Venerdì, 29 Marzo 2024

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La strategia del terrore

Editoriale.

silvia romano2

“L’operazione militare speciale” proclamata dal Cremlino, per difendere la popolazione russofona del Donbass, si rivela una guerra terribile con un tributo di sangue che pagano soprattutto i civili.

I metodi di Putin li conosciamo da un pezzo: bombardare il più possibile, fare terra bruciata perché gli abitanti possano andare via o morire di stenti, distruggere i silos del grano, costringere gli ucraini alla resa. Nel frattempo tredici milioni di persone sono costrette a fuggire all’interno o all’estero per salvare la vita. La Federazione russa ha fatto strame delle leggi internazionali e ha adoperato l’uso indiscriminato della violenza.

Lo sanno bene i reporter italiani che hanno raccontato di ventimila bambini spariti dagli orfanotrofi e deportati in Russia di cui si sono perse addirittura le tracce e i crimini di guerra perpetrati dai russi a Mariupol. Le testimonianze sono scioccanti: «Gli invasori hanno preso i soldati ucraini feriti e ricoverati in ospedale. Li hanno portati su un prato e gli hanno scavato delle fosse. L’indomani le buche erano state coperte e dei feriti non c’era più traccia».

Dopo Bucha e Mariupol, i russi hanno lasciato una lunga scia di sangue e si sono accaniti sui civili inermi.

L’ultimo gesto ignobile è stato il bombardamento del centro commerciale di Kremenchuk, molto lontano dal fronte. È una logica collaudata impiegata a Grosny, ad Aleppo, in Georgia e serve a terrorizzare le persone, a uccidere, a fiaccarne la resistenza. Sono rimaste sotto le macerie 56 persone, mentre l’Ucraina chiede una inchiesta internazionale per violazione dei diritti umani e di crimini di guerra in tutto il Paese.

Si moltiplicano i gesti di solidarietà, come quello della carovana della pace che si è spinta fino a Odessa e Nikolayv per aiutare la popolazione assediata, ma ci vorrebbe una ribellione morale dell’opinione pubblica mondiale per spingere la Russia al tavolo della trattativa. Talvolta gli imperi fondati sulla forza hanno i piedi di argilla. ◘

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