Venerdì, 19 Aprile 2024

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Una costituzione universale

 DOSSIER

il paradigma della forza3

Luigi Ferrajoli è considerato il maggior teorico di diritto italiano e uno dei più importanti esperti di diritto costituzionale a livello internazionale. Gli abbiamo rivolto alcune domande sulla proposta da lui lanciata, assieme ad altre personalità, di una Costituzione Universale.

Perché una Costituente Terra ossia il progetto di una Costituzione universale nel momento in cui nazionalismi e populismi ripropongono il tema delle identità nazionali?
«Proprio perché la democrazia è oggi in crisi a causa del prevalere, nel senso comune, della concezione identitaria e regressiva proposta da populisti e sovranisti. Contro questa concezione, occorre insistere sulla tesi che la democrazia non consiste, come riteneva il giurista nazista Carl Schmitt, nell’espressione dell’identità e della volontà di un popolo, bensì nella pacifica convivenza delle differenze e nella riduzione delle disuguaglianze. Solo una Costituzione che prenda in parola il carattere universale dei diritti umani come diritti di tutti sarà in grado di inverare questa concezione costituzionale della democrazia. Una Costituzione della Terra è anzi tanto più necessaria quanto maggiori sono le differenze personali che essa ha il compito di tutelare e le disuguaglianze economiche e materiali che ha il compito di ridurre».

Dagli anni ’70 ci troviamo in presenza di un attacco alle Costituzioni uscite dalla seconda guerra mondiale culminato, in Italia, nel Referendum fallito del 2016. Da una parte c’è l’impulso a limitare i poteri costituenti, dall’altro si propone una loro estensione globale. Non può apparire una forma di utopia poco realistica?
«La vera utopia consiste nel pensare che la realtà possa rimanere come è, senza andare incontro a un futuro di catastrofi di vario tipo: ambientali, nucleari e umanitarie. E il vero realismo consiste nella consapevolezza che alle sfide globali e alle minacce di catastrofi planetarie – le guerre, gli sconvolgimenti climatici, la crescita della povertà, la fame e le malattie non curate – la sola risposta razionale è la costruzione di una sfera pubblica quale può essere disegnata soltanto da una Costituzione della Terra, che imponga limiti e vincoli ai poteri sregolati degli Stati sovrani e dei mercati globali».
occhi

Come è possibile radunare sotto un unico ombrello normativo centinaia di popoli che sono spesso in lotta tra di loro e alcuni, in particolare, hanno al governo leader irresponsabili?
«Le costituzioni, ripeto, sono contratti sociali in forma scritta tra soggetti differenti e disuguali – individui, popoli, culture – tra loro altrimenti in conflitti distruttivi. Il loro ruolo è precisamente quello di garantire da un lato l’uguale valore e il reciproco rispetto delle differenze attraverso la garanzia dei diritti di libertà, che sono tutti diritti alla tutela e all’affermazione delle proprie differenze personali e, dall’altro, attraverso la garanzia dei diritti sociali alla salute, all’istruzione e alla sussistenza, che sono tutti diritti alla riduzione delle disuguaglianze economiche e sociali».

Il mercato ha ormai assunto un primato reale sulla definizione delle scelte e degli indirizzi sociali sopravanzando la politica. Come si concilia l’idea di una Super-Costituzione in una condizione di supremazia assoluta della economia?
«È proprio nell’assenza di un costituzionalismo globale e perciò nell’asimmetria tra il carattere globale dei mercati e il carattere ancora prevalentemente locale della politica e del diritto, che risiede la vera ragione del ribaltamento del rapporto tra politica ed economia, cioè del governo non più dell’economia da parte della politica ma, viceversa, della politica da parte dell’economia e della finanza. Solo un costituzionalismo globale, all’altezza dei poteri globali dei mercati, può restaurare la subordinazione al diritto e alla politica dei poteri selvaggi di carattere economico e finanziario».

L’idea di una Costituzione universale presuppone un popolo globale. Ma in questa prospettiva, chi sono i nuovi soggetti attori della vita politica nei singoli Stati e che cosa deve cambiare rispetto al passato nelle loro prassi e nella loro cultura?
«Il popolo e la sua identità non sono il presupposto della Costituzione. Ne sono, al contrario, l’effetto. L’identità e l’unità del popolo – l’unica unità e l’unica identità popolare che in democrazia meritano di essere perseguite – consistono infatti nell’uguaglianza nei diritti fondamentali e perciò nella percezione degli altri come uguali perché dotati dei medesimi diritti e perciò della medesima dignità. È questa uguaglianza che forma il presupposto della coesione e della solidarietà sociale e che deve essere perseguita, sul piano culturale, con una campagna contro tutti i razzismi, i nazionalismi, i fondamentalismi religiosi e i settarismi ideologici».

Con le nuove tecnologie è possibile scatenare la guerra in qualsiasi parte del mondo rimanendo a casa propria. Putin ha sostenuto che chi arriverà per primo ad applicare in modo sicuro l’intelligenza artificiale ai sistemi di armamento dominerà il mondo. Come si può vincere tale disegno con l’utopia di una Costituzione universale?
«Proprio questa potenza distruttiva di cui gli attuali sovrani possono disporre rende necessario ed urgente un costituzionalismo globale che imponga loro limiti e vincoli, a garanzia della pace e dei diritti fondamentali di tutti. Una costituzione globale non è solo possibile. È anche necessaria e urgente. Di più: è la sola risposta razionale e realistica a un futuro altrimenti distruttivo. Se non vogliamo occultare l’irresponsabilità e la miopia della politica né legittimare la sua inerzia e la sua incapacità, non dobbiamo confondere la difficoltà e perfino l’improbabilità di un costituzionalismo globale con la sua impossibilità teorica.

Oggi qualunque impegno politico democratico non può che muovere dalla consapevolezza della possibilità, oltre che della necessità e dell’urgenza, di un’espansione al diritto internazionale del paradigma costituzionale». 

Di Antonio Guerrini


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