Dopo meno di due giorni dallo svolgimento del convegno descritto nell’articolo precedente, ho appreso che l’Amministrazione comunale avrebbe patrocinato e partecipato attivamente a un incontro dal titolo “Analisi della patologia tumorale nel contesto dell’Altotevere: incidenza, clinica, prevenzione e sorveglianza ambientale”, organizzato dall’Associazione Altotevere Contro il Cancro per giovedì 27 luglio-agosto.
Vista la prossimità delle date, la coincidenza dei temi e il sostegno dato dagli amministratori a questo secondo evento, ho deciso di parteciparvi, per poter mettere a confronto le tematiche trattate. In apertura dell’incontro, il dottor Zucchini, medico della Asl e consigliere comunale, ha salutato e ringraziato, uno a uno, gli assessori, i consiglieri e i rappresentanti sanitari intervenuti senza fare alcun accenno al convegno precedente, ne dando conto della scelta di non prendervi parte. Prima nota dissonante. Ma anche nello sviluppo dell’argomento da parte dei relatori si sono evidenziate differenze, talora vistose, di approccio al problema. Il primo intervento e stato quello del dottor Fabrizio Stracci, responsabile del Registro Tumori Umbro che, servendosi di slides in Inglese, ha snocciolato velocemente i dati relativi alla diffusione del tumore gastrico, mostrando il trend negativo che interessa tutto il nord dell’Umbria. Ha accostato questi dati a quelli di segno positivo, relativi al decremento dell’incidenza di questo tumore su scala globale, all’efficacia delle campagne di screening, e ha rimarcato il calo di mortalità attribuito ai trattamenti sanitari: il suo intervento e risultato sostanzialmente rassicurante per i presenti. Perlomeno per i cittadini che hanno poca dimestichezza con i temi sanitari. Di fatto si era indotti a pensare che la situazione fosse meno grave di quella descritta nei mesi scorsi. Rapida e stata l’incursione nel campo dei fattori di rischio, laddove alcuni sono stati solo accennati, altri trascurati. Non sono stati presentati i dati relativi alla diffusione di altre forme tumorali.
L’intervento del professor Franco Biagioni, responsabile del reparto di Oncologia del nosocomio tifernate, ha mantenuto lo stesso profilo, sottolineando che la multifattorialità di questo, come di altri tumori, rende difficoltoso stabilire nessi causali chiari. I dati statistici che ha fornito lasciano comunque delle perplessità perché incompleti o disorganizzati. Essendo medico impegnato localmente, non poteva pero sottrarsi a una pur breve trattazione delle cause antropiche, vista la preoccupazione dei cittadini per l’impatto della coltivazione tabacchicola sulla salute. Anche su questo fronte ha minimizzato il rischio, presentando dati relativi ai vari fattori, senza riferimenti alle singole tipologie di tumore, fatta eccezione per i fattori microbiologici e il fumo. Ha espresso il suo pensiero sostenendo che, se anche l’Alta Valle del Tevere si convertisse in toto alla coltivazione biologica, il tumore gastrico continuerebbe a manifestarsi, mentre tutti i tumori diminuirebbero sensibilmente se si smettesse di fumare. Tesi discordante con quella espressa dall’oncologa Patrizia Gentilini, su l’altrapagina di luglio-agosto.
Il dottor Biagioni si e infine soffermato sulla validità degli screening e sui traguardi raggiunti da chirurgia e chemioterapia in termini di sopravvivenza. Molte affermazioni dei relatori avrebbero potuto essere approfondite e persino confutate, se ci fosse stata la possibilità di un dibattito, ma non è stato dato spazio agli interventi del pubblico. In ultima analisi i contributi ascoltati non aggiungevano nulla sul fronte della comprensione del fenomeno, men che meno sulla sua gestione.
La prevenzione primaria e stata completamente trascurata, quando non confusa con la diagnosi precoce. La sorveglianza ambientale proclamata nel titolo e rimasta lettera morta, se non per l’accenno a un tavolo di lavoro prossimo venturo che dovrebbe ricercare i fattori di rischio. Ciò che sconcerta e che si e manifestata una sorta di dicotomia, lo stesso tema e stato sviluppato in modalità differenti e antitetiche: prevenzione primaria e principio di precauzione nel primo convegno, gestione clinica e onere della prova nel secondo. Una medicina di ricerca e risolutiva contro una medicina palliativa. Salute integrale contro sopravvivenza. Invito anche a un’altra riflessione: la prevenzione primaria alimenta un’economia reale e sana, mettendo in moto le buone pratiche indicate dai relatori del primo convegno; la diagnosi precoce e i trattamenti sanitari (certamente necessari) rappresentano anche un business su cui si radicano interessi e malaffare. Come dichiaro un medico a una conferenza qualche tempo fa: ≪Oggi c’è molta sanita e poca salute≫. Temo abbia ragione.