EDILIZIA SCOLASTICA.
Pochi sanno che con l’inizio dell’anno scolastico 2022-2023 l’edificio che ospita il Liceo classico e scientifico di Città di Castello non potrà accogliere gli studenti e il personale. La Provincia di Perugia – finalmente – ha dato il via agli interventi “urgenti”, finalizzati alla protezione antisismica, ma che concernono sia la struttura complessiva dell’edificio, sia l’efficientamento energetico per una spesa che supera i cinque milioni di euro.
Trasferire un istituto scolastico, frequentato da oltre 500 studenti, in locali adattati ad aule scolastiche, è sempre una scommessa, che – purtroppo – spesso diventa un boomerang. Famiglie e personale (docente e no) sono molto preoccupati. E temono che, nel lasso di tempo che sarà occupato dai lavori di ristrutturazione e adeguamento delle aule e degli spazi didattici e di servizio alle leggi vigenti, il Liceo sia sottoposto a una non auspicabile cura dimagrante, perdendo iscritti, ruolo e autonomia nel territorio tifernate.
Le attuali 28 classi saranno attive – a partire dal 14 settembre 2022 – in tre sedi diverse: 11 classi saranno sistemate nel Palazzo Baldelli di Via Scipione Lapi, 6 classi nella dirimpettaia Palazzina Bini, 9 classi nell’edificio del Polo scolastico Franchetti-Salviani in Via Franco Maria Malfatti. Senza dire che i laboratori scientifici di fisica e chimica (ma forse anche di informatica) non potranno essere attivati.
Il progetto di “interventi urgenti” nell’edificio del Plinio risale ad alcuni anni fa, ma, inspiegabilmente, è stato rinviato fino al rischio della scadenza dell’impegno finanziario. Ora – finalmente – i lavori avranno inizio. Ma tutto il resto è stato affidato a una sorta di “improvvisazione creatrice”. La notizia è stata comunicata durante le vacanze; il dirigente scolastico e il personale sono stati obbligati ad “inventarsi” soluzioni e rimedi; le famiglie e gli studenti sono, di fatto, all’oscuro dei radicali cambiamenti relativi alla sede scolastica e saranno costretti ad accettare quanto nella fretta del tempo a disposizione è stato deciso, disperdendo le classi di una scuola storica in vari luoghi della città.
Non era possibile, con l’impegno finanziario stabilito, prevedere soluzioni diverse, studiate nel tempo necessario? Era difficile pensare alla realizzazione di un edificio destinato a ospitare gli alunni e il personale del classico e dello scientifico, la presidenza, la segreteria, i laboratori tecnici e scientifici, la biblioteca ecc.? Quale ruolo ha giocato il Comune di Città di Castello? Perché non c’è stato – nel tempo necessario – il coinvolgimento del Liceo (presidenza, docenti, personale di servizio, studenti, genitori)? ◘
di Matteo Martelli