Mostre
Grande evento a Bologna, in Palazzo Fava (via Manzoni 2, fino al 10 gennaio prossimo, con ingressi contingentati e prenotazioni via telefono, email e on line, da martedì a domenica ore 9.30 - 20): è esposto il Polittico Griffoni, a 500 anni dalla sua realizzazione e 300 dalla sua dispersione.
Le tavole del polittico - costituenti la maestosa pala d’altare realizzata tra il 1470 e il 1472 per l’omonima cappella nella Basilica di San Petronio - furono eseguite dai ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de’ Roberti: lo straordinario sodalizio artistico tra i due iniziò proprio con questo progetto bolognese.
L’esposizione si compone di due sezioni. Il piano nobile ospita “Il Polittico Griffoni rinasce a Bologna”, con le tavole originali oggi superstiti, provenienti da nove musei internazionali, assieme alla ricostruzione del polittico, una vera e propria “rimaterializzione” attraverso lo sviluppo di tecniche di registrazione ad alta risoluzione e ricostruzione in 3D.
Le istituzioni proprietarie delle singole tavole sono la National Gallery di Londra, la Pinacoteca di Brera di Milano, il Louvre di Parigi, la National Gallery of Art di Washington, la Collezione Cagnola di Gazzada (Va), i Musei Vaticani, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam, la Collezione Cini di Venezia.
Il secondo piano accoglie “La Materialità dell’Aura: Nuove Tecnologie per la Tutela”. Attraverso video, immagini e dimostrazioni con gli strumenti di scannerizzazione 3D viene mostrata l’importanza delle tecnologie digitali nella tutela, registrazione e condivisione del patrimonio culturale, proprio a partire dal lavoro svolto sulle tavole originali di questo polittico. La mostra si avvale di un doppio catalogo, che comprende pure un’interessante raccolta di saggi incentrata su una varietà di temi che vanno dall’applicazione delle nuove tecnologie alla conservazione più tradizionale del patrimonio culturale.
L’eccezionale opera di ricostituzione ha anche il merito di ridefinire la centralità di Bologna nel panorama rinascimentale italiano. Francesco del Cossa si trovava da poco in città quando ricevette da Floriano Griffoni (conosciuto nel corso di un precedente soggiorno bolognese) la commissione di una pala d’altare per la propria cappella nella basilica di San Petronio. Il soggetto venne probabilmente scelto in accordo con i Domenicani, essendo stato Vincenzo Ferrer canonizzato da poco (1455) ed essendo l’Ordine impegnato in una forte opera di diffusione del culto. L’opera vide la collaborazione di un altro maestro ferrarese, il giovane e promettente Ercole de’ Roberti.
Il polittico rimase nella cappella fino al 1725-1730 quando, passato alla famiglia Aldrovandi e poi Cospi, venne smembrato dal cardinale Pompeo Aldrovandi e immesso nel mercato antiquario in lotti separati: da allora i pannelli si dispersero. La grande macchina d’altare venne ricostruita virtualmente da Roberto Longhi nel 1935, nel fondamentale saggio Officina ferrarese. ◘
di Mario Sensi