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Nasce il tifo, ed è subito scontro

Sansepolcro. Il campo di calcio della “squadra bianco-nera Buitoni”.

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Domenica 15 ottobre 1933, alle ore 14, tutte le associazioni dopolavoristiche di Sansepolcro si ritrovarono presso le proprie sedi perché il programma prevedeva per le 14,30 l’«Ammassamento al Campo Sportivo Dopolavoro Buitoni di tutte le Organizzazioni».

Il segretario della ditta Buitoni, Giulio Chiasserini, aveva invitato il vescovo Pompeo Ghezzi, il quale l’11 ottobre aveva ricevuto anche l’invito formale da Renato Bizzarri, segretario del Fascio di Combattimento di Sansepolcro. Alle ore 15 tutte le “Organizzazioni” sfilarono davanti al Prefetto, al segretario federale del fascismo e alle altre autorità civili e religiose. Al termine il vescovo benedì il labaro che l’Opera nazionale del Dopolavoro provinciale di Arezzo donò al Dopolavoro aziendale Buitoni. Quindi la banda comunale accompagnò il canto corale degli inni “Dopolavoro” e “Giovinezza” e finalmente si dette il via alle manifestazioni sportive. Si iniziò con degli esercizi a corpo libero e con un “incontro atletico Arezzo-Sansepolcro”. Seguirono esibizioni atletiche femminili del Dopolavoro aziendale Buitoni e la ginnastica agli attrezzi degli allievi della S. G. Petrarca di Arezzo.

La giornata si concluse con tre gare. La prima di tiro alla fune tra il Dopolavoro aziendale Buitoni e la segheria Sila, la seconda fu una gara di tiro con la balestra e la terza una sfida a tamburello tra Arezzo e Sansepolcro.

Sembra che la prima partita di calcio al nuovo campo sportivo venne giocata dalla squadra locale contro l’Unione Sportiva di Città di Castello, che vinse il confronto. I sostenitori del Sansepolcro, tenuti divisi durante l’incontro dai tifosi tifernati, al termine della partita presero a sassate il treno speciale che era arrivato da Città di Castello. Quell’anno, potremmo dire, fu inaugurata a Sansepolcro anche un’altra faccia del calcio, quella del tifo violento.

Con il nuovo campo sportivo, il calcio lasciò definitivamente Porta Fiorentina e il Piazzone tornò ad essere la sede del foro boario fino al 1939, anno in cui fu trasformato in giardino pubblico.

Il “Campo sportivo Buitoni” di proprietà del Fascio di Combattimento di Sansepolcro, come dichiarò il podestà nel 1936, veniva “usato dalle sezioni sportive del Dopolavoro Comunale e del Dopolavoro aziendale Buitoni” e, oltre al calcio, vi si svolgeva il gioco del tamburello e vi si praticavano “esercizi ginnici in genere”. Emilio Boriosi fu tra i primi custodi del campo sportivo, probabilmente il primo. Per quest’attività percepiva un assegno mensile di 200 lire e godeva di una stanza per abitazione.

Sul finire degli anni trenta altri lavori pubblici furono avviati a Sansepolcro, sempre per fronteggiare per quanto fosse possibile la disoccupazione. Anche stavolta si pensò al campo sportivo, che fu dotato d’ingresso con biglietteria e di spogliatoi. Ormai la guerra era imminente e avrebbe rappresentato ancora una volta, come da sempre nella Storia dell’umanità, un profondo cambiamento nella società. Non sarà così per il calcio che, anzi, nei decenni successivi conquisterà l’esclusività dell’uso del campo sportivo e neppure per il dopolavoro Buitoni, che continuò a egemonizzare il tempo libero della gente di Sansepolcro, come prima della guerra aveva fatto insieme al fascismo e come bene ci racconta Fausto Braganti, riferendosi al periodo fra gli anni cinquanta e sessanta: “La Buitoni di quei tempi permeava tutta la vita del paese, non solo col lavoro ma anche col tempo libero. La domenica pomeriggio s’andava a vedere la partita al campo sportivo Buitoni facendo il tifo per la squadra bianco-nera Buitoni”. ◘

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di Claudio Cherubini


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