Cinema. Nino Manfredi
Se con Sordi ci troviamo di fronte all’italiano opportunista e piuttosto servile, con Nino Manfredi abbiamo un tipo ben diverso. Manfredi rappresenta in genere un individuo timido, introverso, inibito, non di rado oppresso da complessi, incapace alcune volte di adattarsi ad una classe media di cui fa parte. Di fronte ai potenti e ai prepotenti si discosta di norma molto dagli altri grandi della commedia all’italiana (oltre Sordi, Gassman e Tognazzi) mostrando una pacata ironia anche se amara, conservando una dignità e un profondo senso morale anche nei casi più difficili. Pur essendo in generale il classico perdente, difficilmente lo vediamo umiliato. La sua comicità è fatta di gesti misurati, di poche parole, di allusioni sottili. Non scade mai nella gretta volgarità.
Citiamo alcuni fra i tanti film importanti che lo hanno reso famoso.
In Audace colpo dei soliti ignoti (1960) di Nanni Loy è uno dei poveri diavoli che tentano una rapina al furgone del Totocalcio. In L’impiegato (1960) di Gianni Puccini è un impiegato timido e frustrato, anche se intelligente e dotato di un certo senso dell’umorismo, che ha una vita monotona, e di notte sogna di essere famoso come scrittore affermato accompagnato da una bellissima donna bionda, finché non irrompe nella sua esistenza una ammaliante quanto dispotica dirigente. In A cavallo della tigre (1961) di Luigi Comencini, interpreta un evaso che una volta a casa scopre che la moglie si è nel frattempo rifatta una vita con un brav’uomo allevando dignitosamente i figli. Arriva alla conclusione che la cosa migliore è ritornare in prigione. In Il giudizio universale (1961) di Vittorio De Sica fa parte degli individui in attesa della fine del mondo e del giudizio universale. In Anni ruggenti (1962) di Luigi Zampa ispirato a L’ispettore generale di Gogol è un giovane assicuratore piuttosto timido e riservato che viene scambiato per un gerarca fascista in incognito in una cittadina del sud Italia. In L’avventura di un soldato (1962), un episodio del film L’amore difficile di vari registi compreso Manfredi stesso, lo troviamo quale timido soldatino che ha un breve incontro in treno con una splendida donna. Il film è tutto giocato sulla mimica e sui silenzi. Ne I complessi (1965) di Dino Risi rappresenta un timido impiegato impacciato al punto di non saper prendere una decisione nei confronti della ragazza che ama. Andiamo avanti. In Operazione San Gennaro (1966) di Dino Risi fa parte della banda che tenta di rubare il tesoro di San Gennaro. Sempre nel 1966 interpreta un intellettuale di sinistra deluso in Il padre di famiglia di Nanni Loy. Nel 1969 in Vedo nudo di Dino Risi è un individuo ossessionato dal sesso. In Nell’anno del Signore (1969) di Luigi Magni è lo straordinario Pasquino che si beffa di una “giustizia” oppressiva ed autoritaria nella Roma papale dei primi dell’Ottocento. In Per grazia ricevuta (1970) diretto dallo stesso Manfredi si indagano i rapporti difficili fra padre e figlio. In Le avventure di Pinocchio (1972) di Luigi Comencini, tratto da Collodi, dà vita ad uno straordinario Geppetto. In Girolimoni il mostro di Roma (1972) di Damiano Damiani interpreta un fotografo ingiustamente accusato di omicidio. In Pane e cioccolata (1974) di Franco Brusati è l’italiano che vive da emigrante in Svizzera. In C’eravamo tanto amati (1974) diretto da Ettore Scola, è un portantino visto attraverso trent’anni di vita italiana. In Brutti, sporchi e cattivi (1976) di Ettore Scola è (cosa inusuale per un attore uso interpretare personaggi “simpatici” anche se imbranati) un baraccato cinico e dispotico che vuol tenere nascosto un milione ricevuto per la perdita di un occhio. In La mazzetta (1978) di Sergio Corbucci è un avvocato incaricato di ritrovare la figlia di uno speculatore edilizio.
In Il giocattolo (1979) di Giuliano Montaldo è un uomo qualunque che si avvede di avere un talento naturale nell’uso delle armi da fuoco e quindi decide di sfruttare tale “dono”.
Di Pietro Mencarelli