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Città di castello nel '400 e '500

Eventi. Ursula Jaitner-Hahner ha presentato il volume...

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Il CSMP ha recentemente pubblicato, per le Edizioni NUOVA PRHOMOS, un’opera molto importante per la storia di Città di Castello, unica nel suo genere. L’autrice, filologa e storica, che da anni compie ricerche sul nostro passato esplorando biblioteche e archivi, pubblici e privati, ha consegnato alla città un testo che ne documenta minuziosamente gli aspetti e i protagonisti della vita economica, culturale, sociale di due secoli, il Quattrocento e il Cinquecento, che sono particolarmente significativi per capire il nostro sviluppo.

La prefazione della prof.ssa M. Grazia Ottaviani Nico sottolinea l’ampiezza di questa ricerca, basata su una notevole quantità e tipologia di fonti, in un periodo che vede l’ascesa della famiglia Vitelli, i quali favoriscono l’istruzione pubblica e l’impegno culturale in molti campi.

Nei primi due capitoli, particolarmente interessanti, sono trattate in modo gerarchico tutte le arti e i mestieri, con riferimento preciso a persone; tra queste emergevano i mercatores: infatti sulla produzione e sul commercio di panni era basata l’economia della città. Fin dal 1300 numerosi mestieri erano organizzati in arti/società, in particolare le società mercantili, in cui cittadini facoltosi investivano il loro capitale, con buoni profitti. La città infatti non fu mai veramente indigente, nonostante varie imposte e gabelle. Spesso era indebitata, a causa di guerre, epidemie e carestie, che crearono tanti poveri nelle classi inferiori. Ne vengono ricordate alcune, gravissime, che comportarono decisioni difficili. Tuttavia l’autrice sottolinea che l’assistenza ai poveri era sentita come un dovere dell’etica cristiana e francescana, e cita molti lasciti testamentari di famiglie nobili (quali i Vitelli) per singole persone o per associazioni - per lo più ospedali e confraternite - che li curavano ed erano veri e propri istituti sociali.

I capitoli terzo e quarto affrontano l’analisi della vita culturale a Città di Castello, a cominciare dalla cultura giuridica e notarile: legum doctores e notai fin dal Medioevo erano al servizio della comunità, attivi in diversi uffici pubblici, ma lavoravano anche per clienti privati. Erano uniti nel Collegium iudicum et notariorum. Il prestigio di queste due professioni era altissimo, come documenta l’Archivio Notarile, ricchissimo.

Oltre il diritto, si era sviluppata a Città di Castello anche una cultura letteraria, sia pure in tono minore, arricchita dai contatti con Firenze e soprattutto con Roma, con cui vi furono sempre legami diplomatici e dove diversi tifernati nel tempo si trasferirono ottenendo incarichi presso la Curia. Le prime opere a stampa testimoniano la sua vitalità.

Un capitolo è dedicato alla istruzione scolastica, che, insieme alla sanità, era pubblica. Fin dal Medioevo i giovani ricevevano nella scuola comunale i primi elementi della loro formazione. Il Gymnasium publicum fu per secoli l’istituto scolastico più importante, dove maestri pubblici qualificati, nominati dal Comune, contribuirono ad elevare il livello culturale di base dei giovani tifernati. I maestri, come pure i giurisperiti, i notai e i medici, possedevano ricche biblioteche, che venivano lasciate in eredità ai loro discendenti.

Il capitolo 13 è dedicato al sistema sanitario pubblico e alla cura dei malati. Negli Annali sono documentati gli sforzi del Comune per trovare ottimi medici, allettati con lauti stipendi. I medici erano o medici chirurghi o medici fisici. L’autrice ne riporta nomi, provenienza, stipendio. Entrambe le categorie erano riunite in un Collegium, di cui facevano parte anche gli speziali o aromatari, cioè i farmacisti. Le farmacie, o le società farmaceutiche, erano un ottimo investimento, che spesso era unito a quello della lana e del guado.

L’ultimo capitolo presenta Ippolito Salviani, un tifernate illustre che, dopo il dottorato in medicina, si trasferì a Roma e divenne archiatra pontificius, medico di cardinali e pontefici, e fu anche scienziato e letterato, esempio di sintesi della cultura letteraria e scientifica rinascimentale.

Il libro, pur senza venir meno al rigore, è scritto in una prosa scorrevole, piana, e ci guida con naturalezza dentro aspetti finora sconosciuti della vita della città, in un periodo particolarmente importante della nostra storia. ◘

Di Gabriella Rossi


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