Martedì, 05 Novembre 2024

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Draghi di Ramstein

Politica. La Nato si è riunita nella base militare statunitense di Ramstein, in Germania, per un consiglio di guerra.

silvia romano2

Ramstein? Di che si tratta? Della saga di Tolkien? Dell’impervio trono roccioso di Sauron, l’«Oscuro Signore di Mordor», il principe malvagio che aspira al possesso dell’Anello del Potere per dominare il mondo? No, no. Ma la metafora tolkieniana dell’Anello, di Draghi e Orchi, di Sauron, e della guerra nella Terra di Mezzo ci sta, eccome. Ramstein, ignota ai più, ma non agli esperti militari, è un piccolo centro urbano tedesco, nei cui pressi c’è la «Ramstein Air Force», la più grande base militare aerea statunitense in Europa. Qui, come noto, si è svolta il 26 aprile scorso l’imprevista riunione dei Ministri della Difesa di ben 43 paesi, tra cui i 30 della Nato, e 13 scelti in giro per il mondo, ma non a caso. È stato, secondo le parole di LLoyd Austin, il ministro della Difesa statunitense che lo ha promosso e organizzato, a historic meeting. Dunque, un incontro storico, che è anche una svolta, su cui non è inopportuno fare qualche considerazione.

A) Innanzitutto, il meeting dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che gli Usa sono i padroni militari dell’Europa; la base di Ramstein, che si trova in Germania, cioè in Europa, non appartiene ai tedeschi, o agli europei, ma agli Stati Uniti d’America, di cui l’Europa è poco più di un protettorato, se non una colonia militare. È il paradosso dell’euro-atlantismo: a) presenza ovunque in Europa di basi militari e nucleari statunitensi (la più grande, nucleare, è in Italia); b) subordinazione degli eserciti europei al comando Nato, che è in mano agli Usa. L’euro-atlantismo è una contraddizione in termini: o si è europeisti, cioè autonomi dagli Usa, o si è atlantisti, cioè sottomessi agli Usa. Tertium non datur.

B) Il vertice di Ramstein è stato in realtà un «Consiglio di guerra» (Toni Capuozzo, giornalista ex inviato di guerra), il segno del passaggio a una seconda fase della guerra in corso, ormai non più solo un conflitto tra aggressore e aggredito. Dopo Ramstein, l’Ucraina, presente al meeting col suo ministro della Difesa, è destinata a diventare sempre di più, come qualcuno ha detto, l’arsenale della Nato, così come la Nato, anzi quasi l’Europa intera, è da trent’anni l’arsenale degli Usa. L’obiettivo non è più, come nella prima fase, rifornire di aiuti militari e umanitari la resistenza ucraina, ma dotare l’esercito ucraino di «armi pesanti» di ultima generazione, in grado di colpire la Russia sul suo territorio (il che è già cominciato), sì da «fiaccarla, indebolirla, logorarla», fino alla possibile deposizione di Putin e a un «cambio di regime» (già pronosticato da Biden presunto gaffeur a Kiev). Qualcosa di simile al progetto di «esportazione della democrazia» e alla «guerra umanitaria» di clintoniana e bushiana recente, triste memoria? In realtà siamo di fronte al mostro di una guerra nucleare, potenziale, ma purtroppo sempre più vicina e terrificante, tra Usa e Russia, combattuta per ora per interposta Ucraina, ma che rischia di portare l’umanità sull’orlo dell’apocalisse atomica. La risposta di Mosca? Oltre all’intensificazione di devastanti azioni militari in Ucraina, la cupa e ripetuta minaccia di una «guerra totale» finora mai sperimentata. Siamo insomma alla «tendenza all’estremo» del «mimetismo di guerra» (René Girard, Portando Clausewitz all’estremo, Adelphi) tra le due maggiori superpotenze nucleari? «Secolo mio strappato e squarciato, / disonorato, sgualcito, e mandato al macero», diremmo col poeta ucraino Boris Chersonskij.

C) Ramstein non è stato solo un Consiglio di guerra contro la Russia nazional-imperiale e cleptocratica di Putin, ma un’adunata di forze contro la Cina in ascesa di Xi Jinping, il vero nemico degli Usa in declino. Ecco la ragione della presenza dei 13 paesi extra-Nato. Tra cui il Giappone, storico feroce aggressore-invasore della Cina, l’Australia, la Nuova Zelanda e la Corea del Sud. Stati con cui, da Obama a Biden, gli Usa, supportati dall’Uk, cercano di costruire un’alleanza militare, in cui è arruolata anche l’India di Modi, una sorta di Nato dell’Indo-Pacifico, per arginare e strangolare la Cina. «Mai», ha detto a suo tempo Obama, «gli Usa saranno la seconda potenza al mondo». È il sogno tolkeniano di Sauron? Più precisamente, è il progetto di una sola superpotenza planetaria, perseguito almeno fin dagli anni Novanta, dopo il crollo dell’Urss, dai Presidenti, dal Pentagono e dal «complesso militar-industriale» statunitensi. Xi Jinping ha invitato tempo fa gli Usa ad evitare la «trappola di Tucidide»: la guerra tra Sparta, la più grande potenza militare della Grecia antica, e Atene, la più grande potenza economica, finì con la rovina di entrambe. E dell’intera Grecia. Oggi quella trappola, con l’uso inevitabile delle armi termonucleari, farebbe dell’intero pianeta un immenso cimitero. Possibile che il nostro Draghi italiota, presente a Ramstein col suo avatar Guerini, non l’abbia capito? Possibile che ignori l’essenza pacifista della nostra Costituzione su cui ha giurato, e l’orientamento prevalente degli italiani, in maggioranza contrari alla guerra e al riarmo? Forse sì, altrimenti cancellerebbe il suo imminente viaggio a Washington per genuflettersi a Biden e al programma bellicista di Ramstein.

di Michele Martelli.


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