Attualità
Assisi rattrista. Un borgo medievale di pietra, muri rosa e bianchi. Archi, torrioni, altane, balconi, bifore, fontane, scale, rampicanti… e facciate di chiese di una bellezza armoniosa e abbagliante, che stupisce anche chi molte altre volte è passato di qui.
Questo è lo sfondo, lo scenario. Ma qui sopra è stato montato uno spettacolo che tutto sfrutta e stravolge:
usando S. Francesco – ben più che qualsiasi altra “tradizione umbra” – il borgo luminoso è stato trasformato in una rivendita di coccetterie e cianfrusaglie. La riduzione a merce di questa città antica e con un’importante storia è un’operazione di violenta e crudele amputazione. Tutto è destinato al turista (religioso o no), niente o molto poco per la vita quotidiana dei residenti (forno, alimentari, barbierie, cinema…). Del resto gli abitanti dentro le mura sono scesi a solo qualche centinaio.
Perché?
È una domanda che va posta per trovare la via del rimedio, per CAMBIARE la destinazione d’uso di questa città. Lo stravolgimento e la mercificazione delle città d’arte e di storia è drammatico evento moderno che ferisce gran parte d’Italia, Firenze e Venezia in vetta alla lista. Assisi, però, ha di specifico la duplice origine della sua mercificazione: turismo senza aggettivo e turismo religioso. Dovrebbe per questo essere più scandalosa la sua riduzione a banale Disneyland.
di Anna Serena Bartolucci