Dall'Umbria. Lettera aperta agli assisani
Diciannove giorni di ressa e code, con gran soddisfazione di vescovo… e Sindaca. Traffico bloccato per i residenti, a protezione dei “pellegrini” che seguivano il beato. DICIANNOVE GIORNI, in cui la città e i suoi abitanti sono stati ostaggio di questa manifestazione. Mentre per chiunque era difficile organizzare un “evento” modesto come la presentazione di un libro, al vescovo è permesso richiamare in questo piccolo borgo la bellezza di 41.000 “pellegrini” (e ne mena vanto…).
Risultato: la curva dei contagiati diventa verticale dal 9 ottobre (sarà strano?), Assisi e circondario balzano in cima ai contagi regionali, e di rimbalzo l’Umbria, che era uscita quasi indenne dal primo scoppio del coronavirus, ora scala verso l’alto la graduatoria delle regioni italiane. Mi pare un bel prezzo che tutti dobbiamo pagare.
Ora la Sindaca si dispiace per un ulteriore decesso e con materna saggezza chiede ai cittadini di restare in casa e rispettare tutte quelle norme comportamentali e igieniche… che erano già in vigore il primo ottobre, quando hanno cominciato a prodursi i sacri assembramenti, voluti dal vescovo, e patrocinati dalla stessa Sindaca.
Oltre ai brontolii, ci sono voci in questa città che abbiano il coraggio di uscire allo scoperto e farsi sentire? A vaso rotto e latte versato, che almeno i cittadini siano ricompensati da un pentimento, un’assunzione di responsabilità… O dobbiamo rassegnarci, qui in Umbria, a vivere sotto lo Stato Pontificio, nonostante la Storia passata sotto i ponti? ◘
di Anna Serena Bartolucci