Giovedì, 28 Marzo 2024

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Vicino al collasso

Sanità Inchiesta.

silvia romano2

A dicembre 2020 la rivista “Internazionale” aveva dedicato un lungo articolo alla Sanità umbra il cui incipit era questo: «Per capire davvero l’Umbria bisogna partire dalla geografia. Costituita per il 70 per cento da colline e per il 30 per cento da rilievi montuosi, la Regione non ha un solo angolo di pianura e conta solo due capoluoghi (Perugia e Terni), nessuna autostrada, una rete ferroviaria minimale, un aeroporto con tre destinazioni, poche industrie. Non c’è nemmeno l’Ikea. È un pezzo d’Italia di cui mai nessuno si ricorda, di cui raramente si sente parlare a un tg nazionale. Tanto che alle ultime elezioni amministrative i leghisti si sono confusi e hanno riempito le strade di Urbino, nelle Marche, con manifesti elettorali per l’Umbria…». Quella dei leghisti non è una “dotta ignoranza”, come sosteneva un valente filosofo umanista Niccolò Cusano, che peraltro morì a Todi e quindi conosceva bene questa parte d’Italia, ma crassa superficialità che, tuttavia, non ha loro impedito di vincere le elezioni e di sottrarre alla Sinistra una Regione che amministrava da 70 anni, dopo aver fatto di tutto per farla regredire a standard simili a quelli di Regioni del sud Italia per eccesso di potere. Cosa che l’ha trasformata in pochi anni dal bel cigno che era in brutto anatroccolo a causa di sanitopoli, concorsopoli e baronie, favorendo l’ascesa della Destra. “Fino a 15 anni fa eravamo al passo con l’Emilia-Romagna e la Toscana – dice Fabrizio Stracci, epidemiologo, docente di sanità pubblica all’università di Perugia, nello stesso articolo –, Regioni con le quali dialogavamo, adesso a causa dei tagli alla sanità pubblica, alle scarse assunzioni e alla cattiva organizzazione si è inceppato qualcosa, e il sistema è in grave difficoltà”». Ma il male è la mancanza endemica di personale: «Mancano infermieri, dottori, tecnici, continua ancora l’articolo… In questi giorni sono usciti i resoconti della Corte dei Conti sulle assunzioni fatte per potenziare le risorse umane. A fine ottobre in Italia sono stati assunti 7.650 medici, 16.500 infermieri e 12.115 altri operatori sanitari. In Umbria sono state fatte solo 19 assunzioni di personale sanitario a tempo indeterminato (contro le quasi tremila della Toscana)…».

Altre Aziende e Regioni italiane hanno affrontato così questo problema: «La Regione Calabria ha siglato un accordo con Cuba per l’invio di 500 medici; la Regione Puglia cerca di acquisire 100 medici dall’Albania, mentre la Regione Veneto ne ha richiesti 250 dall’Ucraina».

In Sardegna e in Emilia Romagna si ricorre a medici “a gettone”, detti turnisti, termine derivato dal fatto che sono chiamati per coprire i turni scoperti; ciò avviene con l’intermediazione di società di ingaggio, quali cooperative costituite ad hoc: la società prende 900-1.000 euro per un turno di guardia, di cui almeno 700 arrivano al turnista...” (ciò consente ai medici un guadagno tra 10/15 mila euro netti al mese [ndr]); si è arrivati a utilizzare per “il Pronto Soccorso, e a caro prezzo, un medico senza specializzazione, non richiedendogli qualche forma di preliminare conoscenza dell’ambiente in cui presterà servizio, delle linee guida e procedure in atto in quel Pronto soccorso, dei collegi con cui lavorerà, della localizzazione dei farmaci e dei presidi di emergenza”. In Lombardia, considerata la Regione più avanzata, sotto più profili (occupazionali, economici, strutturali) «pare essere alla “frutta”! Ha ormai oltre mille aree prive di un medico di Medicina generale e di un Pediatra di Libera scelta. Che può fare? Decide di aumentare il massimale, portandolo da 1.500 a 1.800 pazienti e di creare Ambulatori medici temporanei (AMT) aperti nei giorni feriali ai cittadini cui non è possibile assegnare un medico…».

Ormai la Sanità pubblica è sotto attacco della Sanità privata ovunque, e l’Umbria non fa eccezione. Un processo inarrestabile che porterà, se non  si riuscirà a invertire la rotta, al suo collasso prossimo venturo. ◘

di Antonio Guerrini


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