Dai e dai, con insistenza e perseveranza, alla fine il PD umbro (e i suoi sodali), è riuscito nel suo capolavoro.
Quella che era la cronaca di una fine annunciata, preceduta dalle sconfitte nelle maggiori città umbre, segnata da una disaffezione verso una classe politico-amministrativa delegittimata e ripiegata nei propri interessi, sempre più distante dai problemi reali delle persone, alla fine si è materializzata.
A essa va aggiunta l’incapacità del gruppo di- rigente del PD locale, che ha fatto tutto ciò che poteva per perdere malissimo, consegnando a una sinistra futura “tutta da immaginare” una lunga traversata del deserto di cui non si intravedono le coordinate minime. A saldo di tutte le problematiche che potranno riguardare la tenuta della sinistra esistente, di ciò che ne è rimasto, avvitata in una condizione per cui se le cose potranno andare male ci andranno di sicuro, sta di fatto che l’evento è accaduto.
Per la prima volta la destra “più retriva” è riuscita alla fine a prendersi la Regione.
Mentre tutto il dibattito si è soffermato sull’evento del cambio dei governanti, non una parola si è spesa per lo stato reale dell’Umbria, né in campagna elettorale né in fase istituzionale della costituzione della Giunta (operazione in corso mentre scrivo), che si presenta più complicata e famelica di quanto veniva superficialmente annunciato.
Il problema vero però rimane la condizione rea- le dell’Umbria, che non è affatto tranquillizzan- te. Perché non sarà sufficiente cambiare i governanti, bisogna piuttosto avere idee, competenze e coraggio, per apportare i cambiamenti necessari per ridurre i ritardi accumulati dalla nostra Regione nel lungo periodo della recessione.
Il bilancio della commissione europea che ci colloca in fondo alle regioni del continente, incapace di reagire alla caduta che ci pone stabil- mente tra le regioni del sud, certifica se ve ne fosse bisogno i veri problemi dell’Umbria.
Invecchiamento, spopolamento, riduzione di residenti, fuga dei giovani, aumento delle po- vertà e lavoro precario e insicuro, condannano una regione piccola e isolata a una sicura deriva.
Tutti questi problemi non hanno soluzioni fa- cili e non sono stati nemmeno affrontati per quello che realmente sono. A ciò va aggiunto il peggioramento dell’export che era l’unica voce positiva della economia regionale, che coinvolge il resiliente e sempre più sofferente sistema industriale, a cui dobbiamo la poca ricchezza che ancora ci tiene a galla.
Per tutto ciò, non sarà più possibile continuare a nascondere la polvere sotto il tappeto, come ha fatto per anni la vecchia amministrazione. L’urgenza di trovare soluzioni non lo permetterà.