Venerdì, 19 Aprile 2024

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Eppur si muove

Politica locale

silvia romano2

Le domande fondamentali della politica castellana da molto tempo sono queste: come si è svegliato il Sindaco? Col piede sinistro o con quello destro? Il suo risveglio è stato disturbato da schiamazzi notturni di sparuti contestatori o dal ritorno in cuffia delle stridule voci delle opposizioni consiliari? È di buono o di cattivo umore?

Le alterazioni eccentriche del Sindaco Bacchetta da tempo tengono  in “ostaggio” la vita politica e i lavori consiliari. Se fosse solo una questione personale, passerebbe inosservata, ma così non è stato nelle ultime vicende amministrative. Nel Consiglio comunale del 4 gennaio del nuovo anno, il primo cittadino si è reso protagonista di una performance visibilmente alterata, non nuova nei modi espressivi, irrispettosa degli avversari politici e della stessa sede istituzionale. Cosa di cui il Sindaco dovrebbe essere garante e primo testimone. Anche nel caso venisse ripetutamente attaccato, come spesso accade, perché ciò fa parte dell’onere e dell’onore dell’essere a capo del governo della città.

A scatenare gli animi è stata la sentenza pronunciata dal Consiglio di Stato sulla gara di appalto dei rifiuti urbani vinta da Sogepu, impugnata da uno dei concorrenti e annullata per irregolarità dal Tar dell’Umbria. Tanto è bastato al Sindaco per imbracciare il bazooka e sparare in particolare contro il consigliere Vincenzo Bucci di Castello Cambia, con toni che definire da bar sport è un complimento. La sentenza è stata sventolata dal primo cittadino come se avesse vinto la squadra del cuore, un ola ola  accompagnato dalla entusiastica dichiarazione che si tratta “della più grande vittoria della storia cittadina”. Esternazione analoga a quella esibita nella vicenda del Lascito Mariani, in cui il primo cittadino aveva sparato direttamente con i cannoni di Navarone, poi rivelatosi un colpo a salve. Non è nuovo quindi al grido “avanti Savoia!”, che poi era il motto degli Arditi, la falange di sfondamento delle linee nemiche.

Tuttavia in camera caritatis qualcuno dovrebbe avergli fatto notare di aver esagerato e che le cose probabilmente non stanno esattamente come da lui riportate in Consiglio comunale. Il giorno successivo, infatti, si è esibito in una dichiarazione “revisionista” da politburo di sovietica memoria: «Esprimiamo grande soddisfazione perché il Consiglio di Stato ha riformato la sentenza del Tar dell’Umbria che aveva di fatto annullato la gara per la gestione del servizio dei rifiuti del Sub Ambito n. 1» riportata ossequiosamente dai giornali al seguito. Quindici ore dopo il Consiglio, “la più grande vittoria….” si era trasformata nella “riforma” della sentenza che dichiarava l’annullamento della gara. In altre parole, l’Auri, stazione appaltante, dovrà riaprire gli incartamenti, chiamare i soggetti interessati a spiegare, circostanziare e documentare tutti i punti critici che il Tar aveva ritenuti meritevoli dell’annullamento della gara stessa.

Tesi sostenuta dall’avvocato (gli avvocati sono un incubo per il Sindaco) Urbano Barelli, difensore legale di Gesenu, controparte di Sogepu nella gara, ma comunque da tenere presente. Peraltro la stessa sentenza nel dispositivo afferma: «e, per l’effetto, in riforma dell’impugnata sentenza - confermato l’annullamento del provvedimento di aggiudicazione dell’appalto - dichiara che spetta alla stazione appaltante procedere al compimento delle valutazioni indicate nei paragrafi 35.7 e 35.8, in contraddittorio con ciascun partecipante alla gara».

La partita è stata riaperta, e quando si gioca, anche se ai tempi supplementari, non si può gridare vittoria  prima di averla ottenuta. Ancora quindi non c’è un vincente, anche se nessuno si augura che Sogepu venga estromessa da una commessa così rilevante (300 milioni di euro per venti anni), che significa lavoro per tante persone. Ma c’è già un perdente: il Comune e chi lo rappresenta. Esiste infatti un codice istituzionale che fissa modi e termini del confronto, regolamenta i comportamenti istituzionali per garantire il normale svolgimento dei lavori nel rispetto della pluralità dei ruoli e delle opinioni. Quel limite è stato ampiamente superato in questa vicenda, come nelle precedenti dimissioni dell’Assessora Bartolini e nell’ancora precedente storia del Lascito Mariani.

Fatti episodici, ma che nella loro serialità denotano la tracimazione di un malcostume da cui nessun esponente della maggioranza ha avuto il coraggio di dissociarsi. ◘

di Valentina Rocchiana

 


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