Venerdì, 19 Aprile 2024

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L'educazione come forza di transizione all'epoca nuova

Roberto Mancini. Professore Ordinario di filosofia teoretica

Partecipare alla storia collettiva
66 1L’educazione non è solo azione maieutica che porta alla luce i migliori talenti di una persona, ma è anche liberazione dall’ignoranza, dalla paura, dall’egoismo, dall’incuria, dal degrado. Spesso però sfugge la valenza trasformativa sociale, e non solo individuale, della cura educativa. Anche le comunità umane possono apprendere nuove forme di esistenza e orientamenti più adeguati. Dobbiamo preservare la qualità educativa della famiglia, della scuola, delle associazioni, delle istituzioni di prossimità, ma al tempo stesso dobbiamo agire per sprigionare il potenziale trasformativo dell’educazione rispetto alla società intera. Infatti la nostra società deve imparare a stare al mondo: i suoi sistemi di potere lo distruggono, chiudendo il futuro a tutti.

In questa prospettiva ripensare oggi il valore dell’educare
/ essere educati / educarsi (tre forme verbali indissolubili) implica di avere una visione d’insieme sullo stadio evolutivo in cui ci troviamo nel tempo della società globalizzata. È tempo di ritrovare il desiderio di futuro vero, dunque di liberazione per tutti, sgombrando il campo da false parole come cambiamento (parola generica e illusoria), innovazione (parola che delega tutto alla tecnologia), accelerazione (parola della nevrosi che ci toglie respiro), crescita (parola tipica dell’ideologia capitalista della produzione e del consumo), e riforme (parola che promette aggiustamenti senza mai rimettere in discussione un sistema sociale sbagliato). Sono le parole con cui il potere, men- tendo, promette quell’avvenire che di fatto nega a tutti.

Oltre la società del potere
La modernità ha promesso a ognuno l’autodeterminazione, ma poi ha costruito una società di poteri globali oppressivi. Il risultato è la tendenza alla disgregazione del sistema delle relazioni, alla disintegrazione interiore delle persone, alla devastazione della natura.
Lo storico e biologo Jared Diamond, avendo studiato le cause dell’estinzione delle civiltà del passato, ha trovato due cause ricorrenti: la distruzione ambientale (anzitutto la deforestazione) e l’incapacità di tra- sformare il modo di pensare dinanzi all’urgenza di nuove sfide mortali. La trappola in cui ci troviamo è la risultante dell’abitudine di fondare la società sul potere. Esso non è la conduzione responsabile di una comunità. Soprattutto non è possibilità (come si crede unendo il potere-sostantivo al potere-verbo). 67 1Al contrario, il potere è schiavitù: lo è per chi lo subisce, ma è schiavitù anche per chi lo esercita, perché costui dovrà obbedire sempre alla stessa logica, senza poter fare diversamente. Il potere riproduce se stesso, punta solo a espandersi, non ha riguardo per nessuno, non vede la realtà, non dà risposte ai problemi. Rovina tutte le relazioni subordinando la donna all’uomo, il bambino all’adulto, lo straniero al nativo, la natura all’uomo.In passato il potere era organizzato attorno alla religione, poi attorno alla politica, oggi attorno all’intreccio tra finanza, tecnocrazia, mediacrazia, burocrazia e sistema geopolitico. Stiamo assistendo agli spasmi della modernità come epoca dei poteri globalizzati.

È chiaro che, peraltro senza ripudiare le acquisizioni del moderno (il relativo sviluppo delle democrazie, i diritti umani, la libertà di coscienza, il relativo miglioramento delle condizioni di vita), deve maturare un’epoca differente. Noi occidentali distinguiamo nella storia antichità, medioevo, modernità. Ma c’è qualcosa oltre quest’ultima epoca, che rischia di essere l’epoca ultima dell’umanità?
Verso l’epoca della coralità Ormai ovunque nel mondo molti hanno imparato che siamo una sola umanità sulla stessa terra. E hanno imparato che le vere possibilità e l’efficacia dell’azione vengono non dal potere, ma dalla cura, dal servizio, dal governo democratico dei problemi, dalla libertà solidale e responsabile. Se prevarrà questa coscienza corale, allora potrà farsi strada la 68 2coralità, l’epoca corale. Aldo Capitini, il filosofo perugino della nonviolenza, un grande uomo di pace, ha insistito proprio su questa parola. Se l’“universalità” ha il problema di sembrare univocità, la “coralità” indica una mu- sica dove il canto è comune ma si sente la voce di ognuno.
L’epoca corale non sarà idilliaca; ci saranno scontri, sofferenze, lutti, ma almeno potremo affrontarli partendo da un mi- nimo di solidarietà interumana e con la natura. Tant’è vero che questa epoca differente non potrà emergere se non imparando a sciogliere insieme la contraddizione ecologica i cui esiti catastrofici incombono su di noi. È la prima contraddizione, nella storia, che potrà essere risolta solo dalla sintonia della maggioranza dell’umanità, non da minoranze illuminate come nel passato. La transizione epocale richiede la profonda trasforma- zione del modo di pensare e di vivere.

Le paroleguida per l’educazione oggi
Per riassumere le direzioni convergenti lungo le quali le relazioni e le attività incentrate sull’educazione possono aiutare la transizione all’epoca corale è opportuno evidenziare quattro parole-guida. Sono parole che aprono spazi di esperienza non semplicemente per contrapporsi al vecchio modello di cultura e di società, bensì per formare persone e comunità capaci di coabitare il mondo senza di struggerlo. Penso a una cultura per la quale il senso di sé e la coscienza di dover partecipare responsabilmente alla comunità dei viventi siano interiorizzati da ciascuno. Questo preparerà le persone a vivere secondo la modalità dell’esistenza transitiva e non più secondo la modalità egocentrata né con quella remissività verso il potere che Primo Levi denunciava come il male dell’umanità.
70 2La prima parola è contatto. Essa indica il recupero del senso del- la realtà, dell’autocoscienza autentica, della relazione con gli altri e della concretezza del senso della vita. La seconda parola è condivisione e la sua attuazione comporta la guarigione dalla coazione a prendere e a competere. Tale attuazione è già in atto grazie a quanti promuovono l’economia trasformativa, che è tale se è l’economia che attua la liberazione invece dello sfruttamento, la condivisione invece dell’accumulazione, la giustizia invece della competi- zione, l’armonia con la natura invece della crescita.
La terza parola è giustizia, al di là del sapore giudiziario con cui di solito è intesa. La giustizia è rispetto e sollecitudine verso la dignità di ogni essere umano e della natura.
La quarta parola è corresponsabilità, nella prospettiva di imparare ad agire politicamente non per vincere su qualcuno, ma per prendersi cura del bene comune dando ciascuno il proprio apporto.
Chi oggi svolge un’azione educativa trova in significati del genere le coordinate essenziali della propria opera. Maturando l’orientamento di vita con- densato in queste parole-guida scopriremo che nessuno viene prima di altri, tutti viviamo insieme. E che nessuno è padrone della casa comune, tutti ne siamo custodi. La sapienza educativa sa che il futuro ha un nome, si chiama coralità

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