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Il pendolo nucleare

DOSSIER. Nucleare? No grazie!

la guerra dimenticata i mass shooting mese dicembre 2021 2

La cultura politica italiana si muove in una specie di oscillazione pendolare tra andare avanti e tornare indietro: siamo tornati al desiderio del nucleare?

Lo chiediamo a Mario Agostinelli, scienziato e ambientalista, impegnato nella difesa del clima.

«Non è semplicemente un ritorno indietro, ma l’illusione di poter continuare sulla traccia che ci ha portato a questo disastro. L’ipotesi del ritorno al nucleare è che si possa ampliare la dimensione della produzione e del consumo all’interno dell’atmosfera terrestre, senza pagare i prezzi che riguardano la sopravvivenza. Noi ci comportiamo rispetto al nostro futuro come se la vita non fosse un caso eccezionale».

Agostinelli aggiunge una notazione importante: «La vita è forse l’elemento meno indagato dal punto di vista scientifico e da tutta la rivoluzione industriale, dal Seicento in avanti. Tutto è stato dedicato a organizzare la potenza di trasformazione della materia e dell’energia che si trova in natura, senza limiti, senza pensare all'aumento di entropia che avrebbe provocato e avrebbe impedito alla vita di riorganizzarsi. Quindi la pandemia e il ritorno al nucleare sono figli di una concezione analoga».

Agostinelli spera che l’idea del nucleare venga messa fuori gioco e propone un esempio che nasce dalla Fisica: «la fusione di otto grammi di uranio fissile equivale alla combustione di 20.000 tonnellate di carbone. Naturalmente la natura non può ridare in un tempo breve un effetto così grande e quindi il primo problema che pone il nucleare è che i residui della combustione da fissione sono durevoli nel tempo, al di sopra di ogni previsione umana. Che il plutonio duri 140.000 anni significa andare oltre qualsiasi nozione di civiltà. C’è quindi un’incompatibilità tra i tempi biologici di smaltimento, di una vita, che può riprodursi perché c’è un’atmosfera, perchè c’è una radiazione solare, perchè siamo distanti dal sole otto minuti e mezzo di velocità della luce. Vuol dire non tenerne conto e inventare uno spazio-tempo dove la vita non convive con gli effetti che lo provoca».

il pendolo nucleare articolo altrapagina gennaio 2022 3Il Ministro della Transizione ecologica, Cingolani, afferma da tutti i pulpiti che il nucleare sarebbe un’ottima soluzione per risolvere i problemi ecologici e ambientali. Come potrebbe rispondere alle esternazioni del ministro?

«Credo che siano autentiche esternazioni, che purtroppo hanno un effetto molto negativo, rimandano ai tempi in cui si cerca di trovare la soluzione immediata, che sono, invece, le rinnovabili e il risparmio energetico. Al di là degli elementi naturali e dei loro cicli, ogni forzatura e ogni accorciamento di tempo è uno spostare il problema. Dobbiamo dimezzare entro il 2025 il consumo dei fossili e arrivare, entro il 2050, a emissioni zero, non solo di anidride carbonica, ma di tutti gli effetti clima-alteranti. Sentenziare, come il ministro Cingolani, che ci sarà una nuova tecnologia, quella nucleare, è rinunciare alla sfida e prenderci un po’ in giro. Cingolani pensa che la soluzione obbligata siano ancora i fossili, quelli cioè che ci portano al disastro. In questo senso è molto imprevidente e anche irresponsabile».

Agostinelli a suo tempo ha lavorato nel settore nucleare e deve ammettere che non esiste la possibilità di non correre rischi di catastrofi irrimediabili, con l’uso di tecnologie come quelle nucleari. Il fisico propone un altro esempio molto significativo: «Confinare idrogeno e trizio in uno spazio minuscolo come una capocchia di spillo per realizzare la fusione – l’altra grande tecnologia sostenuta da Cingolani – significa portare a qualche milione di gradi la temperatura attraverso dei magneti investiti da una scarica di neutroni sepolti a distanza di venti, trenta, quaranta metri dalla capocchia di spillo. Basta raccontare questa storia per ritenerla assolutamente innaturale. Papa Francesco spiega che è anche inumana».

Quali sono gli interessi economici che spingono verso il nucleare, nonostante i due referendum del 2007 e del 2011, dove l’opinione pubblica si è espressa per il no? Potrebbe esplicitarli un po’?

«In Italia sono sicuramente le grandi lobby petrolifere, l’Eni in particolare, che pensano di ricorrere al nucleare, spingendo verso un uso illimitato del consumo e della produzione. Lo dimostrano anche gli articoli che fa pubblicare l'Eni sui suoi presunti risultati sul piano della fusione, che consistono nel prolungare il tempo di ricorso all'energia fossile. In Francia, invece, o in alcuni altri Paesi dove la tecnologia sembra dominante, la possibilità di mantenere non solo i reattori già in vita, ma addirittura di costruirne di nuovi con dei costi impagabili, spinge tutta una parte della scienza che lavora nel campo della ricerca e un settore molto grande dell'industria metalmeccanica a ricevere grandissimi fondi per poter continare a fare esperimenti del tutto improbabili dal punto di vista dei risultati».

Lei ritiene che tutta l’industria metalmeccanica sia in crisi?

«Se uno pensasse a quanto si spende per chiudere un reattore e per confinare le scorie, abbandonerebbe immediatamente l’impresa. Ritengono che sia lo Stato e i Governi amici, anche attraverso l’ingiustizia sociale perpetrata dal sistema, a offrire la possibilità di continuare sulla stessa scia. In questo senso il nucleare civile ha una stretta parentela con il nucleare militare.

Il nucleare, in fondo, è una tecnologia incompatibile con la civiltà».

Lei chiede al Governo italiano di bocciare la proposta francese di equiparare il nucleare alle energie rinnovabili. Perché?

«C’è una specie di patto tra il nucleare francese e il Governo tedesco a mantenere in vita metano e gas a prezzi più bassi e quindi a farselo finanziare. In questo l'Eni e Cingolani sono completamente d'accordo. L’idea di avere nel Parlamento europeo un’alleanza spuria perfino tra opposti come il gas e il nucleare li fa convergere, quindi siamo molto preoccupati. Riconoscere come rinnovabili sia gas che nucleare è un aspetto criminale, che non tiene conto del futuro delle nuove generazioni e colpisce in modo particolare tutte le situazioni locali».

Le tragedie di Chernobyl e di Fukushima non hanno insegnato niente, nemmeno se continuiamo nel sogno del nucleare pulito. Perché rappresenta un’utopia distruttiva?

«Chernobyl non solo è stata una tragedia enorme, ma rischia di insegnarci che il nucleare è per sempre, non siamo riusciti tuttora a seppellire assolutamente niente, tanto è vero che è in progetto un nuovo sarcofago che impedisca la fuoriuscita di materiale radioattivo, che ha la durata di centinaia di migliaia di anni. A Fukushima il reattore sembra tuttora in fusione, il quarto, e quindi viene raffreddato con continue emissioni di acqua dal mare, che in parte viene riversata. Questo vuol dire che cesio, stronzio, due potentissimi isotopi, vengono assimilati dalle catene alimentari dei pesci e quindi entrano nelle profondità dei mari, nelle alghe».

Quale fine hanno fatto le scorie radioattive e perchè la Sogin ha affidato a una cooperativa di pulizie il controllo del sito radioattivo?

«Per la stessa ragione di imprudenza con cui Cingolani rilancia il nucleare: tener conto fino in fondo del ciclo del nucleare è qualcosa che supera la tecnologia e addirittura gli studi a cui siamo abituati. L’idea della Sogin era di potere mantenere confinate per lungo tempo le scorie dove c'erano i primi quattro reattori nucleari italiani. Solo che non stanno ferme, continuano a lavorare e penetrano fino a poter raggiungere le falde e a quel punto la cosa diventa assolutamente irrimediabile, perchè l’acqua è il veicolo più straordinario, che alimenta la vita».

Mentre il più grande telescopio attuale scruta l’universo, Agostinelli riflette su quel mirabile miracolo della vita.

«È difficile pensare che esista un altro pianeta dove ci sono condizioni di temperatura, di atmosfera e di vicinanza di una stella come il caso della Terra. Questo fa molto pensare; preservare la vita sulla Terra è un messaggio straordinario che è stato dato da questo Papa che a mio giudizio illumina di luce nuova sia il pensiero laico che il pensiero religioso». ◘

di Achille Rossi


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