Discussione - La soluzione dei due Stati separati o dello Stato binazionale per risolvere il conflitto israelo-palestinese sono entrambe posizioni che fanno discutere
Di Antonio Rolle
La terza Nakba (Catastrofe)
La prima è avvenuta, con la “pulizia etnica” di quasi 800.000 palestinesi, nel 1948, alla vigilia della nascita dello Stato d’Israele. La seconda (terribile anch’essa per i suoi risultati e dimensioni) ha avuto luogo più di 50 anni fa, nel 1967, con il Blitzkrieg dei “Sei giorni” e la conquista /ruberia di tutta la Cisgiordania, praticamente il 22% di ciò che restava della Palestina storica. E oggi potremmo essere alla terza catastrofe con il “Piano di pace del secolo” come, trionfalmente, lo chiamano Ubu re Donald Trump e il suo incensatore Benjamin Netanyahu.
Due signori che sono l’immagine irreprensibile della moderna etica politica: uno, il benefattore, Presidente della prima potenza mondiale, che ha subito, nel suo paese, una procedura di destituzione per abuso di potere e ostruzione al Congresso. L’altro, il beneficiato, Primo Ministro d’Israele, deve umiliarsi a passare le Forche Caudine per tre gravi atti d’accusa per corruzione che la giustizia del suo Stato gli ha comminato. Due iene che si disputano i resti di una gazzella morta. Poi ce n’è anche un terzo: si chiama Benny Gantz. Ex capo di Stato maggiore delle IDF (le Forze di difesa che massacrano i palestinesi!). Questo Generale israeliano è sotto indagine alla Corte Penale dell’Aia per crimini di guerra. É il contendente di Netanyahu nelle prossime elezioni israeliane del 2 marzo. Il suo amico Netanyahu ha invitato, le Autorità internazionali, a porre sanzioni contro la Corte dell’Aia. Sanzioni alla Corte invece che allo Stato che occupa e massacra. Sembra un film. No, non è un’associazione a delinquere. Si tratta dei “Grandi del Mondo”che decidono dei nostri destini, quelli di milioni di donne e giovani affamati di giustizia. Il “Piano di pace del secolo” che chiamano anche “Accordo del secolo”, prevede la piena sovranità israeliana su Gerusalemme, compresa la Città Vecchia. Ai palestinesi è consentita una “limitata rappresentanza simbolica”.
Inoltre, “il Piano” stabilisce la piena sovranità d’Israele sulle più di 100 colonie della Cisgiordania occupata, insieme a tutta la Valle del Giordano, il che significa impossessarsi di più del 30% dell’intera Cisgiordania. In molti hanno inteso che questo “Accordo del secolo” (Ma quale accordo! I palestinesi non sono mai stati consultati per nessun accordo !) sia stato elaborato apposta perché fosse bocciato dalla Autorità Palestinese.
Una democrazia dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano.
Gideon Levy è un noto giornalista di Haaretz, il quotidiano liberale più letto in Israele. Scrive sul giornale con la solita franchezza, senza dissimulazione e doppiezza: «Con la Valle del Giordano e la maggior parte delle colonie della Cisgiordania sotto la sovranità israeliana, i Palestinesi hanno la garanzia che non avranno mai né uno Stato, né un mezzo Stato, un governo cittadino o un quartiere. (Avranno) null’altro che una colonia penale. (...) Donald to d’apartheid che sarà conosciuto come lo Stato d’Israele. Ciò che Herzl (il fondatore del sionismo nel 1800) iniziò a Basilea, Trump lo ha completato a Washington. (…) Continuare a ciarlare della soluzione dei due Stati è inutile. Non esiste una cosa del genere. Non c’è mai stata. Non ci sarà mai. (…) L’Autorità Palestinese e la Comunità internazionale hanno una sola via da percorrere: l’instaurazione di una democrazia dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano. Non resta nient’altro». E Gideon Levy incalza ancora: «Ma le notizie che vengono da Trump e la capitolazione del mondo di fronte a esse, sono ancora più funeste: Trump sta creando non solo un nuovo Israele, ma un nuovo mondo. Un mondo senza diritto internazionale, senza rispetto per il diritto internazionale, senza neanche una parvenza di giustizia. Un mondo in cui il genero del Presidente degli Stati Uniti (Jared Kushner, estensore del “Piano”, il Bambi di disneyana memoria, un duro e irriducibile sionista che ha rinnegato totalmente gli ideali universalisti del suo mondo) è più potente della Assemblea Generale dell’ONU. Se le colonie sono permesse, qualsiasi cosa è permessa. Quel che è stato conquistato con la forza militare bruta potrà essere liberato solo con la forza. Nel mondo di Trump e della destra israeliana, non c’è posto per i deboli. Essi non hanno diritti. (...)».
Stato binazionale democratico come soluzione.
I palestinesi non hanno libertà di movimento in Cisgiordania occupata da oramai più di 50 anni. In Sudafrica vi erano leggi che proibivano ai sudafricani neri di recarsi in una città “bianca”. Lì lo hanno chiamato apartheid. In Israele si promuove ogni giorno la rimozione forzata della popolazione palestinese e la distruzione dei centri abitati ( per questo ci sono un cumulo di testimonianze, anche di ebrei israeliani). Nel Sudafrica dell’apartheid, venivano ricollocate e allontanate le persone di colore dai centri destinati ai bianchi. Lo Stato d’Israele ha cacciato dai centri abitati i residenti palestinesi, collocandovi, in più di cinquanta anni, i coloni israeliani. Oggi, in Cisgiordania, vi abitano, con l’esercito che li difende, 400.000 coloni. Queste sono verità incontestabili ma, in Europa, esiste ancora una pervicace ostinazione a negare l’esistenza dell’apartheid in Cisgiordania. «Le forze dell’ordine israeliane operano brutalità e torture che vanno anche oltre le peggiori pratiche dell’apparato di sicurezza sudafricano. L’umiliazione delle persone di colore, che era il fulcro dell’apartheid sudafricano, é la pratica replicata fedelmente in Palestina» (John Dugard, professore di Diritto internazionale. Ha collaborato con le Nazioni Unite). Zev Sthernell, lo storico israeliano autore di opere fondamentali sulla nascita e lo sviluppo dell’ideologia fascista (molti salviniani, ferventi filosionisti dell’ultima ora, non Salvini perché leggere non è il suo forte, dovrebbe, anche solo leggiucchiare, gli scritti di Sthernell), scrive accorato: «Integrazione o apartheid: tertium non datur (…) È oramai impossibile realizzare una pace fondata su due Stati. Ritengo che la prospettiva di uno Stato binazionale democratico possa essere un terreno d’incontro (…). Credere in uno Stato binazionale non significa che le comunità che ne fanno parte rinuncino alla propria identità. Integrazione non è sinonimo di omologazione, di azzeramento delle diversità. (…) Oggi, uno Stato palestinese degno di questo nome (è diventata una soluzione impossibile) a meno che non s’intenda spacciare per “Stato” un bantustan mediorientale» (erano le zone, in Sudafrica, create per sole persone di colore).
Post scriptum: Il “Piano di pace del secolo” (ce lo dicono i nostri amici non sionisti d’Israele) ha dato la stura a un’idea tutta israeliana. Nella città israeliana di Umm el Fahm, al confine con la Cisgiordania occupata, risiedono migliaia di palestinesi: arabi, cristiani, drusi, circassi ecc. Sono di cittadinanza israeliana a tutti gli effetti. Non sono ebrei e disturbano la “purezza israeliana”. Ebbene, la proposta delle Autorità israeliane sembra essere quella di trasferire in Cisgiordania tutti questi palestinesi non ebrei e, in cambio, potrebbero essere smobilitate una quindicina di colonie illegali, con il rientro in Israele di qualche decina di coloni ebrei. Una “Pulizia etnica” concordata e silenziosa. Da rimanere annichiliti. Perché, chiamiamo ancora, pervicacemente, Israele un paese democratico?