Chi si prende cura degli anziani?

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SANITÀ. Inchiesta parte seconda.

silvia romano2

La previsione si è puntualmente verificata. Avevamo illustrato qualche mese fa lo stato di disagio dei servizi assistenziali alle persone anziane: residenze servite, residenze protette, Rsa, assistenza domiciliare…, tutte sature di utenti e impossibilitate a far fronte a ulteriori richieste. A testimonianza che il panorama dei servizi per gli anziani è ampio e complesso, ma insufficiente. Il Covid ha complicato ulteriormente la situazione. Lo stato di indebitamento della Sanità regionale (circa 200 milioni di euro, la cifra precisa nessuno prova a dirla), non consente alla Regione di pagare il 50% della quota sanitaria spettante agli ospiti ricoverati nelle residenze protette: Muzi Betti di Città di Castello e G. Balducci di Umbertide. In queste strutture sono ricoverate persone anziane non autosufficienti, ossia coloro che non essendo più in grado di provvedere a se stesse, hanno prevalentemente bisogno di assistenza sanitaria. Si tratta di strutture a lunga degenza, molto costose e drammaticamente insufficienti per far fronte a previsioni di invecchiamento e cronicizzazione della popolazione anziana. Le due menzionate strutture hanno ottenuto il convenzionamento da parte della Regione, pertanto ogni ricoverato deve pagare solo il 50% della retta, circa 1.500 euro, mentre l’altro 50% lo paga la Regione. Essendo rimasta la coperta molto corta, da tempo la Regione non versa la cifra di sua competenza, per cui queste strutture non possono più ricevere ospiti se non coloro che pagano interamente la retta di tasca propria, circa 2800/3000 euro.

Così si è creata una situazione a dir poco assurda: le famiglie che non possono pagare l’intera retta, sono costrette a tenere a casa i propri cari bisognosi di assistenza sanitaria; le residenze servite (le cosiddette case di riposo) hanno degenti entrati nelle strutture da autosufficienti, che, diventati nel tempo non autosufficienti, non possono essere trasferiti alla Muzi Betti o alla Balducci; lo stesso servizio di Assistenza domiciliare integrata della Asl è costretto a moltiplicare le prestazioni sia a casa sia presso le residenze servite. Quindi si è creato un tappo che  non consente al sistema di ricevere anziani, neanche autosufficienti, in entrata perché il trasferimento nelle strutture di lungadegenza è bloccato.  Così le liste d’attesa si stanno allungando e il disagio delle famiglie che non reggono più il peso dell’assistenza aumenta. Un avvitamento che vede da una parte le residenze servite al limite della capienza e sopportabilità, mentre le strutture di lungodegenza convenzionate sono semivuote (Muzi Betti ha 60/70 posti coperti su una potenzialità di 90), perché sono pochissimi quelli che possono pagare interamente la quota con propri fondi. La situazione rischia di diventare esplosiva, se gli amministratori pubblici non hanno ben chiaro il panorama della situazione e non sollecitano risposte adeguate da parte delle istituzioni preposte. Morale della favola, il Covid ha messo a tappeto l’intero comparto sanitario, ma chi ne fa maggiormente le spese sono sempre i più deboli: gli anziani.

di Antonio Guerrini