Giovedì, 28 Marzo 2024

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La crisi alimentare

Intervista a Padre Ivardo Filippo Ganapin, missionario comboniano, già direttore di Nigrizia

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Il mondo si sfama soprattutto grazie ai cereali, e in particolare al mais (primo cereale per produzione al mondo), e al grano (780 milioni di tonnellate prodotte e consumate nel 2021), che, a seconda delle varietà, offre una notevole versatilità per la produzione di pane, pasta e altri alimenti che possono essere conservati a lungo. Il grano viene prodotto in vari paesi (Cina 17,5%, India 12,5, Russia 9,7%, Usa 8,4%, Ucraina 3,5%), ma molti di questi devono comunque importarne grandi quantità per soddisfare la domanda interna. Generalmente, finora il grano russo e ucraino è stato preferito da quei Paesi che per vicinanza geografica spendevano meno a importarlo dall’Europa orientale piuttosto che dall’America: saranno loro i più danneggiati dalla guerra, soprattutto nella misura in cui faticheranno ad acquistare il grano a prezzi maggiori da esportatori più distanti.

La guerra in Ucraina ha provocato un disastro alimentare senza precedenti. Ne parliamo con Filippo Ivardi Ganapin, missionario comboniano che ha vissuto dieci anni in Ciad.

«Secondo il rapporto pubblicato il 13 aprile dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo (Unctad), il continente africano ha importato grano da Russia e Ucraina per un valore di 5,1 miliardi di dollari tra il 2018 e il 2020, con la Russia che si conferma come il principale esportatore di grano in Africa e l’Ucraina che si piazza al quinto posto.

Almeno 25 paesi africani importano un terzo del loro grano da Kiev e da Mosca che, essendo Paesi agricoli, producono un quarto del grano mondiale ed esportano grano, mais, semi di girasole tradizionalmente nei paesi del sud del mondo, in aree come il Nord Africa, il Medioriente, l’Africa sub-sahariana. 15 tra questi Paesi ne importano più della metà. Quindi il rischio fame in Africa e Medio Oriente vuol dire allarme migrazioni nell’UE».

È un pericolo imminente?

la crisi alimentare altrapagina mese maggio 2022 3«La marina russa ha bloccato il trasporto della produzione ucraina, pattugliando con le sue navi i porti del Mar Nero, impedendo che i cereali arrivino a destinazione. Blocca non le coste delle zone contese, ma le acque internazionali. La Russia bombarda anche i depositi di cereali, confisca le scorte, sequestra i macchinari. E poi, il 30% delle terre ucraine non potrà essere lavorato, visto che anche i contadini hanno imbracciato le armi. Circa 20-25 milioni di tonnellate di cereali devono lasciare l’Ucraina in meno di tre mesi. Per il prossimo raccolto sono previsti altri 50 milioni di tonnellate di cereali, ma di questa quantità c’è spazio per ospitarne solo il 50%. In Europa si stanno studiando soluzioni alternative per consentire all’Ucraina di esportare il grano su convogli ferroviari o su convogli marittimi (corridoi) scortati da altre navi (ma bisogna sminare le acque davanti a Odessa, e mettere navi da guerra nel Mar Nero rischia una escalation del conflitto con la Russia).

Il vice-rappresentante permanente di Pechino all’Onu sostiene che le sanzioni rischiano di sconvolgere la produzione alimentare e la catena di distribuzione nel mondo, facendo salire i prezzi e caricandone il peso sui Paesi in via di sviluppo.

Per il direttore del Pam (Programma alimentare mondiale), la guerra in Ucraina rischia di provocare la peggior crisi alimentare dalla Seconda Guerra mondiale, con conseguenze catastrofiche per i Paesi a basso e medio reddito, in Medioriente e in Africa, dipendenti dal “granaio d’Europa”, l’Ucraina. Il Pam stima il rischio fame in Africa per 44 milioni di persone a causa della mancata consegna del grano».

Quali sono, a suo parere, i Paesi che soffrono la fame per mancanza di una alimentazione insufficiente?

«I Paesi a rischio alimentare sono 53. I più esposti alla fame sono: Egitto, Libia, Tunisia, Libano, Turchia, Yemen, Iran, Bangladesh. Il Sud Sudan si trova in una situazione drammatica, con il 70% della popolazione, 7,7 milioni di persone, che soffriranno la fame estrema quest’anno per via di instabilità politica e disastri naturali (inondazioni e siccità). Per la siccità soffrono una situazione disastrosa Somalia ed Etiopia (20 milioni di persone colpite). In Africa occidentale 38,3 milioni di persone potrebbero soffrire la fame da qui a giugno, se non vengono prese misure appropriate. Già c’è una situazione di malnutrizione per 27 milioni di esseri umani nella regione centrale del Sahel (Mali e Niger) e nella regione del lago Ciad. In Burkina Faso gli sfollati per fame sono raddoppiati in un anno. Sono ben 40 i Paesi africani che importano alte percentuali del loro consumo alimentare. Esempio macroscopico l’Egitto, grande consumatore di pane, che importa quasi il 90% del suo grano dai due Paesi in guerra. La Libia importa il 43% del suo consumo di grano dall’Ucraina. Anche il Kenya, importante economia del continente, importa il 75% del suo grano.

Per la Croce Rossa sono 346 milioni (1 su 4) gli africani a soffrire di fame “allarmante”, cifra che tende a crescere nei prossimi anni».

La crisi climatica aggrava la situazione dei paesi del Corno d’Africa. La popolazione è costretta a subire la carestia o a fuggire dal paese? È un disastro annunciato?

«In altre parti del pianeta gravi periodi di siccità e ondate di calore hanno portato a una riduzione dei raccolti, con ulteriori ripercussioni per l’intero sistema alimentare. La situazione era già complessa a inizio 2022, in parte a causa della crisi delle materie prime dovuta alla pandemia, in parte agli effetti del cambiamento climatico. All’epoca, il Pam (presente in 120 Paesi, assiste più di 100 milioni di persone) aveva stimato che, nei 5 anni precedenti, la quantità di persone a “rischio immediato” per povertà e carenze di cibo fosse quasi raddoppiata, arrivando a 193 milioni di individui. A febbraio 2022 il direttore del Pam, David Beasley, faceva previsioni molto allarmate: “Se non ci occupiamo di questa cosa immediatamente, nel corso dei prossimi nove mesi vedremo carestie, vedremo la destabilizzazione di alcune nazioni e assisteremo a migrazioni di massa”. Le stime oggi sono di 243 milioni di persone in insicurezza alimentare grave. Oggi il Pam sta cercando grano in altre zone (India, Argentina, Australia) e alternative al grano (riso, miglio, sorgo).

Dal 2018 sono aumentate le zone rosse della “hungermap” del Pam per cambiamento climatico, pandemia e guerra. Oggi ci sono 44 milioni di persone in 38 paesi che vivono in situazione di emergenza estrema. La situazione è particolarmente grave in Yemen, Repubblica del Congo, Sud Sudan, Etiopia, Madagascar, Somalia e alcune regioni del Kenya e tutti i popoli del Sahel che importano dall’Ucraina il 60% del grano. In più c’è una siccità spaventosa che obbliga a migrare per scappare nei Paesi vicini e in Europa! ».

Come giudica l’atteggiamento russo di impedire alle navi ucraine cariche di grano e cereali di esportare le derrate alimentari?

«Un grande ricatto: i russi promettono lo sblocco dei porti se vengono tolte le sanzioni all’export russo. Anche se le vere sanzioni non sono ancora partite: contro il gas (bloccata dalla Germania) e contro il petrolio (bloccata dall’Ungheria). Mentre Zelenskiy le chiede con insistenza, insieme al blocco delle banche e alla richiesta di nuove armi. Un modo per costruire un nuovo dis-ordine mondiale: Cina e Russia contro i Paesi occidentali, con a fianco l’India e altri alleati». ◘

Di Achille Rossi


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