Giovedì, 14 Novembre 2024

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Criminalità in Umbria

Criminalità. Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata: un “ponte” tra istituzioni e società civile per contrastare le mafie. Intervista a Walter Cardinali Presidente dell'Associazione.

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Tre anni di vita per l’Osservatorio regionale sulla criminalità organizzata e l’illegalità: un organismo previsto dalla legge regionale 16/2012 che, dopo una prima fase in cui ha funzionato come struttura di studio sul fenomeno, ha ripreso un nuovo passo nel 2020.

Al netto dei rallentamenti imposti dalla pandemia un tempo sufficiente per un primo bilancio di questo presidio sociale antimafia dalla natura ibrida: istituzionale in quanto previsto da una legge regionale dell’Umbria che esprime due componenti che siedono anche nell’Assemblea legislativa; partecipativo perché aperto a tutte le componenti organizzate della società civile: associazioni di volontariato, di categoria, sindacati, mondo della cooperazione. È presieduta da Walter Cardinali, figura storica del movimento antimafioso in Umbria, che ha coordinato Libera Umbria dal 2005  al 2021 ed è attualmente il Presidente regionale della stessa associazione. Con Cardinali ricostruiamo a grandi linee le dinamiche dell’insediamento in Umbria delle varie componenti della criminalità organizzata di origine italiana.

L’Umbria è stata scelta dalla criminalità organizzata fin dagli anni ‘80 del secolo scorso come territorio di rifugio: luogo dove i “perdenti” delle varie faide cercavano di sfuggire ai propri avversari o i latitanti in fuga tentavano di far perdere le proprie tracce agli investigatori. Qual è stata la dinamica di questi primi insediamenti?

«In realtà i primi insediamenti di n’dranghetisti in Umbria si sono avuti nei primi anni ‘70, ai tempi del famigerato “confino” quando, per evitare carneficine, vennero spostate mogli e figli della famiglia dei Facchineri nell’Alta valle del Tevere. Dopo qualche tempo ci si è accorti che le “signore” si erano organizzate per riprodurre gli stessi fenomeni sul nostro territorio».

Quando sono emersi i primi segnali di questa espansione e chi si è accorto per primo di ciò che stava accadendo?

«I primi segnali evidenti di infiltrazione e acquisizioni economiche risalgono agli anni 90 primi 2000».

È vero che l’opinione pubblica ha tardato parecchio ad accorgersi di questa progressivo allargamento?

«Purtroppo l’opinione pubblica in generale, stenta molto a prendere atto di una realtà che è sotto gli occhi di tutti. Basta guardare ai processi “Quarto passo” ed “Infectia” in cui sono coinvolti decine di imputati che hanno operato in quegli anni e nel decennio successivo nella nostra Regione. Un ritardo derivante da un problema culturale: viviamo in un territorio in cui fenomeni di questo tipo non si erano mai visti e la popolazione stenta a rendersene conto».

Quali aree geografiche e quali settori economici si sono manifestati più permeabili all’infiltrazione mafiosa?

«A macchia di leopardo, ma un po’ in tutta la Regione ci sono stati e ci sono fenomeni di acquisizione di beni immobili e commerciali da parte delle mafie. Qui da noi è presente principalmente la n’drangheta; anche la camorra e la mafia siciliana hanno compiuto operazioni economiche su vari  territori.

I settori più permeabili sono quelli classici dell’edilizia, delle attività commerciali e dell’agricoltura di pregio, che è un fiore all’occhiello dell’Umbria. Un’attività che si intensifica soprattutto in periodi di crisi come questi, in cui è complicato per gli operatori rifiutare offerte generose da parte di chi possiede soldi “freschi” e contanti».

Le amministrazioni locali hanno dato segnali di consapevolezza sul pericolo costituito dalla presenza della criminalità organizzata?

criminalita in umbria altrapagina mese dicembre 2022 4«Per quanto concerne le amministrazioni locali, c’è una oggettiva non corrispondenza tra ciò che viene sbandierato e accolto sempre con grande disponibilità quando chiediamo vigilanza e pubblicità di pratiche trasparenti e che non consentano movimenti illegali, e conseguenti azioni concrete. Per esempio, chiediamo alle stesse un continuo monitoraggio di tutte le attività commerciali e soprattutto la trasparenza negli appalti pubblici».

Spesso la giustificazione per l’immobilismo dei poteri locali è giustificato con l’assenza di normative, di regole, di mezzi: è accettabile un atteggiamento del genere o si tratta, invece, di assenza di consapevolezza e cultura?

«Dire che non esistano norme e regole è semplicemente falso, si tratta invece di “pigrizia” o di scarsa consapevolezza della gravità dei fenomeni».

In più occasioni sono emerse tracce di un forte intreccio tra mafie italiane e reti dello spaccio di stupefacenti grazie a pusher di altre mafie con radici in altri Paesi e continenti: è fondata un’ipotesi del genere?

«Il traffico di droga, fatto acclarato, è totalmente in mano alle mafie, che dallo stesso traggono quantità enormi di denaro; per lo spaccio locale vengono utilizzati pusher la cui provenienza, provata da intercettazioni telefoniche e indagini, è soprattutto nordafricana e magrebina».

L’Osservatorio sulle infiltrazioni della criminalità organizzata è stato pensato come un potenziale “laboratorio” attorno a cui sono chiamate a dare il proprio contributo istituzioni e società civile: l’intuizione si è tradotta in realtà? In quali campi?

«L’Osservatorio è un “cantiere” di lavoro e di idee composto da 14 realtà, che rappresentano lo spaccato della società a 360°, che ha dato al momento risultati a fasi alterne.

Come spesso accade, quando si cerca di allargare al massimo la platea, non tutti rispondono nella maniera sperata, ma a circa a metà del percorso che ci siamo prefissati, possiamo essere soddisfatti per alcuni obiettivi raggiunti e altri che sono in fase di conclusione».

L’azione di contrasto delle infiltrazioni ha, da una parte, la sponda “istituzionale” costituita da magistratura e forze di polizia; dall’altra quella della società civile: gestione dei beni confiscati, lotta alle dipendenze e alla ludopatia, sensibilizzazione delle giovani generazioni, vigilanza nelle zone della ricostruzione post-terremoto. Quali bilanci si possono trarre per ciascuna di queste voci?

«Ciascuna voce che tu prendi in considerazione, è stata trattata dall’Osservatorio con risultati in genere abbastanza soddisfacenti, ma alcune cose vanno ulteriormente approfondite e riaffrontate.

Per quanto concerne i beni confiscati, le due situazioni più interessanti, vedi Pietralunga ed Acquasparta, sono in fase di completamento. La prima, finalmente con l’assegnazione alla cooperativa che gestirà il bene confiscato alla n’drangheta, e  il secondo, la palazzina nel centro storico di Acquasparta, confiscata alla mafia e che vedrà la sua ristrutturazione e assegnazione di 6 mini appartamenti a giovani coppie.

Abbiamo posto un occhio sulla ricostruzione post terremoto a Norcia un anno fa, incontrando le associazioni e istituzioni locali e lo stesso argomento sarà riaffrontato nella prossima trasferta dell’Osservatorio a Norcia, già in programma per i primi mesi del 2023.

criminalita in umbria altrapagina mese dicembre 2022 5Per quanto riguarda la lotta alle dipendenze e la ludopatia, è stata argomento dell’ultimo incontro dell’Osservatorio e si è stabilito di verificare l’attuazione della legge regionale del 21 Novembre 2014 perché era una legge molto avanzata, ma di cui va verificata la reale attuazione.

Altro tema non trascurabile la sensibilizzazione delle giovani generazioni: si tratta di uno snodo fondamentale, è l’unica possibilità che abbiamo per evitare un futuro in cui non ci sia più l’esigenza della “alfabetizzazione” su temi così importanti».

La vicenda di Barbara Corvi ha assorbito molte energie dell’Osservatorio in questo ultimo anno: si può sperare che finalmente emerga la verità sulla sua scomparsa?

«In merito alla vicenda Barbara Corvi, è vero, l’Osservatorio ha impiegato tantissimo tempo ed energie, ma fin dal primo momento abbiamo deciso di mettere al primo posto del nostro programma la vicinanza alla famiglia e per dare una mano, chiaramente ognuno per il proprio ambito, agli organi inquirenti ed alla Procura di Terni.

La vicenda è a uno snodo decisivo, dopo la proroga di 6 mesi concessa alla Procura, a inizio anno, capiremo gli sviluppi. Nel frattempo abbiamo cercato con tutti i mezzi (seduta straordinaria dell’Osservatorio nella sala consiliare del comune di Amelia, e lettere mensili spedite a Barbara) di tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica su un caso così drammatico. Comunque vadano le cose, resta l’impegno dell’Osservatorio a chiedere verità e giustizia per Barbara Corvi e soprattutto la vicinanza, in tutti i modi possibili, alla sua splendida famiglia». ◘

Intervita Redazionale


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