Trama. La Commissione Programmazione economica del Comune in data 6 maggio discute del Lascito Mariani. Ambiente: sala consiliare. Introduce il Sindaco Luciano Bacchetta vestito da Sindaco, ricordando che la riunione è stata convocata per dare conto del parere pro veritate richiesto dal Comune medesimo all’eccellentissimo principe del foro Avv. Gianfranco Palermo. Il quale, consulente dell’Azienda ospedaliera, ovvero concorrente nell’attribuzione del Lascito, ha difeso l’Asl contro il Comune stesso per chiedere che nella sentenza pronunciata avverso parenti, cugini, cognati dalla prima alla quinta generazione che volevano papparsi il Lascito, venisse incluso il “vincolo di destinazione a favore dell'Asl medesima”. Il Tribunale di Roma sentenziò nel 2004 contro gli uni, stabilendo che titolare della eredità era solo il Comune e in Corte di Appello contro la Asl, affermando che titolare unico del Lascito era il Comune. Sentenze definitivamente confermate in Cassazione in data 9.10.2013. La quota più consistente del Lascito, 3.706.857,50 euro, sono andati al Comune e ci si serabbe aspettato che si esultasse in un tripudio di bollicine, botti e cuccurucù per tale vincita milionaria, e che all’Avv. difensore del Comune, Avv. Emilio Mattei, venisse eretto un monumento ai giardini pubblici (non più di moda) o, in alternativa, gli venisse intestata una sala consiliare. Niente di tutto ciò. Qualcosa è andata storta, perché si pone subito il problema di spendere questa montagna di soldi e non si sa come. E già nel 2013, ante sentenza definitiva, il Sindaco aveva cominciato a far circolare la novella sull’utilizzo del Lascito per costruire una “Cittadella della salute” nell’ex ospedale, cosa encomiabile ma con una piccola contro indicazione: è l’unico edificio in Umbria divenuto un rudere dopo la dismissione, e per il suo recupero occorrono tanti e tanti sghei. La pensata è geniale: il Lascito servirà anche per questo. Il resto lo metteranno Regione e Asl: in fondo si tratta di soli 11milioni di euro e i 3milioni dell’eredità fanno comodo. Ma c’è il vincolo voluto dalle donatrici, quelle che, non conoscendo la legge come è necessario conoscere quando si fanno le donazioni, avrebbero, dice il parere, dovuto “appoggiare” le loro intenzioni su solide basi normative, diamine! Una lacuna imperdonabile non conoscere la legge. In aggiunta hanno sbagliato anche i tempi, avendo fatto il testamento, olografo, nel 1984, a tempo scaduto, perché gli enti ospedalieri erano stati sciolti nel 1978 e i loro patrimoni vennero trasferiti ai Comuni, senza aver avvertito le sorelle Mariani, che, ovviamente non ne sapevano nulla. E così hanno finito per donare i loro beni a un soggetto inesistente. Per questo è iniziata una lunga tornata tribunalizia durata 30anni con risultato vincente ma non convincente. Sarebbe stato tutto più semplice se le sorelle Mariani avessero scritto il testamento prima del 1978 o, in alternativa, avessero deciso di passare a miglior vita dopo il 1992, cioè dopo le ulteriori trasformazioni normative intervenutte nella sanità, con le quali le Usl hanno riacquistato personalità giuridica e successivamente le Asl sono diventate aziende ospedaliere, riacquisendo i beni passati ai Comuni: una gran confusione. Per questo si è reso necessario il parere pro veritate, per sciogliere l’enigma sull’utilizzo del Lascito Mattei, che l’avv. Mariani ha difeso per conto della Asl, mentre l’avv. Palermo consulente del Comune... Pardon... ho anch'io ho fatto confusione, ma come dice Totò è la somma che fa il totale. In altre parole, all'Avv. Palermo, difensore della Asl contro il Comune, viene chiesto il parere per spiegare al Comune cosa fare del Lascito. Come dire: tu hai fatto la causa contro di me e siccome hai perso ti chiedo di spiegarmi come posso farti vincere. Ma l'Avv. Palermo, persona competente e integerrima, ha rimesso un parere in punta di diritto ineccepibile. Quindi checché se ne dica e checché se ne pensi, sempre Totò insegna, bisogna studiare, interpretare, ragionare, gli avvocati stanno lì per questo, diamine!, direbbe il principe della risata. Sono loro, gli avvocati, che spiegano come va il mondo, non come noi pensiamo, ma come dicono le leggi. Altrimenti può capitare che due povere persone anziane prima di addormentarsi decidano di dare i soldi, così, per curare chi sta male e mettano in difficoltà Ospedale, Comune e chissà quanti altri! Quindi, imbracciato il parere come un bazooka, convinto che il l'Avv. Palermo abbia dato ragione alla sua veritate, il primo cittadino ha sparato a zero, inanellando una serie di perle con cornice: «Sono stato troppo buono» e ora basta! Richiamerà all’ordine il difensore civico regionale Marcello Pecorari che si è permesso di dire che bisogna rispettare la volontà delle benefattrici senza averlo interpellato; si rivolgerà all’Ordine degli Avvocati per fare il contropelo a quel Mattei, peste lo colga, per averlo scoperto in flagranza di reato mentre esprimeva una opinione difforme dalla sua, sostenendo la stessa tesi di Pecorari. “Questa è invasine di campo” a gamba tesa; “avevo ragione io, modestamente. Scusate l’atto di arroganza…”, tanto per gradire. “Questi ineffabili principi del foro” sono stati sbugiardati dal professor Palermo, il quale sostiene che l’eredità Mariani può essere impiegata per la Cittadella della Salute, quindi per il recupero dell’ex ospedale. E poi il botto finale: il primario (Avv. Palermo) ha preso pochi spiccioli, solo 30mila euro per aver vinto la causa del Comune, mentre il comprimario, l’Avv. Mattei, ha preso una somma esosissima con tanto cheque. Come abbia fatto il Comune a pagare il professor Palermo se è stato difeso dall’Avv. Mattei, il Sindaco non è riuscito a spiegarlo.
La risposta, anzi le risposte le fornisce lo stesso Avv. Mattei che entra in scena con una lettera inviata al Sindaco e a tutti i capigruppo consiliari e destinata a rimanere negli annali dell’ente, nella quale sbugiarda a sua volta a suon di “non è vero che…”, è falso che…”, “non risponde a verità…” l’interpretazione del parere pro veritate data dal Sindaco, dimostrando in punta di diritto che il dott. Palermo non sostiene affatto che il Lascito Mariani possa essere utilizzato per il recupero dell’ex ospedale, perché la struttura oggi appartiene alla Regione e tale utilizzo andrebbe a incrementare un patrimonio di un altro ente, cosa del tutto illegittima. La veritate dell'Avv. Mattei dunque è chiara: il Sindaco non ha capito ciò che ha letto: quindi “ho ragione Io”. Il copione va riscritto. Fine del primo atto
Di Antonio Guerrini