Canova a tutto campo

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canova a tutto campo1«Canova. Eterna bellezza» è il titolo della mostra che si tiene fino a metà marzo nella capitale, nel Museo di Roma in Palazzo Braschi, incentrata sul legame tra Antonio Canova e l’Urbe, con oltre 170 opere e prestigiosi pre­stiti da importanti musei e colle­zioni italiane e straniere. L’esposizione racconta in 13 se­zioni l’arte canoviana e il conte­sto che lo scultore trovò giungen­do nella città «caput mundi» nel 1779. Furono tantissime le opere da lui minuziosamente studiate: ebbe anche parole di ammira­zione nei confronti del gruppo di Apollo e Dafne di Bernini, visto a Villa Borghese, e riportate nei suoi Quaderni di viaggio. La mostra affronta anche il rap­porto tra lo scultore e la lettera­tura del suo tempo: una piccola sezione è dedicata alla relazione tra Canova e Alfieri, la cui trage­dia Antigone, andata in scena a Roma nel 1782, presenta più di uno spunto di riflessione in rap­porto alla rivoluzione figurativa canoviana. Antigiacobino, Canova abban­donò Roma all’epoca della Re­pubblica alla fine del Settecento per rifugiarsi nella natia Possa­gno. Dipinti, sculture, disegni e incisioni documentano quel momento che vide la fine prov­visoria del potere temporale del papato con l’esilio di Pio VI Braschi.

Canova fu incaricato di scolpire la statua di tale ponte­ fice, da collocare inizialmente sotto l’altare della Confessione nella Basilica Vaticana, poi spo­stata nelle Grotte Vaticane. Nell’ultima sala della mostra, uno dei marmi più straordinari di Canova: la Danzatrice con le mani sui fianchi, proveniente da San Pietroburgo. Gira sulla sua base, come l’artista desiderava. A Canova - nella sua qualità di Ispettore delle Belle Arti - dob­biamo anche il recupero in Fran­cia di molti capolavori italiani sottratti da Napoleone.

Come si accennava, questo grande artista nacque a Possa­gno (Treviso). Per chi volesse approfondire, l’itinerario può proseguire nella Casa natale e nella vicina Gypsotheca, dove il fratello, Giovanni Battista Sar­tori, trasferì, fin dal 1829, tutti i modelli in gesso che, alla morte dello scultore (avvenuta nel 1822 a Venezia), si trovavano nel suo studio romano. Il Museo di Possagno, uno dei primi musei del Veneto, fornisce l’immagine completa dell’arte e della vita di Antonio Canova: oltre ai gessi vi sono custoditi i dipinti a olio e a tempera, i di­segni, le memorie, i vestiti, gli strumenti di lavoro, i libri… Il tutto all’interno di preziose ar­chitetture, che offrono il conte­sto più valido per apprezzare la grandiosa produzione artistica di Canova: dalla Casa settecente­sca, costruita grazie alla perizia dei mastri scalpellini e tagliapie­tre locali, alla Gypsotheca otto­centesca di Francesco Lazzari; dagli ampliamenti novecente­schi di Carlo Scarpa e di Lucia­no Gemin al grandioso Tempio, progettato dallo stesso Canova come chiesa del paese, a pochi metri dalla sua Casa. E per concludere, avendo cita­to Vittorio Alfieri, ci possiamo spostare in Piemonte. Palazzo Alfieri è un edificio di Asti molto conosciuto in quanto casa nata­le del poeta. In stile barocco, è situato in corso Alfieri nel rione Cattedrale ed è la sede del Cen­tro Nazionale Studi Alfieriani.

di Maria Sensi