I migranti: un carico residuale

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Dossier

silvia romano2

Siamo così concentrati sulla guerra in Ucraina che abbiamo perso di vista quello che succede alle porte di casa, dove migliaia di esseri umani vengono violentati, torturati e uccisi nell’indifferenza generale.

C’è voluto un dossier dell’Onu molto circostanziato con testimonianze, documenti, persino foto satellitari, per descrivere quello che succede nei campi profughi libici. «Non riportateci indietro, hanno implorato alcuni profughi soccorsi dalle organizzazioni umanitarie, lì abbiamo vissuto l’inferno». È sconvolgente la donna ivoriana di 40 anni: «Mi hanno fatto di tutto, e alcuni uomini mi violentavano filmando la scena. Sono maledetta, ha concluso traumatizzata la profuga». O il ragazzo diciannovenne torturato e abusato che per sfuggire agli aguzzini si è messo una corda al collo e si è lasciato andare. Sofferenze indicibili di cui si perde persino la memoria.

Il grande “gioco libico” si è allargato in maniera trasversale e va dal traffico di esseri umani a quello delle armi, da quello della droga al contrabbando di petrolio, in un intreccio internazionale che dalla Libia giunge in Europa attraverso Malta e l’Italia. «Tra il 2017 e il 2021, le autorità italiane hanno fornito alla Guardia costiera libica un sostegno cruciale per intercettare i migranti in mare e riportarli in Libia nei centri di detenzione». Ci ha pensato un pool di giuristi internazionali che ha richiesto alla Corte dell’Aia di ricostruire la filiera della tortura subita dai migranti. Un silenzio complice di cui sappiamo troppo poco.

 

di Achille Rossi