La vittoria di Stefania Proietti alle elezioni regionali in Umbria può contribuire ad un cambio di passo nelle trasformazioni che toccano anche l’Umbria a patto che si tenga conto del quadro in cui è stata eletta presidente della Giunta regionale.
Se andiamo a guardare i numeri c’è un dato poco rassicurante: è stata eletta con 180mila preferenze, nel 2010 la Marini ne ottenne 260mila (80mila voti in meno non sono da trascurare).
La coalizione risulta a “trazione” Pd che ottiene 9 seggi grazie al premio maggioritario: altrimenti sarebbero stati 7. È l’unico partito a potersi dire vittorioso con il 32 per cento dei voti). Tutto il resto appare come contorno: molto male vanno i 5stelle che continuano a soffrire di un’inarrestabile emorragia di voti e si fermano a un modesto 4.7 per cento che in termini assoluti significa poco più di 13mila voti. Questa quantità di voti qualche tornata elettorale fa, con affluenze più elevate, avrebbe significato meno del 3 per cento. Fa impressione la differenza rispetto ai, pur poco rassicuranti, sondaggi nazionali che davano al movimento 5Stelle intorno al 10 per cento.
Scarsa soddisfazione per Avs che si ferma a uno scarno 4.3 per cento, a fronte di sondaggi e risultati europei che facevano immaginare ai dirigenti di Sinistra e Verdi risultati tra il 6 e 7 per cento. Particolarmente deludente la situazione a Città di Castello e Altotevere (2.7 per cento).
Per quanto riguarda il centrodestra, va malissimo la Lega che passa in cinque anni dal 37 per cento al 7.7 per cento, da otto consiglieri a uno. È la vera sconfitta di questa tornata elettorale, considerando che la candidata presidente uscente Tesei proprio da quel mondo proviene.
Meglio, ma non abbastanza per recuperare il crollo leghista, Fdi e Forza Italia, supportata da uno straordinario risultato dell’ex sindaco di Perugia, Andrea Romizi (oltre 10mila preferenze).
Per quanto riguarda i candidati dell’Altotevere le cose non sono andate affatto bene. Escono da Palazzo Cesaroni i leghisti Valerio Mancini (solo ottavo nella sua lista, nonostante gli incarichi collezionati) e Manuela Puletti (solo quarta). Male va anche Michele Bettarelli che giunge decimo e non viene rieletto, segnando una grave sconfitta per il Pd locale.
Clamorosamente non viene eletto l’ex vicesindaco (per 10 anni), ex sindaco (per altri 10 anni), ex presidente della Provincia ed attuale presidente del Consiglio comunale, Luciano Bacchetta. Le sue modeste 965 preferenze lo fanno arrivare secondo in una lista che comunque, con il suo 2.3 per cento non elegge alcun consigliere. Resta confinata a livello locale la sua propensione alla politica per professione.
Un po’ meglio va la battagliera Emanuela Arcaleni, che porta al 7,4% il Movimento 5 Stelle a Città di Castello, migliore risultato in ambito comunale: ma non abbastanza per farle fare il salto nei consensi, nonostante sia stata la più votata della sua lista nell’intera provincia di Perugia . Le sue 1.136 preferenze la collocano al terzo posto in una lista dove non esistono campioni di preferenze. Anzi: sarà utile una riflessione su come non sia stato possibile mettere assieme almeno 1.500 preferenze, obiettivo minimo per chi aspiri a un seggio consiliare a Palazzo Cesaroni.
Male va un po’ tutto il comprensorio tifernate: tra le 28 candidature espresse solo la sindaca di Monte Santa Maria Tiberina, Letizia Michelini, viene eletta consigliera all’Assemblea legislativa dell’Umbria. Resta fuori anche l’ex sindaco di San Giustino Paolo Fratini.
Alessandro Alunno (alleanza Verdi Sinistra) che non va oltre 159 preferenze. Così come Anna Lisa Mierla e Luciana Veschi (entrambe Fdi) che restano lontanissime dalla zona elezioni. Non sfonda Roberta Giorni (Lista Tesei) che finisce per portare voti solo per fare eleggere Nilo Arcudi.
Simone Cumbo, nella lista di Comunisti e Potere al Popolo ottiene 9 preferenze.
Di: Redazione Altrapagina.it