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Così muoiono anche i cinema

Cronache d’epoca

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Alla fine del 1944, con Città di Castello liberata, le due sale del cinema Vittoria e dell’Italia riprendono alla meno peggio un discorso interrotto dalla scelleratezza degli uomini, un discorso irto di difficoltà. Non è facile reperire le pellicole e quando arrivano sono in uno stato miserando: consumate, rigate, durante la proiezione si rompono in continuazione. Gli spettatori se la prendono con l’operatore, assiso lassù, nella cabina di proiezione, ricoprendolo di insulti atroci, mettendo persino in discussione l’onestà coniugale della sua diletta sposa e sporcando con epiteti irriferibili il candore delle sue tre figlie. Poi le cose si aggiustano. Dagli Usa giungono pellicole di buona qualità, sottotitolate. Arriva in città anche una nuova sala cinematografica. È il teatro comunale trasformato in cinema dagli affittuari. Questo fatto turba i sonni dei due gestori dei cinema storici, i quali iniziano una guerra spietata all’ “intruso”. Proiettano due film al prezzo di uno. Un cannoneggiamento di film a prezzo stracciato tale da costringere il teatro comunale alla resa.

È l’epoca del neorealismo al cinema, una denuncia senza retorica dei vizi, vecchi e nuovi, ancora perduranti dell’Italia. Apripista è Roma città aperta. Nel 1950 il cinema Italia si rinnova da capo a fondo «con lavori di costruzione del nuovo edificio sullo spazio del preesistente vecchio Eden», testimonia don Rolando Magnani ne “La Voce”. Ora, l’ingresso del cinema, che ha ripreso il nome di Eden ed è in Piazza Magherini, non più in via Angeloni, aveva un campanello elettrico che suonava in cosi muoiono anche i cinema mese giugno 2021continuazione per avvisare che a breve iniziava il film e su questo ingresso appariva Domenico Bertoldi, detto Menco dai tifernati, il quale interrompeva il suono del campanello per pronunciare, dopo aver dato una sbirciata a destra e a manca, la fatidica frase «Si incomincia!» e Alida Valli e Amedeo Nazzari andavano a cominciare. Anche il Vittoria, per non essere da meno, si rinnova completamente. Tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso Città di Castello ha quattro sale di cinema: il Vittoria, di proprietà di Amilcare Consani e Luigi Pillitu, e l’Eden, con proprietario Filippo Aloisi detto il Sor Pippo. Di lui scrive “Il Battocchio”, un numero unico cittadino nel 1964: «Il Sor Pippo non aveva né lauree né dottorati, nella sua bonaria gentilezza cercava anche quei film per un pubblico raffinato che va al cinema per godersi un’opera d’arte». Il Sor Pippo ospita nella sua sala il “Cineclub 2T” che propone pellicole di alto livello, voluto da un gruppo di giovani tifernati.

Gli altri due locali sono: Sant’Egidio, responsabile don Rolando Magnani, e la sala di San Giovanni in Campo, gestita da don Armando Grazi, detto “don Centimetro” perché diversamente alto. Un prete che oltre a leggere con devozione il Vangelo e gli altri testi sacri non disdegna la Gazzetta dello Sport. Nei mesi estivi funzionano tre cinema all’aperto: uno nel vasto spazio dietro Piazza di Sopra, con ingresso in via Sant’Apollinare, un altro al Tre Bis e il terzo nel cortile di San Giovanni in Campo.

3cosi muoiono anche i cinema mese giugno 2021A metà degli anni ’50 con l’avvento del cinemascope le due sale maggiori si adeguano con prontezza. È l’ora del kolossal, con in testa film tratti perlopiù dalla Bibbia. Tra Vittoria e Eden c’è guerra aperta per contendersi queste pellicole, ma spesso ci si accorda per una equa e pacifica distribuzione. L’attesa per questi film è tanta e molta la pubblicità in città e nelle frazioni. Una macchina con l’altoparlante setaccia il Comune e la diocesi. Da quell’altoparlante una voce ripete mille volte «nella magia del cinemascope, in una fantasmagoria di luci e di colori al cinema Vittoria (o Eden) I dieci comandamenti oppure Quo vadis» e così per tutti gli altri film di questo genere e tutti rispondono in massa all’appello di questo altoparlante. Per le strade della vecchia Tiferno è facile incontrare preti ancora in abito talare, a capo di fedeli in marcia verso Piazza dell’Incontro, lassù dove li attende Sansone e Dalila o in Piazza Magherini dove li aspetta La tunica. E fu quel giorno di settembre 1953 che apparve, sulla sommità della torre del vescovo di Piazza di Sotto, quella lucente antenna della televisione, killer dei cinema. Caddero sotto i suoi colpi negli anni ’70 S. Egidio e S. Giovanni in Campo.

Nel 1985 la vittima fu il “teatrino”: anche così era chiamato il Vittoria per distinguerlo dal “teatro grande” comunale. Nel luglio del 2014 l’ultimo colpo mortale al cinema Eden. Così muoiono anche i cinema. ◘

di Dino Marinelli


CInema Vittoria

4 cosi muoiono anche i cinema mese giugno 2021«Avevo sì e no quindici anni quando lavoricchiavo nel negozio Radio Termo Luce di Amilcare Consani, in Piazza di Sopra. Il mio compito prevalente era quello di portare le bombolette di gas domestico nelle case dei tifernati». Come sei finito, diciamo così, nel mondo del cinema? «Si dà il caso che il signor Consani era anche proprietario, insieme all’avvocato Pillitu, del Vittoria, così davo una mano, per arrotondare, nelle pulizie del cinema». Conquistando la fiducia dei proprietari… «Beh, non esageriamo. Di sicuro ho lavorato molto. Dopo mezzanotte, finito l’ultimo spettacolo, con il buono e brutto tempo, andavo con una scala in spalla in piazza a staccare dal riquadro accanto all’allora Bar Pasticceria Minciotti, i manifesti del film già programmato per sostituirli con i nuovi del prossimo film». Ormai eri una pedina indispensabile del Vittoria. «Non esageriamo, il mio compito era quello della pubblicità».

Racconta qualche aneddoto. «Questo è uno. Era abitudine che dopo cena, in quello spazio del cinema tra la biglietteria e il bar, si radunasse a veglia un gruppo di signori di solida cultura, i quali ambivano a raccontare storie della nostra città. Io assorbivo tutto come una spugna perché erano belle storie che mi hanno fatto innamorare della mia cara Tiferno. Poi il Vittoria si ammala, una lunga agonia e poi muore. Non ci sono più i colleghi del cinema Vittoria…ai quali rivolgo un sentito pensiero». ◘

 

 


CInema Eden

6 cosi muoiono anche i cinema mese giugno 2021Cinema Eden. Luca Rubini, di Rignaldello, ha un’ottima dimestichezza con la storia del cinema e dei fumetti.

Parlaci del cinema Eden. «Nel 1985, un anno dopo la chiusura del Vittoria, appena ventenne fui chiamato dalla dottoressa Rossana Mistruzzi, proprietaria del cinema, a sostituire la cassiera Lina, ormai in pensione. Con il personale, in poco tempo, oltre che colleghi diventammo amici: Renato Magrini caposala (scomparso in questi giorni), Ivo Lensi operatore del proiettore e Pietrino il barista. Quando Ivo andò in pensione diventai operatore, i segreti del mestiere me li svelò, tra gli altri, Massimo Carbone, già operatore al Vittoria. Sono stati anni di preoccupazione e speranza con la crisi del cinema, sempre più incombente. In questa sala, ricordo, ci fu un convegno organizzato da Carlo Fuscagni che portò Alberto Sordi, in altre occasioni furono presenti Dario Fo e Franca Rame, Umberto Orsini, Adriana Asti, Patroni Griffi, Enzo Montagnani e la giovane e brava biturgense Valentina Lodovini. Non posso dimenticare la tifernate Elena Giogli, oggi sceneggiatrice a Roma. Essendo, si può dire?, figlio d’arte, poiché mio padre Sergio gestiva il bar del Vittoria, fin da piccolo ho bazzicato il cinema, questo lavoro divenne una passione che ancora conservo».

Qualche aneddoto da raccontare? «Quel signore che, appena in sala e spente le luci, immancabilmente si addormentava e quando alla fine del film, svegliato, commentava: “Un film di alto contenuto”…Quell’altro che si addormentò e rimase fino al mattino seguente nella sala… i “clienti panettone”, così chiamavamo quei signori che vedevi al cinema, immancabilmente, solo il giorno di Natale. Poi i grandi successi che riaccesero le speranze sulla sorte del cinema: Il ciclone, Titanic, La vita è bella. Ma non fu bella per il cinema Eden che la vita la terminò quella domenica del luglio 2014…» ◘


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