L'artista mite

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Personaggi. La scomparsa di Angiolo Pieroni, collaboratore de l'altrapagina.

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L’ultima volta che siamo andati a trovarlo assieme a Dino Marinelli non riusciva a parlare Angiolo Pieroni, ma con il braccio faceva dei movimenti sospesi nell’aria come se stesse dipingendo. Per lui il gesto pittorico era un fatto naturale che lo ha accompagnato per tutta la sua lunga vita. Una ispirazione innata coltivata nei vicoli di San Giacomo e della città, il suo palcoscenico preferito per ritrarre ora scorci di vicoli, di piazze, di palazzi o volti. I tetti dipinti nei suoi quadri sono quelli di San Giacomo, visioni di pura poesia dove la luce è l’elemento dominante, rappresentati uno di fronte all’altro, sovrapposti, quasi colti in una permanente e intensa comunicazione estetica, come i sangiacomini che, alla loro ombra, animavano i vicoli.

La pulizia del suo tratto risaltava soprattutto nelle chine, tecnica da lui privilegiata soprattutto per rappresentare gli scorci della città. In esse, la forma e la pulizia del tratto sono la pura espressione della sua personalità, non solo artistica ma anche umana. È stato un artista alla continua ricerca della perfezione, capace di spaziare in ogni forma espressiva. Da piccolo disegnava su tutto: fogli di carta gettati, parti di pagine non utilizzate, ma non disdegnava di disegnare sui muri ovunque trovasse uno spazio libero per dare sfogo alla sua ispirazione interiore.

Per l’altrapagina è stato un collaboratore prezioso, puntuale, illustratore degli articoli di Dino Marinelli che arricchiva col suo tocco magico. Dice Dino Marinelli che il successo dei suoi libri deve molto all’apporto di Angiolo Pieroni e di Ubaldo Mariucci, Baldino; con la loro arte hanno saputo esaltare i suoi racconti. Angiolo si è speso per tutti con una disponibilità impareggiabile. Chiunque gli chiedesse un suo contributo non si sottraeva, sia che fossero associazioni, editori, giornali o istituzioni. Non gli interessava alcun riconoscimento, solo di essere citato e di vedere i suoi lavori pubblicati e apprezzati. Nel suo lungo percorso formativo non ha disdegnato il fumetto, i giornali di moda, la scrittura calligrafica, tutto quello che in l artista mite altrapagina marzo 2023 3estrema sintesi ha bisogno di essere comunicato. La sua produzione artistica è stata dunque corposa e intensa, accumulata e custodita con cura “religiosa” dalla moglie Assunta, dai figli Grazia e Giovanni che lo hanno accompagnato e custodito, quasi venerato. I saldi legami familiari sono stati la sua forza, la condizione che gli ha consentito di potersi dedicare con totale dedizione al lavoro e contemporaneamente alla sua arte.

Angiolo Pieroni fa parte di quella lunga schiera di artisti tifernati cresciuti nel primo dopoguerra in questa città. Oltre Burri, quella scuola ha dato vita a veri e propri talenti, e tra questi c’era anche Angiolo. Se dalla città ha ricevuto, alla città ha restituito tutta la sua produzione artistica, che piano piano ha varcato i confini comunali per affermarsi ufficialmente anche all’Accademia d’Arte di Perugia. Lì fu chiamato a spiegare e rappresentare il suo modo di dipingere, soprattutto la china. «Per me che non ho potuto frequentare l’Accademia è stato un sogno… Sapere che una mia opera si trova lì mi riempie di gioia», mi ha confessato una volta. Questa era la sua umanità, una umiltà disarmante. Si stupiva dello stupore dei visitatori alle sue mostre a Roma, a Ferrara e ovunque gli capitasse di esporre i suoi lavori. Angiolo Pieroni è stato un testimone di quella castellanità buona, accogliente, generosa che ci sforziamo di coltivare e preservare dall’incedere imperioso di una modernità omologante e spersonalizzante. ◘

Redazione