AMBIENTE. Intervista a Oliviero Dottorini che fu uno dei protagonisti della vicenda di Rio Fergia nella veste di Consigliere regionale.
Oliviero Dottorini, già consigliere regionale dei Verdi prima e di Italia dei Valori dopo, è stato uno degli attori della vicenda che per lunghi anni ha visto contrapposta la piccola comunità del Rio Fergia (Gualdo Tadino) alla multinazionale Rocchetta-Idrea per il controllo delle acque di quel territorio. «È stata una vicenda emblematica – ricorda oggi – dove da un lato c’era una comunità verace e combattiva, determinata a difendere la propria risorsa idrica, dall’altra una multinazionale che metteva tutta la sua potenza di fuoco nel tentativo di ottenere le concessioni necessarie all’imbottigliamento».
Lei da che parte stava?
Dalla parte della comunità locale. Ho sempre ritenuto che la loro battaglia fosse sacrosanta e dall’alto valore simbolico.
Una sorta di lotta tra Davide e Golia?
Ma sì, una storia d’altri tempi che racconta però una verità importante. Il tema è quello dell’imbottigliamento delle acque minerali e in quegli anni riguardava un territorio di 200-240 famiglie, sperduto nelle valli umbre attorno all’abitato di Boschetto di Gaifana. La loro battaglia, che poi è proseguita tenacemente per anni, era rivolta verso chi stava consentendo a due multinazionali, Rocchetta e Idrea, di attingere ad acque della comunità, prosciugando – dicevano – le falde del loro territorio.
Ma si trattava di un’acqua particolarmente pregiata?
È particolarmente pregiato il luogo ed è particolarmente pregiata l’acqua, tant’è che la Regione, pur di concedere i prelievi a Rocchetta-Idrea, giunse a promettere la realizzazione di una nuova condotta idrica per approvvigionare gli abitanti del Rio Fergia.
E la risposta quale fu?
Fu questa: se l’acqua che volete darci è così buona, perché non la date a Rocchetta-Idrea e a noi lasciate quella che scorre in mezzo alle nostre case?
In tutto questo come si comportò la politica?
In generale eravamo soli a difendere le ragioni di chi si opponeva ai prelievi idrici. Spesso parte del Centrodestra andò in soccorso della giunta di Centrosinistra che stava dalla parte delle multinazionali. Solo nel 2007 andammo molto vicini a ottenere un risultato storico. La votazione sulla nostra mozione, che tentava di annullare la determina della Regione per la concessione di nuove acque a Rocchetta-Idrea, finì 14 a 14. Diversamente da quanto era avvenuto in precedenza, quella volta votarono la mozione dei Verdi e Civici anche Rifondazione e il Centrodestra. Ma la parità dei voti non fu sufficiente ad annullare la determina… C’è da dire che i cittadini del Rio Fergia, caparbi come non mai, non si sono arresi e hanno ottenuto per via giudiziaria quello che la politica e le istituzioni non sono stati capaci di riconoscergli.
Il braccio di ferro è proseguito a lungo. All’epoca il Comitato si auto-organizzò per presidiare il territorio…
Certo, attivarono un presidio permanente per impedire che iniziassero le trivellazioni. Facevano proprio i turni, 24 ore su 24. Infatti è rimasto famoso l’episodio delle ruspe che arrivano in piena notte per iniziare i lavori e il parroco che alle tre di notte si mette a suonare le campane per radunare gli abitanti della frazione. Respinti, anche quella volta.
Ma qual è la vera posta in gioco?
Beh, noi sappiamo che quando acquistiamo una bottiglia di acqua minerale, non paghiamo il contenuto di quel prodotto che infatti non ha quasi prezzo. All’epoca per prelevare acqua da imbottigliare le aziende pagavano 1 lira al litro. Poi riuscimmo a far raddoppiare i canoni: 2 lire al litro. Parlo in lire perché si capisce meglio. Quello stesso prodotto, una volta imbottigliato, etichettato, sponsorizzato e sistemato sugli scaffali del supermercato, ce lo ricompriamo a 4-500 lire al litro. Un bel business, no?
In un documento televisivo del tempo si vede un imberbe Matteo Salvini tentare di tenere due piedi in una staffa: a parole stare dalla parte della pubblicizzazione dell’acqua e poi dichiararsi a favore della sua gestione privatistica. Ora che l’Umbria è in mano alla Lega siamo avvisati...
I suonatori sono cambiati, ma mi pare di capire, per chi ha a cuore la giustizia sociale e la tutela dei beni comuni, che la musica sia sempre la stessa. Si continua a pensare che il territorio, l’ambiente e i beni comuni siano solo una merce di scambio.
Si può affermare che anche le recenti sentenze siano da intendere come una lezione per tutta l’Italia?
Non le conosco nel merito. Certo, quello del Rio Fergia è stato ed è un caso che per i suoi contorni, per i soggetti coinvolti, per le modalità in cui è stato affrontato, attraversa le barriere localistiche e partitiche per divenire argomento di confronto tra diversi approcci rispetto alla difesa dei beni comuni e ai diritti delle popolazioni all’epoca della globalizzazione. È forse giunto il tempo di riconquistare una consapevolezza che pare esserci sfuggita di mano.
di Maurizio Fratta