Lunedì, 14 Ottobre 2024

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Geopolitica: Governanti o gangster?

Neofeudalesimo e illegalità internazionale

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Quello che sta avvenendo negli Stati Uniti, in Brasile, in Bolivia, in Cina, in Israele, in Europa, in molti Paesi africani è il prodotto di uno scontro definitivo tra due concezioni e due schieramenti inconciliabili. Da una parte governi e regimi neoliberisti, reazionari, dittatoriali, razzisti che, contro le leggi e con la forza vogliono continuare a estendere un potere illimitato a tutti i costi, contro le democrazie parlamentari, contro i propri cittadini, contro i popoli, contro gli ecosistemi. Un esercito globale variegato che diventa partito unico quando si tratta di gestione del potere e di arricchimento. Sono quelli di Davos e di Cernobbio, del Bilderberg, del Fondo Monetario e della Banca Mondiale. Quelli delle grandi banche e delle Corporation. Quelli delle finte democrazie (Stati Uniti) e delle dittature vere (Arabia Saudita). Non credono in niente al di fuori del potere e dell’arricchimento, per questo sono capaci di tutto. Dall’altra, la Rete globale di società civile e rappresentanze democratiche, che hanno compreso la pericolosità e l’ingiustizia insopportabile che questi poteri stanno imponendo.

Un soggetto positivo, non ancora una forza omogenea e un progetto globale, che non si batte per aggiustamenti dell’esistente ma per il cambiamento antropologico dei paradigmi e del pensiero corrente in tema di economia, di politica e di relazioni. Non nasce come prolungamento o affiliazione delle due tradizioni storiche della sinistra, quella comunista e quella socialdemocratica. Anzi, nasce come risposta e alternativa al fallimento del Comunismo e del Socialismo diventato “neoliberista”. Oltre che, ovviamente, e in primis, al fallimento del capitalismo e della sua degenerazione “neoliberistico-feudale”.

Il Comunismo di Stato (che non è il marxismo ma che anzi del marxismo costituisce l’antitesi e la negazione) ha promesso pane e libertà, ma poi ha concesso fame e Gulag.

Il socialismo europeo, da parte sua, ha puntato sul compromesso tra capitale e lavoro, ha creato dei lavoratori “moralmente incoscienti”, ma disposti ad accettare un lavoro e un sistema ingiusto (pagato soprattutto dai popoli del sud del mondo) in cambio di un po’ di bella vita. Un socialismo che ha perso progressivamente qualsiasi connotazione socialista per diventare organicamente neoliberista.

geopolitica2Le idee e i programmi dei partiti socialisti si fondano sull’accettazione di questo sistema capitalistico diventato neofeudale, non sulla sua contestazione. Accettano come inevitabile effetto collaterale della “bontà” dei mercati le crescenti ingiustizie, le povertà e le disuguaglianze. Vendono armi e fanno guerre (ex Jugoslavia, Iraq, Siria, Libia, Ucraina….) esattamente come la destra. Guidano la Nato e sono a capo di organismi economico finanziari internazionali. Pensano che l’ambientalismo sia costruire un giardinetto pubblico in più, non un modello di produzione e di vita fondato sul rispetto e sulla convivenza armonica con le altre forme di vita che assieme a quella umana popolano la terra.

In un mondo così avremmo bisogno di governanti moralmente elevati, colti, responsabili. E invece abbiamo personaggi come Trump, Bolsonaro, Netanyahu, Bin Salman, Erdogan, Orban, Al Sisi… Questi non sono normali governanti di normali democrazie parlamentari, e non vogliono neppure apparire tali. «Le Nazioni Unite non esistono – afferma John Bolton, già ambasciatore all’Onu di Bush ed ex Consigliere per la Sicurezza di Trump – gli Stati Uniti decidono e le Nazioni Unite devono seguire; se agire secondo gli indirizzi dell’Onu risponde ai nostri interessi, lo faremo, altrimenti no». Sono “gangster” del sistema globale nell’era del neofeudalesimo capitalista. Per costoro l’Onu e le leggi sono un intralcio, il diritto internazionale un argomento storico superato da studiare al massimo in qualche facoltà universitaria, la forza l’unico strumento della politica, l’arricchimento a dismisura contro persone e natura l’unico obbiettivo esistenziale.

DAL CAPITALISMO AL NEOFEUDALESIMO

Lo sviluppo lineare e positivo storicamente non è dato, la civiltà umana ha sempre proceduto per salti e contraddizioni: a ogni Medioevo è succeduto un Rinascimento e a ogni Illuminismo una Restaurazione. A ogni guerra mondiale (1940/45) ne è seguita un’altra (quella contemporanea “a pezzi”, che fa molti più morti). Secondo il pensiero storico-deterministico, che quasi mai c’azzecca e poco serve alla comprensione, dopo il capitalismo avrebbe dovuto esserci il socialismo. E invece il vecchio capitalismo industriale, fondato sulla produzione di beni e manufatti da parte di lavoratori che venivano compensati con un salario, è progressivamente involuto nel neoliberismo finanziario fondato sulla speculazione a discapito della produzione, per degenerare infine nel contemporaneo sistema neofeudale. Un sistema nel quale riemergono diffusamente le figure dei feudatari e dei servi della gleba, nella società e soprattutto nella rete, ambito nel quale si esprime con più forza il processo di feudalizzazione in corso, con pochi sovrani (ricchissimi) e tanti servi della gleba (sempre più poveri). Nell’era della globalizzazione neofeudale, siamo tornati a combattere “per il suolo e per il sangue”. È completamente saltato l’antico equilibrio tra apparato produttivo, apparato finanziario e politica. L’apparato finanziario è cresciuto a dismisura, si è ipertrofizzato e ha mangiato sia l’apparato produttivo che la politica. L’economico è diventato finanza speculativa, le multinazionali eleggono i premier e controllano i Parlamenti, lo sfruttamento delle persone e della natura produce uno sviluppismo senza sviluppo, la vendita di armi e le guerre sono il business più criminale e redditizio delle grandi potenze e delle cosiddette “democrazie occidentali”.

Un dato che evidenzia tale degenerazione è rappresentato dalle borse che, in piena crisi pandemica, economica, sociale e occupazionale, guadagnano l’11% in più. Mentre il Pil dell’Italia, dei singoli Paesi e della media europea precipita dell’8-10%.

geopolitica3La traduzione è che nella crisi in atto le multinazionali e i grandi gruppi bancari della finanza speculativa ci guadagnano. Si arricchiscono sulla sofferenza delle persone e sul crollo dell’economia reale. Delle migliaia di miliardi di dollari, o euro, movimentati in tempo reale ogni giorno per via telematica, ben il 95% - (il 95%) - è finalizzato alla speculazione, nel perverso gioco degli arbitraggi e dei differenziali dei tassi di interesse. Solo il 5% - (il 5%) - è il prodotto di transazioni economiche reali, per l’acquisto, ad esempio, di materie prime, derrate alimentari, medicinali, macchinari agricoli ecc. (fonte: Onu). Nel loro insieme Amazon, Facebook, Apple, Google, Microsoft, valgono più di tutti i Paesi del mondo (eccetto Stati Uniti, Cina, Germania e Giappone – Fonte Onu).

Siamo entrati pienamente nell’era del capitalismo neoliberistico-feudale. Un nuovo totalitarismo caratterizzato da un immenso sequestro di risorse e di democrazia da parte di un’oligarchia che non supera il 10% dell’umanità, ma le cui azioni, legalizzate quanto criminali, sono alla base sia del mancato sviluppo dei Paesi mantenuti nel sottosviluppo che dell’impoverimento della stragrande maggioranza della popolazione negli stessi Paesi avanzati. E rispetto a tutto questo Stati Uniti, Cina, Russia, Europa hanno un pensiero unico, agiscono con pratiche analoghe perseguendo le stesse finalità. Si scontrano per il potere non per un’idea alternativa di società, di economia, di sviluppo. E di mondo. ◘

Di Luciano Neri

 


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