durati più lustri senza un minimo di spiegazione data ai cittadini, che in questa, come in altre vicende, sono stati trattati come veri e propri sudditi.
E anche una gestione non proprio trasparente della Fondazione, dei rapporti da essa intrattenuti con la Pubblica Amministrazione e la Regione per interposte persone o personaggi di pubblica nomina. Il fatto che circolino voci, in vista delle prossime elezioni amministrative del 2021, di possibili candidature a sindaco di taluni di questi personaggi e quindi del ruolo che la Fondazione potrebbe giocarvi, non lascia certo tranquillo chi segue le vicende della politica. Non c’è da temere che il popolo sovrano, come afferma il salvinate, si ribelli, perché è già stato ammansito con tanti piaceri, piccoli o grandi, bende e prebende. Quanto basta per farlo tacere e avere le mani libere per fare i propri giochi.