Scrissi il libro La guerra infinita perché mi resi conto fin dall’inizio che l’attentato dell’11 settembre era una operazione troppo grande per essere considerata ascrivibile solo a fanatici terroristi. Un attentato di quelle dimensioni e mostruosità voleva emozionare miliardi di persone e c’è riuscito perfettamente. Da lì è cominciata la guerra infinita». Così esordisce Giulietto Chiesa sollecitato dalle nostre domande. Secondo il giornalista, quel fatto ha cambiato ha cambiato il corso della storia».
L’11 settembre è dunque lo spartiacque da cui partire per capire quello che è accaduto dopo e quanto sta accadendo?
«Le conseguenze di quell’evento hanno prodotto una trasformazione antropologica dell’uomo. Coloro che lo avevano escogitato, e con esso la guerra al terrorismo mondiale, stanno vincendo. Stiamo vivendo una deriva della guerra intrinsecamente antiumana, perché gli uomini sono stati ormai convinti a miliardi che ciascuno deve affrontare il problema per conto suo. L’individualismo è diventato la cifra sociale dominante, il mercato ha prodotto la mercificazione totale e l’unico criterio di vita».
Come è stato possibile, e con quali strumenti, portare a termine una operazione di sottomissione così imponente?
«Ormai gli uomini sono imprigionati, non sono più capaci di comunicare, ciascuno è solo con se stesso. Tutti i valori, la famiglia, l’amore, il rapporto tra gli uomini, la solidarietà sono stati cancellati: non c’è più nulla che li leghi tra di loro. Gli uomini sono merci come tutto il resto. Siamo quindi di fronte a una profonda modificazione delle idee dominanti, che implica intrinsecamente la crisi della democrazia, perché siamo tutti sottoposti a un controllo globale»
Quella che sta descrivendo è una sottomissione di massa a opera di una spectre o di uno Stranamore contemoporaneo?
«Tutto questo sta avvenendo non come un sogno o come un disegno di qualche isolato dominatore pazzo, ma attraverso la tecnologia che è diventata il dominus di tutto. Ormai Twitter, Facebook, Google stanno occupando il nostro spazio mentale: penso soprattutto alle giovani generazioni. La metà, o poco meno, dei circa 7 miliardi di persone che abitano la terra è sottoposta a un controllo totale da parte delle tecnologie, e non solo delle loro idee politiche, ma di tutto il loro vissuto. Siamo diventati oggetto di un gigantesco mercato in cui le nostre personalità vengono comprate e vendute. Andiamo verso una società in cui l’uomo sarà sopravanzato da macchine che sono molto più potenti dei singoli e delle istituzioni. I Parlamenti e tutte le istituzioni che garantivano una difesa collettiva non servono più; i corpi intermedi, i sindacati sono spariti; lo Stato è diventato un impaccio; le privatizzazione di tutti i beni collettivi fanno tutto il resto. La democrazia è stata privata di ogni contenuto; il potere viene trasferito a livello di grandi strutture burocratiche come l’Unione europea, il Fondo Monetario Internazionale e, adesso, anche il Fondo Salva Stati. In questa società il posto dell’uomo sarà sempre più marginale»
Chi sono i padroni del mondo?
«Quello di cui stiamo parlando è Occidente, non è tutto il mondo. Sto parlando del miliardo d’oro che ancora domina il pianeta, i capi delle banche centrali, i grandi banchieri universali. Sono loro i padroni del mondo e sono identificabili nel grande centro del mercato finanziario mondiale: Wall Street e la Federal Reserve degli Stati Uniti, la Banca centrale d’Inghilterra, la Banca Centrale europea, la Banca Centrale del Giappone, questi sono il vero centro del potere mondiale. Qui si decide tutto. Non c’è più nessuna democrazia. Tutti quelli che continuano a parlare delle istituzioni democratiche e non dicono questa verità sono dei complici, sono i maggiordomi di questa operazione di snaturamento della democrazia, delle società liberali e dell’uomo.
Lei spesso ha parlato di una cupola, di un ponte di comando in cui solo pochi possono salire e decidere. Quanti sono i soggetti che hanno in mano le leve di comando?
«I grandi miliardari sono migliaia, ma quelli che decidono il destino del pianeta sono un gruppo ristrettissimo, massimo un centinaio di persone che prendono tutte le decisioni riguardanti il nostro futuro, inclusa la guerra». Un esempio recente, spiega Giulietto, è la gravissima crisi che abbiamo appena scampato con l’uccisione di Souleimani. «Una delle ragioni di questo assassinio è stata l’avidità di questi signori che volevano guadagnare qualche decina di miliardi in più. Quella morte in qualche misura è stata decisa anche dai padroni universali, non solo dai falchi del Pentagono, dai dementi che in genere popolano l’amministrazione presidenziale degli Stati Uniti. Se fosse così, sarebbe tutto più semplice. Ma qualcuno ha fatto i conti. Chi ha deciso di far correre al mondo il rischio di una guerra mondiale ha calcolato, che so, 150 o 200 miliardi di profitto con l’aumento immediato del prezzo del petrolio. E dopo una settimana di enormi guadagni tirano le somme e fanno ripartire le cose nella direzione da loro voluta. Poi ci sono naturalmente gli altri problemi»
Ritorniamo al ruolo della tecnologia in questa delicata fase storica.
«Fino a 50 anni fa, il progresso tecnologico e meccanico era compatibile con i ritmi dell’uomo. Adesso non lo è più, perché la tecnologia viaggia alla velocità della luce, e gli uomini non sono fatti per questa velocità. Noi siamo il prodotto di una evoluzione durata millenni così come tutta la vita. Insieme a noi ci sono anche i fili d’erba che calpestiamo in un parco, gli animali: tutto il vivente è il prodotto di una evoluzione naturale. La tecnologia non ha nulla a che vedere con l’evoluzione naturale, perché viaggia a una velocità di 300mila chilometri al secondo».
L’apporto della tecnologia sta modificando anche il rapporto dell’uomo con la guerra?
«L’orologio degli scienziati dice che siamo a meno di due minuti all’ora fatale: cosa vuol dire? Che tutto il sistema degli armamenti che abbiamo finora costruito inclusa la bomba atomica, fino a ieri era nelle mani dell’uomo, ma nel momento in cui la tecnologia prende il sopravvento, essi cessano di essere nelle sue mani. Anche la bomba atomica sarà uno dei componenti della guerra futura. Ci sono prove clamorose, evidenti, che la guerra atomica sarà una parte, ma forse neanche la più importante dei conflitti futuri. Si sta lavorando molto alle cosiddette Cyber War, cioè le guerre attraverso i sistemi di computer».
Quindi non esclude che una guerra atomica sia possibile?
Sarebbe la più catastrofica, ma ce ne sono altre che l’accompagneranno. Non ci sono ormai più dubbi che esistano le condizioni per condurre una guerra climatica, per esempio, che può far morire milioni di persone. La cosa essenziale che tutti dovrebbero capire è che la guerra non sarà più combattuta tra eserciti, e saranno guerre di sterminio di milioni e milioni di persone. Già oggi si stanno testando esperimenti con cui si potrà cambiare l’atteggiamento delle persone. Non sono cose dell’avvenire. La Nato ha fatto recentemente un seminario importante da cui è emerso che sarà possibile far cambiare idea alla gente, fargli odiare qualcuno stando comodamente seduti a casa propria, e indurle a comportarsi come automi, e gli automi possono fare qualunque cosa. Siamo entrati ormai in una situazione in cui l’uomo sarà soggetto a tutte le possibili manipolazioni».
Le preoccupazioni sorte attorno alla tecnologia del 5G sono di questa natura?
«Tutti stanno applaudendo all’introduzione del 5G e ci dicono che saremo tutti felicissimi perché con questa nuova tecnologia saremo tutti interconnessi. Nessuno dice che con essa avremo per ogni chilometro quadrato di territorio del pianeta un milione di device che saranno tutti collegati tramite la rete Wi-fi, e saremmo tutti connessi istantaneamente. Ma c’è un piccolo problema: questa connessione avviene sulla base di onde di lunghezza nanometrica che sono più o meno simili alle onde che producono le molecole del nostro Dna. Il pericolo della guerra non solo non si riduce, ma viene moltiplicato spaventosamente»
L’Italia e la Nato come si collocano in questo scenario?
«La Nato decide tutto. L’occupazione per esempio delle basi militari in Italia è determinante per la vita politica del nostro paese. Solo gli ingenui possono credere che un ministro importante italiano venga deciso dall’Italia. I Ministri dell’Interno, della Difesa, degli Esteri sono sottoposti al sindacato dei padroni universali. Sono loro che decidono chi debba stare nei posti di comando: non ci sono più governanti che dipendono da noi, o meglio, la loro nomina è decisa col loro consenso. Si è parlato molto di sovranismo e di sovranismo monetario, ma fino a che saremo sotto il controllo della Nato, non potremo essere sovrani in nessun modo. La sovranità non c’è più. La Costituzione repubblicana è stata violata e trasformata in un’altra cosa. Sono stati privatizzati tutti i principali beni del nostro paese a cominciare dalle banche, ovvero regalate ai privati, e adesso non abbiamo neanche la moneta nostra: quale sovranità può esserci se il governo politico non risiede più nel Governo italiano e nel Parlamento italiano. Fino a che saremo membri della Nato, ovvero coloni dei padroni universali, non potremo più esercitare alcun potere popolare».
In una fase così critica molti osservatori sottolineano l’assenza di un forte movimento pacifista.
«La manipolazione della verità è tale che il grande pubblico in verità non sa cosa sta accadendo. Tutti gli strumenti di comunicazione tecnologici sono in mano all’avversario. Il vero torto del movimento pacifista è di avere sottovalutato l’importanza della macchina comunicativa, che è in mano a coloro che vogliono fare la guerra. I padroni universali si sono rivelati molto più intelligenti, perché hanno capito che dal col controllo della comunicazione si passa al controllo delle menti».
Dunque è il quinto potere, quello della informazione, che contribuisce a decidere le sorti future dell’umanità?
«L’informazione rappresenta sì e no l’1 per cento della comunicazione, il resto, rispetto al quale siamo indifesi, non è informazione. La pubblicità, per esempio, non è informazione ma menzogna pura. Per essa tutto è bello, piacevole, divertente, trasmette un’idea della donna, della famiglia, del mondo: è venduta come informazione, ma è qualcosa di più che informazione. Attraverso di essa sono passate le idee del consumo, delle abitudini sociali, dei rapporti sociali. Essa ci circonda ogni giorno di facce giovani, belle, sorridenti. Ma questa non è la vita. Basta salire su un autobus e ti accorgi che la vita vera è fatta di persone che hanno la loro faccia, con le rughe, i problemi, gli amori, gli odi. Invece a noi fanno vedere solo le cose divertenti, belle che non ti fanno pensare. In questi ultimi 40 anni il martellamento di falsità formali e sostanziali è stato dominante e ha cambiato il nostro cervello e anche quello dei nostri figli. I quali passano 90 per cento del loro tempo guardando lo schermo del loro cellulare. Qualcuno ha mai riflettuto sulla modificazione antropologica che li sta trasformando in analfabeti reali? I padroni del mondo sì.
di Giulietto Chiesa - Giornalista, politologo, scrittore
SPESE NATO BASI USA E NUCLEARE
Essere membri della NATO ha un costo per l’Italia: non solo le spese per la partecipazione alle missioni militari dell’alleanza, ma anche quelle per la contribuzione diretta pro-quota (ultimamente pari all’8,4% ) al budget militare e civile della NATO e al Programma d’investimento per la sicurezza della NATO (NSIP- NATO Security Investment Programme). Complessivamente la contribuzione italiana annua attuale (per il 2018 ma anche per gli anni precedenti e fino al 2020) ammonta a 192 milioni di euro: circa 125 milioni destinati al budget NATO (oltre 100 milioni al budget militare, il resto al budget civile) e 66,6 milioni destinati agli investimenti infrastrutturali.
In aggiunta a questi contributi diretti, ci sono i “contributi indiretti alla difesa comune”, anche noti come contributi ai “costi di stazionamento oltremare delle truppe USA”, vale a dire i costi sostenuti dall’Italia a supporto delle 59 basi americane in Italia (il nostro Paese è il quinto avamposto statunitense nel mondo per numero d’installazioni militari, dopo Germania, con 179 basi, Giappone con 103, Afghanistan con 100 e Corea del Sud). Si tratta di spese relative alla realizzazione e manutenzione delle infrastrutture militari statunitensi, alle reti di trasporto e di comunicazione al servizio del personale militare americano, alloggi… la spesa italiana per le basi USA oggi dovrebbe aggirarsi sui 600 milioni di dollari l’anno, vale a dire circa 520 milioni di euro l’anno.
Una particolare voce di spesa legata alla presenza militare USA in Italia, è quella relativa all’accordo di ‘condivisione nucleare’ (Nuclear Sharing) per cui il nostro Paese, fin dagli anni ’50, ospita una cinquantina di bombe atomiche americane B-61 (oggi 70 ndr): una trentina nella base USA di Aviano e altre venti nella base italiana di Ghedi - altre bombe erano custodite a Comiso fino al 1987 e a Rimini fino al 1993 .
In definitiva la spesa la suddetta spesa può variare da un minimo di 20 milioni annui, ma con tutti gli elementi coinvolti potrebbe essere stimata attorno ai 100 milioni di euro l’anno.