Sabato, 12 Ottobre 2024

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Dopo il voto utile verso il voto inutile

Elezioni in Regione. Le indicazioni uscite dalle urne non sembrano avvalorare alcuna realistica possibilità di cambiamento capace di arrestare la discesa verso il baratro della Sinistra.

silvia romano2

Le elezioni del 25 settembre hanno prodotto un cambiamento strutturale nell’assetto di governo del paese. La Destra, dalle fondamenta fasciste e ispirata al trittico reazionario Dio, patria, famiglia, forte di una vittoria straordinaria che ha permesso al partito Fratelli d’Italia di passare dal 4% al 26%, ha creato le condizioni perché alla fine sia l’Italia il primo Paese europeo a realizzare la svolta sovranista, identitaria.

I conservatori nazionalpopolari scettici dell’Unione europea e con una forte identità nazionale, alla fine sono andati al governo in un grande paese fondatore, realizzando ciò che più volte si è sventato. È molto probabile che la novità italiana rafforzerà tale tendenza in molti altri paesi dell’unione. Mentre l’Europa si chiede cosa succederà e quali saranno gli atteggiamenti e le politiche della coalizione di Destra a guida Fratelli d’Italia, in Umbria sono iniziati gli smottamenti e le rese dei conti.

Sia a Destra, con una Lega dimezzata, che a Sinistra, con un Pd che, seppure abbia tenuto in termini di voti, è risultato il principale sconfitto, essendo stato artefice di un disastro che poteva essere evitato con una campagna di accordi diversa da quella realizzata, entrambi gli schieramenti hanno a che fare con la resa dei conti interna. Mentre nella Lega è iniziato un braccio di ferro intorno alla figura del segretario Salvini, che dai tempi del Papete non ne ha imbroccata più una, nel Pd il segretario Letta ha annunciato le sue dimissioni e la convocazione del Congresso.

I destini e il futuro di tutta la Sinistra dipenderanno da ciò che succederà nel Pd, dove, oltre ai soliti numerosi aspiranti alla segreteria, si stanno evidenziando nuove posizioni che provano a scuotere questo soggetto, proponendo varie ipotesi.

Rosi Bindy, ad esempio, invita a riflettere sulla possibilità di chiudere la storia di un partito senz’anima che non è riuscito a diventare soggetto politico compiuto, rimanendo un’organizzazione senza società, e avendo perso per strada valori e blocco sociale di riferimento, per avviare una stagione costituente di un nuovo soggetto della Sinistra. Altri si arrovellano per capire ciò che ha prodotto un così alto astensionismo tra i giovani, borghesi, operai, pensionati ecc. Altri ancora evidenziano la fine di una intera fase storica caratterizzata dalla spinta propulsiva che la Sinistra ha saputo imprimere al cambiamento della società, concretizzatasi in una progressiva perdita d’identità popolare e operaia a favore di una élite politica di privilegiati e garantiti, rappresentanti delle ZTL, dove più stabile è il consenso al Pd.

Lasciando momentaneamente da parte l’analisi puntigliosa del voto, gli spostamenti, le astensioni, le appartenenze, vecchie e nuove, ciò che sarebbe davvero interessante è cercare di capire cosa si dovrebbe fare alle prossime elezioni regionali e comunali per competere con la Destra.

Se nel Pd, come probabile, non avverranno cambiamenti reali o sostanziali perché il partito così com’è oggi non appare in grado di riformarsi e rinnovarsi come sarebbe auspicabile, quello a cui si assisterà è l’ammucchiata per garantirsi quel minimo di spazio e di potere che consenta ai suoi membri di sopravvivere.

Il Centro-sinistra, dopo aspri dibattiti e confronti sulla composizione delle liste (non di certo sui programmi, i valori e le regole), convergerà in una grande coalizione, magari guidata da un civico di comodo, che terrà insieme Pd, Renzi-Calenda, Leu, SI-Verdi e tutte le frattaglie del civismo moderato, riformista e ambientalista. Il M5S rimane per ora un soggetto da decifrare, ma che potrebbe convergere (come già fece nel 2019 nell’ammucchiata a guida “anonima” Bianconi) in questa compagnia, allontanando per le note ostilità il duo Renzi-Calenda.

Questa (dis)soluzione non sarebbe una novità, ma solo la riproposizione di quel potere che ha determinato il declino dell’Umbria e l’ha consegnata alla Destra sovranista e identitaria. Nel caso dovesse verificarsi quest’ipotesi, ritenuta oggi la più probabile come “voto utile per sconfiggere la Destra”, sarebbe l’ennesima soluzione a perdere.

In primo luogo perché gran parte della Sinistra non sarebbe disposta a legittimare il ritorno del vecchio travestito da nuovo o di finti civici riformatori (il parterre dei nomi della coalizione Renzi-Calenda è inquietante), né degli opportunisti dell’ultima ora pronti a salire sul carro per arricchire questa o l’altra coalizione.

In secondo luogo perché quest’ammucchiata non sarebbe una novità, e non farebbe altro che riproporre vecchie logiche di governo clientelare, un’amministrazione concentrata unicamente nella ricerca del consenso, per cui sarebbe meglio non votare o tenersi questa Destra ancora per un po’ di tempo, per una verifica definitiva e chiarificatrice.

Insomma, le indicazioni uscite dalle urne non sembrano avvalorare alcuna realistica possibilità di cambiamento capace di arrestare la discesa verso il baratro della Sinistra. Servirebbe un cambiamento vero, una forza nuova che scompagini lo scenario che si va apparecchiando. Ma per questo occorre chiedersi se ci siano forze e persone in grado di dare consistenza a un progetto che possa rappresentare il malcontento dilagante e attirare gli astensionisti verso un possibile impegno.

Si tratterebbe di affermare la verità su quanto è accaduto, prendere le distanze da un uso spregiudicato della politica e delle istituzioni, avere la capacità di analizzare il percorso compiuto negli ultimi venti anni con un’autocritica seria degli errori commessi, per non ricadere sulle pietre d’inciampo di una lunga convivenza col potere. I cittadini umbri si aspettano questo; la riproposizione dei riti del passato non farebbe che accelerare la deriva già in atto. ◘

di Uldeerico Sbarra


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