Siria: Lo scontro di Idlib riaccende la guerra sulla pelle dei profughi
L’invio dei soldati turchi per combattere a fianco dei terroristi di Hayat Tahrir Al Sham, Hurras Al Deen e i Turkistani, tutti affiliati ad al-Qaeda, dimostra il coinvolgimento della Turchia con il terrorismo internazionale.
E la Siria ha tutto il diritto di difendersi da qualsiasi aggressione sul proprio territorio. Questo lo garantisce la legalità internazionale, la carta delle Nazioni Unite e le decisioni del Consiglio di sicurezza.
La Turchia ha chiesto l’attivazione dell’articolo 5 del trattato del Patto Atlantico per sostenere la sua operazione militare, denominata “scudo di primavera”, ma esso prevede che l’aiuto dei partner del trattato scatti se un paese membro venga attaccato. In questo caso è la Turchia il paese aggressore contro la Siria. La presa di posizione della Nato si è limitata quindi alla raccomandazione di un cessate il fuoco a Idlib e a esprimere solidarietà con la Turchia quale membro della Nato. Questo non ha soddisfatto le ambizioni di Erdogan il cui obiettivo era quello di coinvolgere la Nato contro la Russia, cosa che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili. Di conseguenza ha messo in atto l’arma del ricatto lasciando via libera ai rifugiati siriani presenti nel paese (3 milioni-3,5 milioni) di raggiungere l’Europa.
La sfida ai 27 di Buxelles Erdogan l’ha lanciata anche in Libia e nel Mediterraneo orientale, spingendo proprie navi a effettuare esplorazioni di gas e petrolio in una zona non autorizzata. Il dittatore turco usa sempre le maniere forti quando si tratta di negoziare con i suoi “alleati” dell’Unione Europea. Almeno 3mila persone sono state aiutate a raggiungere i confini di terra della Grecia attraverso il fiume Evros. La Turchia sta usando i rifugiati come pedine geopolitiche per promuovere i suoi interessi.
Putin ed Erdogan assicurano di avere trovato un intesa per fare tacere i cannoni e hanno annunciato un cessate il fuoco a partire dalla mezzanotte del 6 marzo. L’accordo prevede un corridoio di sicurezza lungo l’autostrada M4 Aleppo-Latakia nella zona di Idlib ampio 12 km (6 km a est e 6 km a ovest dell’ autostrada M4), che sarà controllato congiuntamente da pattuglie russe e turche a partire dal 15 marzo. Una fascia di 6 km che separa le forze siriane da quelle turche per favorire il rientro a casa di un milione di rifugiati siriani accalcati al confine con la Turchia, che non riescono a entrare perché vengono respinti.
Sorprende il cambiamento di Erdogan da arrogante ricattatore diventato un agnellino. Dopo aver aperto le porte per l'Europa a 130mila persone per portarsi al confine greco, ora questi disperati sono rimasti chiusi in una trappola: non possono andare avanti perché incontrano la polizia di Atene a contrastarli con lacrimogeni, manganelli e violenze e non possono tornare indietro, perché i turchi gli sparano addosso spingendoli verso la Grecia.
L’accordo raggiunto tra i due autocrati, Erdogan e Purin, sul cessate il fuoco riguarda il flusso dei rimpatrii, ma non risolve la questione di coloro che sono già ai confini con l’Europa. Il gioco pericoloso che si sta attuando tra Turchia, Russia, e Siria con la vicenda dei rifugiati offre un velo al nodo che sta infiammando ancora l’area: lo scontro tra Turchia e Iran, con una Russia che, a sua volta, aspira a mantenere una posizione di predominio in un avamposto per lei strategico.
Quindi quella che sembrava una vicenda giunta quasi a conclusione, sta riprendendo vigore. Anche perché gli Stati Uniti in realtà non si sono mai ritirati e lo scacchiere rimane soggetto a forti tensioni.
di Nizar Nayef