Appena qualche numero fa, proprio da queste pagine, Amedeo Zupi sottoponeva all’attenzione dei nostri lettori il volume di Giacomo Oddo “I mille di Marsala” pubblicato nel 1862 a Milano. Quasi del tutto dimenticato nella folta letteratura garibaldina il volume viene oggi ristampato in copia anastatica dall’editore Francesco Tozzuolo. Milleduecentoquattro pagine che documentano, con una prosa appassionata i luoghi e gli uomini che hanno partecipato alla spedizione. Affiorano tutte le questioni politiche della monarchia, della repubblica del meridione d’Italia. Questo frate che segue Garibaldi racconta molte azioni eroiche e ci offre l’elenco alfabetico di quanti partecipano allo sbarco. Ci racconta l’autore delle rivolte soffocate nel sangue, dai Borboni a Palermo nel mese di aprile e che motivano lo sbarco del’11 maggio 1860 a Marsala. Parte tutto da quella che potremmo chiamare l’avanguardia dei cantieri navali palermitani e che, con Francesco Riso, si era messa alla testa delle lotte. Calafato è il mestiere di tanti che verranno passati alle armi dalla monarchia dei Borboni. Molti dei ribelli appartengono alla gloriosa professione dei “maestri d’ascia”.
Tra le altre cose, Giacomo Oddo ricorda quanto Garibaldi fosse orgoglioso delle sue camicie rosse e con quanto piacere esibisse, in particolare alle delegazioni inglesi e francesi che lo raggiungevano, la “legione ecclesiastica” capitanata dal sacerdote Paolo Sardo. Si racconta che Alessandro Dumas a bordo della sua goletta, Emma, arriva in Sicilia per sostenere Garibaldi e i suoi uomini. Poi compare la figura di Rosalia Montmasson, l’unica donna che sbarca con i Mille. Per parlare di lei ci siamo avvalsi della scrittrice Maria Attanasio che per i caratteri della Sellerio ha pubblicato il romanzo “La ragazza di Marsiglia”. È proprio qui che la Montmasson conosce Francesco Crispi, esule, in fuga dall’Italia. I due giovani si innamorano. La vita da esuli non è certo facile. Lei era nata nel 1826 in Alta Savoia. Il sostentamento quotidiano della coppia è retto dal lavoro di Rosalia che lava e stira camicie per famiglie facoltose. Crispi viene arrestato. Riesce a riparare a Malta dove Rosalia lo raggiunge. Qui, in vista di un nuovo esilio, decidono di sposarsi.
Nella notte del 5 maggio 1860 partendo da Quarto la Montemasson indossa pantaloni e camicia rossa. È lei che, parlando della battaglia di Calatafimi, Oddo definisce “l’angelo della giornata” per come si prodiga nel soccorso dei feriti. Sempre a lei, si dice, vengano affidate missioni clandestine particolarmente delicate. Francesco Crispi è nominato Governatore della Sicilia e intanto procede la risalita di Garibaldi verso Napoli. L’eroe dei due mondi si muove nel mezzo del feroce scontro politico tra mazziniani e monarchici. Il nuovo regno viene proclamato il 17 marzo 1861. Esplode anche il rapporto di coppia tra la Montmasson e Crispi. Passato al partito che sostiene la Casa Savoia e divenuto Ministro degli Interni, Crispi con delle nozze segrete si unisce a Filomena Barbagallo conosciuta come Lina. Usa la propria posizione politica per sfuggire all’accusa di bigamia che definitivamente comprometterebbe la carica di Ministro. Se Francesco Crispi fosse stato mandato a giudizio, condannato ad anni di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, come accadeva in quel periodo ad altri indagati per lo stesso reato, un po’ diversa forse sarebbe la storia che racconteremmo oggi .
Sua Eccellenza, don Ciccio per gli amici, imbastisce una serie di trame perché venga reso nullo il matrimonio con Rosalia Montmasson. Si arrivò a dire che le nozze celebrate a Malta dal gesuita Luigi Marchetti erano avvenute in una casa privata. Sui giornali si scrisse che quel prete, tossico e girovago che le aveva celebrate, non avesse nemmeno la facoltà di somministrare i sacramenti in quanto sospeso a divinis dopo il suo coinvolgimento nella Repubblica Romana. Rosalia Montmasson su tutta la vicenda mantiene un silenzio che molta stampa del periodo definisce inspiegabile, quasi una resa al potente marito. Rosalia Montmasson scompare dalla vita di Crispi, scompare anche dai libri e dalla memoria collettiva. Il documentato romanzo di Maria Attanasio ce la fa ritrovare insegnante alla Scuola Femminile di Trastevere fondata da Sara Nahan, amica di Mazzini. Qui le ragazze sono educate come i maschi, secondo il principio di uguaglianza. È rigorosamente vietato, soprattutto, l’insegnamento di economia domestica.
Redazione l'Altrapagina.it