Giovedì, 28 Marzo 2024

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Una pre-condizione per la nuova sanità

Sanità. La Regione ha preadottato il Piano sanitario regionale.

silvia romano2

La Regione Umbria ha preadottato il Piano Sanitario Regionale 2021 – 2025, che è in corso di “concertazione partecipativa sociale e istituzionale”. La prospettata riduzione del numero di distretti, che prevede anche l’unificazione dell’Altotevere con quello del Trasimeno, è oggetto di rilievi da parte dei Comuni, in sintonia con il giudizio dell’Università, che giustamente critica l’effetto negativo di “mettere più distanza tra comunità e persone” (Schema A).

Mi preme aggiungere il mio contributo, per aver partecipato attivamente alla elaborazione dell’analogo piano della fine degli anni '90 e per aver operato al vertice di entrambi i tipi di aziende sanitarie: una territoriale (Altotevere) e una ospedaliera (Perugia). Mi sono anche aggiornato con l’analisi dei bilanci del 2019 (non influenzati dagli effetti della pandemia) delle quattro aziende dell’Umbria. Pertanto credo di poter esprimere osservazioni oggettive e, spero, razionali.

DIFFERENZE FRA LE ATTIVITÀ TERRITORIALI E OSPEDALIERE

I servizi territoriali e ospedalieri hanno in comune solo l’importanza vitale per la salute delle comunità. Per il resto sono talmente diversi da richiedere competenze e sensibilità specifiche.

L’ospedale deve reagire con tempi di interventi minimi, indispensabili a evitare conseguenze letali; necessita di ingenti investimenti per strumentazioni ad altissima tecnologia, dedicate a specializzazioni spinte; opera in spazi ristretti, che facilitano l’applicazione di procedure codificabili; svolge attività omogenee; ha rapporti con il paziente molto circoscritti nel tempo.

Il territorio opera in spazi dilatati, che rendono più complesse le procedure operative, meno prevedibili e più articolate; svolge una gamma di attività estremamente diversificata (distretti, medici di famiglia, psicologi, veterinari, assistenti sociali, tecnici ambientali…); ha rapporti con il paziente che perdurano tutta la vita.

Oltre a queste evidenze, esistono altre differenze sostanziali, palesi per chi ha operato in trincea, ma meno intuitive per gli altri.

I gestori dell’azienda mista (dotata di servizi ospedalieri e territoriali) sono inevitabilmente spinti a privilegiare i propri ospedali, ai quali sono forzati a dedicare la maggior parte del tempo e delle risorse, che tendono a puntare verso l’ospedale, come un carrello del supermercato su un piano inclinato. Un esempio: nella mia esperienza, ho destinato solo qualche ora ai medici e pediatri di famiglia, nonostante fossi consapevole della loro preziosa funzione.

Un’altra condizione determinante è rappresentata dall’entità del costo marginale di una giornata di degenza in ospedale (da non confondere con il costo medio), che rende vantaggiosi i ricoveri fino alla saturazione della specifica capienza, anche per i casi che potrebbero essere trattati a livello territoriale: il contrasto fra la corretta allocazione delle risorse e l’appropriatezza dei ricoveri (a scapito di soluzioni più favorevoli per il paziente) rappresenta un paradossale conflitto di obiettivi.

una pre condizione per la nuova sanita mese febbraio 2022 1

AZIENDE SPECIFICHE

A causa delle radicali differenze fra i due sistemi, i servizi ospedalieri e territoriali dovrebbero essere svolti in aziende distinte con casse distinte (Schema B).

una pre condizione per la nuova sanita mese febbraio 2022 2Questa struttura organizzativa avrebbe il pregio fondamentale di armonizzare i bisogni con le vocazioni gestionali. Solo l’assegnazione dei rispettivi budget garantirebbe al decisore politico la effettiva allocazione delle risorse verso gli obiettivi pianificati: ne è prova contraria il fallimento dell’obiettivo di parificare il finanziamento degli ospedali rispetto al territorio, stabilito dalla Regione alla fine dell’altro secolo.

Oltre all’efficacia, anche l’efficienza del sistema avrebbe rilevanti margini di miglioramento, grazie alla trasformazione, da competitivo a cooperativo, del rapporto fra gli ospedali.

La correttezza della nuova articolazione della governance operativa è confermata anche dai bilanci economici delle due aziende dell’Umbria Nord: nel piano della Regione, i costi di produzione della Usl1 risulterebbero quasi tripli rispetto a quelli dell’Azienda ospedaliera di Perugia (937 milioni rispetto a 320 milioni); nello schema B diventerebbero sostanzialmente allineati (604 milioni rispetto a 653 milioni), a ulteriore dimostrazione dell’armonia del sistema.

P.S.

Le osservazioni esposte rappresentano la sintesi del saggio “La salute non è una merce”, che ho pubblicato due anni fa, di fronte alle carenze evidenziate dalla pandemia, ma note da decenni a chiunque avesse avuto a cuore il servizio sanitario, una sufficiente conoscenza di economia aziendale ed esperienza gestionale di organizzazioni complesse.

L’ho spedito, senza alcun riscontro, ai potenziali protagonisti del riordino della sanità nazionale, in Parlamento, nelle Regioni, negli Ordini professionali, nei sindacati.

Lo farei volentieri pervenire per mail a chi volesse approfondire e commentare la fondatezza della mia proposta. ◘

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di Mario Tosti


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