Mercoledì, 04 Dicembre 2024

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Di quale famiglia si parla?

Giovani generazioni. lntervista ad Aldo Manuali, pedagogista, giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Perugia / Parte seconda.

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Ha suscitato interesse l’intervista comparsa nel numero di aprile ad Aldo Manuali, pedagogista e giudice onorario presso il Tribunale per i minorenni di Perugia. Dopo il tema dell’adolescenza, vogliamo approfondire alcune questioni legate alla famiglia e al rapporto genitori-figli adolescenti.

Come possiamo inquadrare la famiglia oggi?

«Mi viene da risponderti con una provocazione: “di che famiglia parliamo, quando parliamo di famiglia?”. La famiglia anni ‘60 studiata da Parson, strutturata con ruoli chiari e livelli definiti di “potere”, dove il marito lavorava, la moglie accudiva la casa, i figli erano i figli biologici, non esiste più. Oggi parliamo di “strutture familiari complesse”. Da tempo negli Usa la famiglia tradizionale è fortemente residuale; sembra realizzarsi la profezia della Mead, di un modello di “monogamia seriale”. Oggi, le persone danno vita a più strutture familiari, creano e dissolvono più strutture relazionali complesse, dove esistono anche i vari figli. Le famiglie allargate, anche in Italia, oggi, sono tante.Tutte queste tipologie di famiglia realizzano modelli di interdipendenza/ze: se uno modifica l’atteggiamento, tutti gli altri devono cambiare e questi cambiamenti trasformano anche il cervello e la percezione. Puntare quindi il dito verso un componente del nucleo ritenuto problematico, come è spesso definito il figlio adolescente, oppure appellarsi al buon tempo perduto, non solo è sbagliato, ma è anche la misura della nostra incapacità psicologica e culturale di genitori, di capire e gestire le relazioni, a cominciare da quelle con i nostri figli adolescenti».

di quale famiglia si parla altrapagina mese maggio 20222Quindi possiamo dire che tutto parte dalla famiglia?

«Non solo. È innegabile che la famiglia sia il primo ambiente in cui ogni singolo individuo è inserito e dove il rapporto con i familiari contribuisce a fornire molti degli strumenti fondamentali per il suo inserimento nella comunità, ma oggi, dove tutto è tutto amplificato, la causa è da ricercarsi anche nella rete che ruota intorno ai ragazzi. La famiglia, la scuola, il contesto sociale e culturale in cui vivono. In particolare direi che oggi c’è una vera e propria emergenza famiglia. Con il Covid gli adolescenti sono tornati sotto il controllo dei genitori, quando invece l’adolescenza è il periodo in cui si devono sperimentare l’autonomia e l’indipendenza. Sono loro che stanno pagando il prezzo più alto il termini di socialità. Fare il genitore è sempre stato difficile, oggi lo è ancora di più, si sbaglia sempre, ma mai come oggi: di fronte a un’epidemia che ha creato in tutti disordini della mente e del corpo, la relazione genitori figli è stata messa a dura prova. Da un lato, gli adolescenti e il loro disagio, dall’altro i genitori e il loro disorientamento».

Perché parli di emergenza famiglia?

«C’è un problema di genitorialità, che non è qualcosa che si ha biologicamente, ma è una competenza che va appresa. La genitorialità è una fase di sviluppo dell’adulto in cui si genera la capacità di creare, proteggere, nutrire, amare, rispettare e provare piacere per un essere altro da sé. È acquisire la competenza nel dare risposte, in modo adeguato, ai bisogni dei figli nelle diverse fasi della loro evoluzione, ma questo, spesso, manca nelle figure adulte di riferimento dei ragazzi, soprattutto nell’adolescenza. Questa carenza la vedo ancora di più oggi che da Giudice, in udienza, assisto a genitori che in nome dell’amore (o di un presunto amore) verso i figli, conducono battaglie di distruzione nei confronti dell’altro genitore, accusandosi reciprocamente di aver determinato le varie problematiche, senza comprendere che il problema non è mai nel singolo ma nell’interdipendenza del nucleo, e così facendo non fanno altro che procurare ferite profonde nella psiche dei propri figli».

Interdipendenza,cosa intendi con questo concetto?

«Parlo della funzione delle interazioni dentro la famiglia che spesso diamo per scontate, parlo del concetto delle emozioni che nascono e si sviluppano dalle relazioni. Il primo a parlarne fu Bateson: «l’individuo è un sottosistema di sistemi più grandi», questo vuol dire che l’individuo, preso in isolamento, non funziona più, la mente funziona in rapporto agli altri, così come gli affetti. Non solo il carattere, anche la mente si forma nell’interazione con gli altri.

di quale famiglia si parla altrapagina mese maggio 2022 4Oggi la neuropsicologia e le neuroscienze sociali dimostrano come il cervello si regoli nelle relazioni non solo nell’infanzia, ma anche nell’età adulta e si trasforma grazie all’interazione sociale. Si parla di “cervelli in interazione” e quindi, capisci bene, il valore della relazione che implica un cambiamento che non dobbiamo chiedere solo ai figli, ma anche a noi stessi».

Come affrontare allora le problematiche in maniera più adeguata?

«Intanto sovvertendo l’idea che il problema del singolo sia solo un suo problema e non della famiglia. Pensare in termini relazionali significa occuparsi dei sistemi, delle relazioni e dell’interdipendenza tra gli elementi del nucleo. In questo sistema complesso, fatto anche di sottosistemi come le “alleanze”, i “confini” e altri pattern, come li definiamo noi tecnicamente, che agiscono e dei quali non abbiamo contezza. La “patologia del singolo” è sempre espressione di un disagio dell’intero sistema familiare. Per questo, dicevo, che richiamarsi alla famiglia, ricercando un modello che non c’è più, è sbagliato; affrontare il problema implica rompere alcune convinzioni comode, significa provare a cambiare anche noi stessi in primis come genitori, sperimentare, mettersi in gioco, essere disponibili a evolversi in chiave di dubbio educativo, più che di certezze. Se poi nella dinamiche complesse mettiamo anche le famiglie allargate, capisci bene che dire famiglia è non dire nulla, quando proviamo a descriverla come una realtà definita e statica».

Quindi?

«Intanto si dovrebbe educare e formare i genitori sul principio che non ci sono formule da applicare, ma processi di consapevolezza da avviare. La genitorialità, che è molto più dell’essere genitori, è una opportunità che ci è data per evolversi insieme. Pensare altro, a regole inutili o accuse che assolvono solo noi stessi, è la misura della nostra incapacità psicologica e culturale di genitori, di capire e gestire le relazioni». ◘

... GENITORI CHE IN NOME DELL’AMORE (O DI UN PRESUNTO AMORE) VERSO I FIGLI,
CONDUCONO BATTAGLIE DI DISTRUZIONE NEI CONFRONTI DELL’ALTRO GENITORE,... SENZA
COMPRENDERE CHE IL PROBLEMA NON È MAI NEL SINGOLO MA NELL’INTERDIPENDENZA DEL
NUCLEO, E COSÌ FACENDO NON FANNO ALTRO CHE PROCURARE FERITE PROFONDE NELLA
PSICHE DEI PROPRI FIGLI

di Giorgio Filippi


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