Venerdì, 29 Marzo 2024

libreria acquista online

La premierete

Politica. Tutti i vertici dei partiti sono in fibrillazione per rinnovarsi, ma...

silvia romano2

Sarà un effetto collaterale del Covid o delle sue varianti, ma un nuovo virus si è diffuso in Italia, provocando un contagio altrettanto pericoloso: quello della «premierite», ossia del presidenzialismo. Quale virologo potrà curarlo? Attorno al neo-premier, il Draghi dei miracoli – non a caso osannato alla sua prima apparizione con altisonanti te deum da quasi tutti i partiti – si assiepa infatti una piccola folla concorrente di ex-premier, ex-vice-premier e aspiranti premier, compresi i famelici capi-corrente. Lo rivelano i loghi di quasi tutti i partiti. Si va dalla «Lega per Salvini premier» a «FI for Berlusconi Presidente», da Iv di Renzi ex-«Sindaco d’Italia» ad Azione di Calenda, aspirante Sindaco (della capitale) d’Italia: il suo logo riprende, non a caso, quello fumettistico-cinematografico dei supereroi Avengers. Non è da meno «FdI-Giorgia Meloni». Iscritti ed elettori nulla contano, se non come mezzi per il potere. Un sistema rappresentativo alla rovescia: non è il Partito a esprimere il leader, ma questo quello. Il «virus della premierite» non sta risparmiando il Pd, che ha già nell’ex premier Enrico Letta il suo nuovo leader, e nemmeno i 5S, in attesa della salvezza dall’altro ex premier Giuseppe Conte.

Limitiamoci ad abbozzare per ora soltanto il trittico Draghi, Letta, Conte.

Draghi, il Super-premier in carica, domina ovviamente la scena. Dopo un lungo silenzio-assenza, finalmente ha parlato, e ha firmato qualche Dpcm e decreto-legge. Ma il «cambio di passo» tanto atteso ancora non c’è stato. Anzi. Finora, dai Ristori o Sostegni arrivati, chissà perché, con estremo ritardo, al Condono delle cartelle esattoriali non pagate: un premio per gli evasori seriali e una perdita secca per lo Stato di 666 milioni di euro; dall’immotivata sospensione per tre giorni di Astrazeneca: un maldestro assist ai no-vax, fino ai congedi parentali, una misura a danno soprattutto di quelle donne-madri lavoratrici simili alla dea Kalì con quattro od otto braccia, obbligate dalle loro imprese allo smart working e contemporaneamente costrette in casa alla cura dei figli in Dad – il bilancio di questi primi due mesi di governo non è, «diciamocelo», dei più esaltanti, per usare un eufemismo. Tutto sembra ruotare verso un indirizzo politico neoliberista.

E poi c’è Enrico Letta, l’ex-premier tornato precipitosamente dal dorato esilio parigino, dove l’aveva confinato il neo-salafita «amico di Mbs», con la missione di salvare un partito fin troppo governista e acchiappa-poltrone, dilaniato da insanabili lotte correntizie. Letta ne sta rinnovando con piglio decisionista struttura e cariche dirigenziali, valorizzando la presenza femminile. Il suo obiettivo è la costruzione di un campo progressista di centro-sinistra, con 5S e Leu, ma allargato a Calenda, irriducibile anti-5S, e all’infido «Enrico stai sereno» d’Arabia, altrettanto anti-5S. È come conciliare il diavolo con l’acqua santa! Vorrebbe trasformare il Pd da partito dei pariolini e delle Ztl in partito radicato nella società civile. Ma con quale programma? Nel suo primo discorso, ci sono i diritti civili, ma non i diritti sociali e del lavoro. La sua amicizia col Draghi della Bce austeritaria e la sua formazione alla scuola di Andreatta, l’ex-ministro delle Privatizzazioni, non lascia ben sperare.

E infine ecco, per ora solo virtualmente, Conte, chiamato da Grillo al capezzale della sua creatura che boccheggia. L’ex-premier scioglierà la riserva dopo Pasqua. Come pensi di rifondare i 5S, su quale programma politico e schema organizzativo, nulla si sa. Tranne il baricentro, l’asse che tutto terrebbe: l’eco-transizione 2050. Il che non è poco, anzi, perché implica nientepopodimeno che la possibile salvaguardia della nostra stessa sopravvivenza sul pianeta. E sarebbe anche un ritorno a uno dei principi originari del M5S. Conte però rivendica completa autonomia di decisione e d’azione. Come il Rifondatore del partito dei «grillini» potrà emanciparsi dalla tutela del Grillo Fondatore, che l’unico Garante dei 5S era, è e sarà, oggi solo Dio lo sa. Chi dei due Elevati sarà subalterno all’altro? E fino a quando? Ciò che per ora si sa è che i 5S, che restano per paradosso il partito di maggioranza relativa, sono scomparsi dalla scena politica.

In tutti e tre i casi, il virus del presidenzialismo minaccia la nostra democrazia. ◘

di Michele Martelli


Editoriale l'altrapagina Soc. Coop.
Sede Legale: Via della Costituzione 2
06012 Città di Castello (PG)
Responsabile: Antonio Guerrini
Info Privacy & Cookie Law (GDPR)

Seguici anche su:

Dati legali

P.IVA 01418010540
Numero REA: pg 138533
E-mail: segreteria@altrapagina.it
Pec: altrapagine@pec.it
ISSN 2784-9678

Redazione l'altrapagina

Telefono: +39 075 855.81.15
dal Lunedì al Venerdì dalle 09.00 alle 12.00