Dossier. L'africa insanguinata

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Dossier.

silvia romano2

Ci sono pagine di storia che non dovremmo dimenticare, abbacinati come siamo dai progressi della tecnologia, e quello che abbiamo perpetrato nei confronti di altri mondi culturali. Il colonialismo europeo in cinque secoli ha devastato un continente a ha ridotto l’Africa a un agnello sacrificale da cui estrarre ricchezze, risorse e persone a buon mercato. Un atteggiamento predatorio contrassegnato da una insaziabile voglia di materie prime e di denaro.

Nella Repubblica Democratica del Congo la gente viene violentata e uccisa, ma gli affari prosperano e le multinazionali impiegano persino i bambini per estrarre il coltan adoperato dalle nuove tecnologie. Ma sono risorse sporche di sangue: le storie di donne abusate in Centro Africa sono sconvolgenti e raggiungono una crudeltà animalesca: tenute come ostaggi sessuali venivano stuprate sistematicamente ogni giorno. Una violenza indescrivibile che ha fatto loro ripercorrere l’incubo in cui sono sprofondate.

Il Sud Sudan è afflitto da due enormi problemi: la povertà della popolazione e le lotte tribali tra varie etnie per il controllo della terra, dell’acqua, del bestiame. Questo Paese ha bisogno di riconciliazione e di una nuova visione del bene comune. Lo stesso accade in Etiopia che è appena uscita da una guerra durata due anni con 200 mila morti e 2 milioni di rifugiati. Chi ha parlato di genocidio in Tigray non è lontano dal vero, perché la guerra ha distrutto tutte le strutture pubbliche, dalle scuole agli ospedali, e parecchi tigrini sono fuggiti in Sudan. Il vero problema è la presenza degli eritrei che non vogliono uscire dal Paese e si considerano come una forza di occupazione.

Eppure, nonostante tutte queste piaghe, è un continente giovane, che può offrire a una Europa invecchiata e stanca una spinta nuova purché  la smetta di costruire muri e barriere. Altrimenti sarebbe solo il suo collasso finale.

Di Achille Rossi