Giovedì, 28 Marzo 2024

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Crisi del Centro Storico tifernate

Il Rione San Giacomo

silvia romano2

Il rione San Giacomo, che include la parte settentrionale del centro storico tifernate, non manca certo di vitalità. Vi si concentrano scuole (quelle del “Sacro Cuore”, il liceo “Plinio il Giovane”, le elementari di San Filippo, il complesso delle Salesiane), servizi pubblici (uffici comunali, scuola di musica, biblioteca Carducci, CEIS), il teatro comunale, la biblioteca e l’archivio del Seminario, due pensionati e tre conventi (molto rinomato quello di Santa Veronica).

Eppure si percepisce che qualcosa non va. Per rendersene pienamente conto, basta percorrere il suo “corso”, quella via XI Settembre che poi sale come via Angeloni fino a piazza Raffaello Sanzio. Abbiamo contato più di una ventina di locali ora chiusi, che una volta palpitavano di attività commerciali. Oltre ad essi, la grande mole del cessato Cinema Eden (già, che fine farà quel grande stabile?) sta a ricordare che i tempi cambiano, così come le abitudini della gente. A pochi metri, c’era anche il Cinema Sant’Egidio a richiamare frotte di giovani.

Se i cinema sono stati vittime dell’inarrestabile crisi di questo settore dello spettacolo, il pauroso diradamento delle attività commerciali rappresenta un segnale d’allarme ben più grave. Purtroppo conferma quanto abbiamo denunciato nel numero scorso, illustrando i problemi della zona centrale di Città di Castello.

Parli con gli abitanti del rione e ti dicono che la crisi del suo commercio si spiega soprattutto con il suo spopolamento. Sono parecchie le case disabitate. Tuttavia abbiamo già sottolineato che lo spopolamento del centro storico non è un fenomeno recentissimo. Infatti ora abitano all’interno della cerchia muraria 3.186 persone; nel 2000 erano 3.224, pochissime di più. Non abbiamo i dati di quanta gente viva al momento nel cuore di San Giacomo, tra le vie dei Lanari, Fucci e Scatorbia e le mura settentrionali della città. Nel 2000 ci risiedevano 955 persone, nel 2005 erano diventate 930. Considerato l’andamento generale della popolazione urbana, attualmente il numero degli abitanti non dovrebbe essere tanto diverso.

Di certo è cambiato il “tipo” di popolazione. Di famiglie tradizionalmente “sangiacomine”, che da parecchi anni vivono nel rione, ne rimangono ben poche. Ce ne hanno segnalate poco più di una ventina. Dopo la seconda guerra mondiale, il travaso dal centro storico verso la periferia è stato un fenomeno generalizzato. Le 10.000 persone circa che lo affollavano, spesso in condizioni sociali penose, erano un peso intollerabile. Anche diverse famiglie immigrate dalla campagna negli anni ’50 e ’60 appena hanno potuto, si sono man mano trasferite fuori le mura. Ma ora i residenti ci segnalano un principio di inversione di tendenza, con l’insediamento nel rione di qualche famiglia di giovani e persino di alcuni stranieri anglosassoni. Quanto a stranieri, la presenza di extracomunitari non è cospicua e non è certo percepita come un problema. La via maestra da percorrere è dunque quella di incentivare l’insediamento di nuove famiglie. Il rione appare nel complesso pulito, arioso e ordinato, di facile accesso; quindi può attrarre nuova popolazione.

ombreQuanto alla crisi del commercio, non bisogna certo attendere che riprenda vigore con l’auspicato incremento dei residenti. Non possono certo prosperare attività commerciali rivolte solo ai bisogni della popolazione rionale. Le “boteghìne” di generi alimentari e di beni di prima necessità sembrano non avere più futuro. Piaccia o non piaccia, la parte più sostanziosa della spesa la si fa al supermercato. Lungo via XI Settembre, che è pur sempre un “corso”, ci vorrebbero invece negozi di richiamo per la tipologia e la qualità dei loro prodotti; anche laboratori artigianali, che vi acquisterebbero maggiore visibilità. Diciamo la verità – ed è questa una considerazione che vale per tutto il centro storico –, la qualità dei negozi non è un gran ché. Sono pochissimi quelli che ti attraggono per come sanno esporre i prodotti, o che comunque si caratterizzano come “tipici” o “eleganti”. Insomma, quei negozi che invogliano a dargli un’occhiata, che diventano mete di passeggiate nel centro storico.

Vero è, altresì, che allestire un negozio al passo coi tempi significa investire; e molti commercianti lamentano la mancanza di risorse finanziarie. Le problematiche delle attività commerciali sono le stesse che riguardano il resto del centro. Per chi non è proprietario dei locali, anche a San Giacomo le difficoltà rischiano di essere insormontabili in caso di caro-affitti. Ma ci sono pure segnali incoraggianti. Sappiamo infatti di qualche proprietario animato da “amor di rione” che ha preferito abbassare le pretese purché l’attività commerciale ospitata nei suoi locali potesse continuare. Si tratta di una scelta lungimirante, oltre che di forte sensibilità.

sangiacomo 3Questione dei parcheggi. Sinceramente, non sembra questo un problema di grande rilevanza. Via XI Settembre è aperta al traffico e vi si può parcheggiare per andare in un negozio o per fare una commissione. Inoltre esistono parcheggi a ridosso delle mura presso il liceo, fuori porta San Giacomo e porta Sant’Andrea e nel sotterraneo del Centro Le Grazie. Non si può certo pensare di ridurre a parcheggio – tutto sommato per pochi posti macchina – due degli ultimi scorci caratteristici delle antiche mura urbiche, cioè sotto la sede della Comunità Montana e di fronte all’istituto professionale per l’agricoltura: sarebbe un attentato al decoro storico e urbanistico dell’intera città.

È un giovane caffettiere a offrire un punto di vista più arguto e spiazzante, rispetto ai soliti luoghi comuni. Alla domanda su quale sia il problema principale del rione, risponde senza esitazione: “Il traffico!” Poi spiega: “Passano tante macchine lungo via XI Settembre, ma servono poco al commercio. Parecchie passano solo per attraversare parte del centro storico e poi escono da porta Sant’Andrea. Non servono ad altro che a distruggere la pavimentazione”. E sui parcheggi: “C’è gente che tiene la macchina in via XI Settembre tutto il giorno, quando dovrebbe starci solo il breve periodo concesso dalla fascia oraria”.

Il giovane comunque concorda che una grande risorsa per il rione, specie in prospettiva, è la nuova sede della biblioteca comunale Carducci. Nel suo primo anno di vita (è stata inaugurata nel marzo 2019) è diventata un punto di riferimento soprattutto per i tanti ragazzi che vi si ritrovano per studiare. Un risultato importante e non scontato. Anche la sua sala conferenze è stata molto utilizzata, contribuendo a portare gente nel quartiere. La frequenza dei lettori adulti si è attestata su buoni livelli, ma bisognerà saperla alimentare sia aggiornando la dotazione libraria, sia promuovendo iniziative. Se si considera che pure la biblioteca e l’archivio del Seminario hanno i loro utenti e un importante patrimonio di volumi e di documenti, e che nei pressi ci sono il teatro comunale e diverse scuole, il rione San Giacomo può davvero ambire a diventare il polmone culturale della città. Risorse culturali importanti, che contribuiscono ad animare il quartiere; però destinate a portare gente “da fuori”. Lo si è detto: ci vorrebbe più gente che viva “nel” rione.

Il pluriennale e faticoso percorso che ha portato al recupero di Palazzo Vitelli a San Giacomo come sede della biblioteca Carducci sottolinea che sono state ingenti le risorse finanziarie pubbliche investite per la rivalutazione urbanistica del rione e per recuperare e valorizzare, oltre al Palazzo Vitelli, altri stabili e le loro funzioni. Non tutto è filato liscio. Si spese molto a suo tempo per la pavimentazione di via XI Settembre, ma il “corso” di San Giacomo sta tornando a essere indecoroso. Il tipo di pietra usato sarebbe stato ottimale in caso di chiusura al traffico; non essendo ciò avvenuto, la pavimentazione ha presto cominciato a sbriciolarsi. In alcuni punti già crea problemi ai pedoni e ai ciclisti. Presto il Comune dovrà rimettere mano al portafoglio; e non sarà una piccola spesa. ◘

Di Alvaro Tacchini


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