Mercoledì, 16 Luglio 2025

Se vuoi la pace, prepara la pace!

Società civile e istituzioni in piazza a Città di Castello per denunciare l’orrore della guerra mondiale a pezzi e chiedere il cessate il fuoco, il ritorno della diplomazia e lo stop al riarmo!

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Rientra nella mobilitazione straordinaria per la pace, avviata il 21 settembre 2024 ad Assisi, l’ incontro pubblico “Se vuoi la Pace prepara la Pace”, tenuto a Città di Castello, nella centrale piazza Matteotti, il 9 maggio.

L’iniziativa, promossa per chiedere il cessate il fuoco nei tanti conflitti in corso nel mondo e la fine del genocidio a Gaza, ha coinvolto un numero significativo di persone (vedi foto in alto), sia come presenza individuale sia in rappresentanza di associazioni e istituzioni locali (vedi elenchi).

Si è trattato di una tappa in preparazione del 12 ottobre quando si terrà la Marcia della pace e della fraternità “Imagine All The People” Perugia-Assisi.

Articolo di Alessandro Vestrelli e Giuseppina Gianfranceschi

Promossa dal Coordinamento per la pace Umbertide, Montone, Lisciano Niccone e dalla rivista l'altrapagina, in collaborazione con la Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, il Coordinamento Enti Locali per la Pace e i Diritti Umani, con l’adesione delle varie associazioni (vedi elenco a fondo pagina) dell’Alta Valle del Tevere umbro-toscana, essa ha visto la presenza di molte persone innamorate dell’Europa sognata e costruita da Schuman, Adenauer, De Gasperi, Spinelli. 

Proprio a  quella Europa che ci ha regalato un così lungo periodo di pace e non alla Bruxelles del Piano di riarmo di Ursula von der Leyen è stato dedicato l’Inno alla Gioia che, in apertura, è risuonato in Piazza Matteotti.

La manifestazione ha avuto anche una “colonna sonora”  grazie alle musiche e alla voce di Silvia Milli. L’impegno finale è stato quello di mettere a disposizione delle persone rappresentanti dei Consigli comunali dell’Alta Valle del Tevere (e dell’Assessore regionale Fabio Barcaioli - Umbria) una traccia di ordine del giorno con la richiesta di metterla al centro di una prossima seduta delle assemblee locali. Tra le presenze anche quella del sindaco Luca Secondi (Città di Castello) del vice sindaco Michele Simoni (Monte Santa Maria Tiberina).

Quello che segue è il resoconto delle testimonianze plurali sull’orrore che oggi funesta molte parti del pianeta e su realtà, spesso oscurate, di lotta non violenta, ostinatamente tenuta in essere negli stessi paesi coinvolti dalla guerra.

Enrico Paci legge “L’ultimo giorno di Gaza”

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Subito dopo, Enrico Paci ha dato lettura del documento/appello “L’ultimo giorno di Gaza”: «Senza il mondo Gaza muore. Ed è altrettanto vero che senza Gaza siamo noi a morire. Noi, italiani, europei, umani. Con la consapevolezza che noi siamo loro. E che a noi - italiani ed europei - verrà chiesto conto della loro morte. Perché a compiere la strage è un nostro alleato, Israele. Per ripudiare l’Europa delle guerre antiche e contemporanee, per proteggere l'Europa di pace nata da un conflitto mondiale, esiste un solo modo: proteggere le regole, il diritto, e la giustizia internazionale. E soprattutto guardarci negli occhi, e guardarci come la sola cosa che siamo. Umani».

Giuseppina Gianfranceschi: manifestare, dissentire, disobbedire

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Giuseppina Gianfranceschi, portavoce del Coordinamento nonché esponente della Fondazione PerugiAssisi per la cultura della pace, ha sottolineato le connivenze occidentali in molti dei conflitti scoppiati dopo il 1945: «Dall’attentato alle Torri gemelle non facciamo altro che parlare di guerre, abbiamo costruito nuove armi super tecnologiche  che distruggono persone e ambiente e che sono state spesso usate nei diversi scenari di guerra. Abbiamo permesso un’occupazione che dura da più di 70 anni, nascondendoci dietro la motivazione che lo Stato di Israele deve esistere, ma senza curarci del fatto che anche i palestinesi dovrebbero avere lo stesso diritto ad esistere. In un mondo sempre più in fiamme,  tutte e tutti dovrebbero contribuire alla costruzione di una coscienza e una politica di pace, dando attuazione alla nostra Costituzione. Vogliamo essere liberi di manifestare, di votare di dissentire, di disobbedire a leggi ingiuste!! In Umbria abbiamo un’eredità preziosa da conservare: la Marcia per la pace Perugia Assisi e il messaggio/testimonianza di Aldo Capitini. Sta a noi umbri (donne e uomini) continuare quell’impegno mai interrotto nonostante le molteplici difficoltà incontrate. Finalmente costruttori di ponti che travalicano ed abbattono i muri, verso una pace disarmata e disarmante impegniamoci affinché la Marcia del 12 ottobre 2025 diventi un enorme appello pubblico a far sì che “non un uomo, non un soldo, non un’ora di lavoro vengano più spesi per la guerra” !!   E poiché non ci può essere pace senza libertà, gridiamo:  Palestina libera !!».

Antonio Guerrini: la catena dell’odio e della violenza

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Antonio Guerrini
, direttore de l’altrapagina, ha ricordato che la corsa al riarmo è in contraddizione con la volontà di pace espressa da tutti principali leader mondiali. Per uscire dal sistema di guerra è necessario rompere la catena della violenza come ha insegnato Nelson Mandela in Sudafrica. Non esistono paci giuste e durature fondate sugli interessi, sulle spartizioni di territori, sugli egoismi nazionalistici. Senza il riconoscimento della pari dignità dell’altro, ogni accordo sarà scritto sulla sabbia. Per questo per Israele e Palestina è necessario un immediato riconoscimento, senza il quale non si darà nessuna pace, anche nel caso della creazione di due Stati. Il risentimento seminato per 70 anni non consentirà di raggiungere un accordo duraturo se non si riuscirà a rompere la catena dell’odio e della violenza.

Maymouna Abdel Qader: una pace disarmata e disarmante, umile e perseverante

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Maymouna Abdel Qader ha portato la voce del Centro culturale islamico di Perugia. Da sempre impegnata sul fronte del dialogo interreligioso, ha esordito sottolineando le parole del nuovo pontefice: «Proprio ieri Sua Santità Papa Leone XIV ha invocato una “pace disarmata e disarmante, umile e perseverante”. Iniziare il pontificato con un invito alla pace è stato un gesto potente e necessario». Per poi proseguire: «La Storia ci regala infiniti esempi in cui il dialogo ha portato alle tregue, alla pace e alla riconciliazione. (…)  Di fronte a scene di guerra come quelle che ci arrivano da Gaza, dall’Ucraina… dobbiamo sentire il bisogno assoluto di fare qualcosa. Nel Nobile Corano è scritto: io non cambio la realtà di un popolo finché esso non muta nel suo intimo… Corano XIII, 11».

Ha concluso osservando come in un mondo lacerato da guerre, odio e disuguaglianze un desiderio profondo di pace, giustizia e fraternità possa unirci al di là delle differenze.

Joseph Levi, rabbino emerito a Firenze: dialogo, ascolto, rispetto

Sempre  Enrico Paci  ha dato voce al messaggio di Joseph Levi, Rabbino Emerito di Firenze: «La Pace è una meta per raggiungere  la quale non bastano dichiarazioni, ma occorrono:

- un impegno  quotidiano volto a  superare ostacoli e sfiducia e a porsi in dialogo con l'altro;

- la capacità di ascolto delle sofferenze ed aspirazioni dei membri della stessa famiglia umana per creare solidarietà ed empatia;

- saper cogliere l'umanità dell'altro, superando la  meschinità, la povertà  e le  ristrettezze dell'odio…

Tutto ciò è necessario per poter avvicinare la pace tra marito e moglie, regioni, tribù o nazioni caduti nel male dell'inimicizia e della vendetta. Prego l'unica divinità di noi tutti (Ebrei, Cristiani, Musulmani e altre fedi sulla Terra) che, grazie al vostro impegno, possano diminuire l'odio nel mondo e crescere la consapevolezza della ricchezza e bellezza del vivere in pace».

Studenti palestinesi: crediamo nel diritto internazionale

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Siro, giovane iscritto all’ANPI di Sansepolcro, ha riportato il pensiero dei giovani palestinesi che studiano a Perugia ma che, per prudenza, hanno scelto di non esporsi direttamente: «Oggi,  ancor di più, occorrono le parole giuste accompagnate da atti che aiutino a ripristinare il diritto internazionale. Le parole sono Genocidio, Crimini di guerra, Pulizia etnica, Occupazione, Liberazione, Autodeterminazione del popolo palestinese, la cui sofferenza dura da più di 70 anni».    

Riservisti isrealiani: stop alla guerra guardiamo al futuro
La manifestazione ha, inoltre,  permesso di conoscere la posizione coraggiosa dei riservisti israeliani organizzati nella Refuser Solidarity Network, fondata da obiettori di coscienza imprigionati per essersi rifiutati di partecipare alle politiche israeliane di violenza, espropriazione e guerra permanente durante la Seconda Intifada.

«Nelle ultime settimane, i principali media israeliani sono stati inondati da notizie di riservisti che non si presentano al servizio, di ex alti ufficiali militari che chiedono la fine della guerra e da lettere aperte scritte da soldati che chiedono il ritorno degli ostaggi. I riservisti sono la spina dorsale dello sforzo bellico israeliano. Senza le decine di migliaia di riservisti che pilotano gli aerei che colpiscono Gaza e che gestiscono il quartier generale dell’intelligence a Tel Aviv, Israele non può continuare il suo genocidio». La  Refuser Solidarity Network «lotta per porre fine all'occupazione, sostenere la giustizia storica per il popolo palestinese e per la trasformazione della società israeliana da una base militare di massa che sacrifica i suoi figli sull'altare del militarismo in una società costruita su una reale autonomia e sicurezza. Mentre il mondo osserva con orrore come Israele continui impunemente la sua campagna di sterminio sappiamo che il nostro movimento può mettere fine a questa guerra e costruire un fronte per il futuro. I nostri organizzatori sul campo stanno lavorando per raccogliere l'energia vitale nelle strade di Tel Aviv e Gerusalemme, trasformando i singoli individui che si rifiutano di combattere in un collettivo organizzato con il potere di affrontare il Governo criminale e l’establishment militare».

Sergey Balovin: il dissenso impossibile in Russi

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A seguire la testimonianza del dissidente Sergey Balovin: «Quando mi chiedono da dove vengo, di solito rispondo che mia madre è russa e mio padre ucraino. Mio padre non ha mai vissuto con noi; io sono cresciuto in Russia e ho un passaporto russo. Lo dico chiaramente per evitare fraintendimenti: non provo alcun orgoglio nell’essere russo. Al contrario, provo vergogna per quello che sta facendo il mio Paese. Non ho mai votato per Putin. Anzi, non ho mai votato in Russia. Forse anche questo rappresenta una parte della mia responsabilità per ciò che sta accadendo. Fino al 2010 non mi interessavo di politica, ma dopo aver lasciato la Russia ho iniziato a vedere il mio Paese in modo diverso. Non era il risultato della propaganda occidentale: non guardavo le TV né leggevo giornali occidentali. Piuttosto ho iniziato a leggere blogger indipendenti, che erano apparsi quando Putin aveva iniziato a distruggere i media liberi. Dal 2010 non ho più vissuto stabilmente in Russia e dal 2022 non ci sono più tornato; probabilmente non potrò farlo per molti anni. La ragione principale per cui non torno è che non so se riuscirò mai a perdonare chi sostiene questa guerra. Non si tratta solo di Putin, ma di una mentalità diffusa, radicata nella storia della Russia da decenni, e forse da secoli, al di là di chi sia al potere. A marzo sono arrivati presso la nostra residenza i primi rifugiati ucraini, accompagnati da alcuni russi fuggiti subito dopo l’invasione. Erano contro la guerra, ma tutto ciò che potevano fare era andarsene. Anch’io avevo lasciato la Russia da giovane per evitare il servizio militare obbligatorio, sapendo di non voler morire inutilmente in guerre assurde nate dalla mentalità imperiale del governo. Abbiamo cercato di accogliere gli ucraini con calore e solidarietà. Cucinavamo insieme, mangiavamo attorno allo stesso tavolo e la gente del posto portava vestiti e cibo. Lentamente, la paura lasciava spazio ai sorrisi. Lavorare insieme, tagliare la legna, coltivare l’orto, costruire qualcosa, ci ha dato forza e speranza».  

Pauline e il suo amore in Ucraina
Anna,
 studentessa del Campus Leonardo da Vinci di Umbertide ha letto le parole di Pauline«Sono originaria del Belgio… Ho dei parenti in Ucraina, dove amavo soggiornare per la semplicità della vita in campagna, la gentilezza della gente e l'energia che aveva permesso al Paese di raggiungere l'indipendenza. Quando le bombe hanno iniziato a cadere sulle città che avevo conosciuto da bambina, non mi sono rassegnata a sentirmi impotente ed ho scelto di collaborare a due progetti umanitari che mi hanno portato nei famigerati villaggi di Bucha e Irpin, a Kiev e nella città martire di Kharkiv. Ogni volta che trascorro del tempo in Ucraina, resto incantata dalla resilienza di alcuni di questi luoghi, che hanno visto bombardamenti, distruzione e i più efferati crimini di guerra, ma che ancora prosperano grazie all'energia e all'amore che la gente del posto prova per le proprie città. Ora vado in Ucraina ogni sei settimane circa. Lì ho incontrato l'uomo che amo. Non può lasciare il suo Paese, bloccato a vent'anni in un territorio devastato a causa di una guerra che non ha voluto lui. Le sue speranze e i suoi sogni sono andati in frantumi tre anni fa, così come il nostro diritto a vivere una relazione normale. So come suonano i missili poco prima di esplodere. So cosa si prova a svegliarsi nel cuore della notte dopo che le finestre della propria camera da letto sono state distrutte dalla forza di un'esplosione. Conosco la paura che si insinua quando l'intera casa trema e quando suona l'allerta aerea. Questa guerra è stata resa possibile dal rafforzamento, durato oltre 25 anni, di un violento regime autoritario in Russia. Alla luce di ciò, noi europei abbiamo una missione chiara. Non possiamo lasciare che le nostre democrazie svaniscano lentamente. Dobbiamo lottare con tutte le nostre forze contro il risorgere di tendenze autocratiche. Perché noi cittadini siamo davvero l'ultima difesa».

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Yurii Sheliazhenko: sostenete #ObjectWarCampaign
Gli organizzatori hanno detto quanto sia stato complicato trovare una voce ucraina che non chiedesse le armi ma che immaginasse e praticasse un modo diverso per difendere il proprio Paese. Enrico Paci ha, quindi,  dato voce ad una lettera di Yurii Sheliazhenkosegretario del Movimento Pacifista ucraino, che vive a Kiev dove è sotto accusa per i discorsi di pace che promuove nel proprio Paese: «Amici, grazie per il vostro impegno a favore della pace! È difficile sostenere la pace a causa delle repressioni nella Russia autocratica e persino nell'Ucraina relativamente democratica dopo l'invasione criminale di Putin. La guerra e il militarismo calpestano i nostri diritti umani, dobbiamo resistere, promuovere una visione di un mondo migliore senza guerre e il diritto umano all'obiezione di coscienza al servizio militare. Vi esorto a sostenere la Campagna #ObjectWarCampaigncoloro che si rifiutano di uccidere hanno frenato gli sforzi bellici e hanno posto fine alla sanguinosa guerra in Vietnam e vorrei che anche questo fosse un modo per porre fine pacificamente alla conquista russaVi invito anche a non concentrarvi sulle dispute politiche, sulle giustificazioni della violenza da parte di una o dell'altra partePer porre fine per sempre alla follia della guerra, dobbiamo imparare metodi efficaci di resistenza nonviolenta alla guerra e dobbiamo applicarli per fermare tutte le guerre: in Ucraina, in Medio Oriente, in Africa, in Asia. I movimenti per la pace dovrebbero concentrarsi sulla promozione della resistenza nonviolenta a tutte le guerre e a tutti gli arruolamenti, le tassazioni e gli inganni a scopo bellico. Attenzione più seria deve essere portata al sostegno e all'educazione alla resistenza nonviolenta nei Paesi in cui il governo ha cercato di estirpare qualsiasi movimento pacifista indipendente e di imporre alla società il delirio di una crudele ricerca della cosiddetta pace - in realtà l'opposto, una tranquilla obbedienza alla violenza - attraverso la forza militare. Abbiamo bisogno di una resistenza popolare nonviolenta a livello mondiale a tutte le guerre, alla politica militarista, all'economia militarista, ai media militaristi!».

Simone Mariotti: Brave to Rebuild in Ucrain
Simone Mariotti
 ha raccontato la sua esperienza in Ucraina:  «Sono stato in Ucraina nell’estate del 2023. Ogni mattina, dopo una notte spesso trascorsa per qualche ora nel bunker del palazzo, con le sirene a tenerci svegli, io e i miei due compagni di spedizione venivamo “smistati” a seconda degli interventi richiesti dall’organizzazione cui facevamo riferimento: Brave to Rebuild. Appena si esce dalla capitale, elegante, ricca di storia e di verde, che contrasta con i palazzoni in stile sovietico, si entra in una realtà fatta di macerie, una mostra degli orrori della guerra. Case bombardate, edifici fantasma, giardini delle abitazioni dove oramai si possono solo immaginare i bambini che giocavano con quel che rimane di altalene e giocattoli dell’infanziaQuesto era il nostro scopo giornaliero: raggiungere luoghi colpiti dalle bombe e rimuovere le macerie, così da dare la possibilità a chi ci abitava di ricostruire, e dare nuovo senso alla propria vita.  Una mattina ci viene assegnato un intervento in una zona pesantemente bombardata. Della casa rimaneva solo una parete ad angolo, quella della cucina, coperta da una porzione del tetto. Il resto era un cumulo di detriti. Ad aspettarci c’era il proprietario, un uomo di ottant’anni. È rimasto lì tutto il giorno a guardarci, in silenzio, piangendo e sorridendo ogni volta che incrociava i nostri sguardi. Al termine della giornata ci ha raccontato la sua tristissima storia segnata dalla violenza omicida e distruttività della guerra».

Sarah: vedere la morte a 11 anni
Chiara 
tesserata ANPI nella Sezione di Umbertide ha dato voce a Sarah: «Vengo dall'Egitto. Ho avuto la fortuna di crescere in un Paese ricco di storia, fascino e, per la maggior parte, pace. Ricordo di aver vissuto, da bambina, un tempo senza preoccupazioni per il domani… Poi, in seconda elementare, è cambiato tutto. Ho iniziato a sentire le parole "terrorismo" e "attacchi terroristici". Ho fatto la mia prima esercitazione antiterrorismo a scuola dopo un attacco a una scuola elementare al Cairo in cui morirono dei bambini... Poi arrivò la Prima Intifada in Palestina. Vidi in televisione il filmato di Mohamed al-Durrah che veniva ucciso a colpi di arma da fuoco tra le braccia di suo padre. Avevo 11 anni. Lui aveva più o meno la mia stessa età, forse meno. Non riuscivo a capire perché stesse succedendo questo! Ero addolorata, e così tutti intorno a me. Provavo tristezza, rabbia e confusione. Iniziai a capire che appena oltre il confine c'era una guerra. Che i palestinesi venivano uccisi semplicemente perché erano palestinesi. Che c'era stato un orribile massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila in Libano. Che persone, famiglie, bambini erano stati annientati…».

Era prevista anche la lettura di una testimonianza di Yousif J., ingegnere attivo in Sudan: non gli è stato possibile inviare lo scritto a causa dell’interruzione dei collegamenti internet a Port Sudan, la città dove si trova, a causa dei bombardamenti della guerra civile.

Fabio Barcaioli: riconosciamo lo Stato di Palestina
L’Assessore regionale all’istruzione,  welfare, politiche giovanili,  pace e cooperazione  Fabio Barcaioli
 ha ricordato come ci sia  un’Umbria che si sta mobilitando per la pace (Perugia, Gubbio Città della Pieve, Alto Tevere … ), soggiungendo:  «In un periodo in cui si punta a criminalizzare, identificare e schedare chi porta in piazza le bandiere palestinesi e chiede di cessare il fuoco, con 56 conflitti in corso nel modo, è oggi necessario che la politica torni a parlare di pace, mentre l’Europa punta al  riarmo e sembra aver rinunciato alla diplomazia. In questi ultimi mesi l’Occidente ha perso l’onore a GazaIl governo nazionale resta vergognosamente silente sul genocidio in corso,  mentre il 13 marzo scorso l’Assemblea legislativa dell’Umbria ha approvato una mozione che promuove il riconoscimento dello Stato di Palestina, sostiene iniziative di cooperazione internazionale per favorire la pace, fornire assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, e chiede al Governo italiano di esprimersi in proposito. La mozione è passata  con i soli voti della maggioranza, i consiglieri di minoranza hanno scelto di non partecipare al voto.  Auspico che tutti i Comuni umbri approvino mozioni simili».

Federico Rondoni: diritti negati e diseguaglianze in crescita
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Tra gli amministratori e consiglieri comunali presenti all’evento è intervenuto
 Federico Rondoni, consigliere di minoranza ad Umbertide, il quale, nel denunciare un sistema che alimenta divisioni e paure per imporre la sua agenda securitaria, ha sottolineato l’importanza per i cittadini di «riprendersi gli spazi pubblici, tornare a guardarsi negli occhi, discutere di persona» in manifestazioni come questa.

Rondoni ha, poi, tracciato un parallelo tra i drammi del passato e le sfide attuali: «Quella che chiamiamo pace oggi è spesso solo l'assenza formale di guerra. I giovani nati in questo secolo non hanno mai conosciuto un mondo veramente in pace. Non ci può essere vera pace senza giustizia sociale. Quando i diritti fondamentali vengono negati, quando crescono le disuguaglianze, stiamo solo preparando il terreno per nuovi conflitti». Particolarmente critico il suo giudizio sull'Unione europea attuale: «L'Europa nata dalle ceneri della guerra aveva una missione precisa: unire i popoli, garantire prosperità condivisa. Oggi sta tradendo questa missione, assecondando gli interessi di pochi. (…) Il sistema attuale è in crisi, e lo sa. Può provare a prolungare la sua agonia puntando su divisioni e guerre, ma la storia ci insegna che alla fine saranno i popoli uniti a sconfiggerlo».

Botta e risposta: le acciaierie di Terni e la guerra
Lo spazio finale degli interventi non programmati, riservati al pubblico, 
ha visto la testimonianza su Gaza di un rappresentante di Amnesty International e l’intervento di Luciano Neri, il quale,  riferendosi  a  recenti dichiarazioni del Ministro  Adolfo Urso, ha  affermato: «Le acciaierie di Terni saranno riconvertite per fini militari, produrranno cannoni e quant’altro, 560 milioni di euro verranno investiti dall’azienda  entro il 2028 e 70 milioni di euro saranno elargiti a fondo perduto dal MIMIT; ... mi chiedo perché da parte della Regione Umbria non ci siano state smentite rispetto alla dichiarazione riportata dai giornali.

«Noi stiamo preparando una manifestazione a livello nazionale fondata sulla battaglia contro il riarmo, perché con l’economia di guerra che si sta prospettando (il 2.5 per cento del PIL destinato alla difesa) non ci sarà spazio per Sanità, welfare, democrazia...». 

Questa la replica dell’Assessore regionale Barcaioli: «L’AST produce acciaio, non armamenti, non c’è alcuna riconversione in corso, a Terni non si produrranno carri armati, l’accordo era stato preceduto da una richiesta che l’Azienda continui la sua produzione in Umbria fornendo garanzie occupazionali (e non se ne vada in Germania). Poi il Ministro Urso ha detto che l’acciaio resta centrale in Italia, considerato anche che l’Europa va verso un investimento sul riarmo… Una posizione che io non condivido, in quanto auspico un mondo che vada in un’altra direzione e comunque al piano Von der Leyen non sta aderendo nessuno, anche per via della consapevolezza che sarebbe necessario indebitarsi e che questo comporterebbe una macelleria sociale!  Resta il rischio, in mancanza di un dibattito approfondito sulle proposte di riarmo europeo, di una nefasta militarizzazione dell’industria».

 

Associazioni che hanno aderito alla manifestazione del 9 maggio 2025

Caritas Diocesana, Città di Castello

Ospedale da Campo, Città di Castello

Scuola diocesana di formazione "Cesare Pagani", Città di Castello

Associazione Culturale CapoTrave Kilowatt APS, Sansepolcro

Corale Marietta Alboni, Città di Castello

Associazione Zuki onlus, San Giustino

Associazione cultura della pace, Sansepolcro

Anghiari Centro Studi, Anghiari

Centro Studi Mario Pancrazi, Sansepolcro

Associazione Mea Revolutionae, Anghiari

Associazione La Boteguita Fair Trade, Città di Castello

Il Crocevia cooperativa sociale onlus impresa sociale, Città di Castello

Fondazione Archeologia Arborea, Città di Castello

Tipografia Grifani Donati, Città di Castello

Associazione Caratteri dal 1799, Città di Castello

Archivio Storico Libreria editrice Paci La Tifernate e Casa editrice Il Solco APS, Città di Castello Associazione la strada, Medicina (Bologna)

Tamat Ong Ets, Perugia

Associazione Il Fondino APS, Città di Castello

ANPI sezioni di: Città di Castello, Pietralunga, San Giustino e Citerna, Sansepolcro

 

SPI CGIL  Alto Tevere

CGIL Camera del lavoro Territoriale Perugia
 

Sindaci e Consigli comunali invitati

Città di Castello, San Giustino, Umbertide, Montone, Pietralunga, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Citerna, Sansepolcro, Anghiari, Monterchi


Associazione L'Altrapagina APS
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06012 Città di Castello (PG)
Responsabile: Antonio Guerrini
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