La confusione delle lingue non è avvenuta solo nell’antichità, come narra la Bibbia. Si riproduce quotidianamente anche nella vita politica, specie in quella nostrana. I politici parlano, ma non si capiscono.
Fanno promesse, che poi risultano contrarie al loro significato. Dicono: “faremo una politica green”, ma si continua a produrre tabacco con pesticidi a go go. Aggiungono: inaugureremo nuove infrastrutture, che vuol dire chiusura della Piastra logistica.
Da quando è stata pronunciata la parola modernizzazione della linea ferroviaria, il trenino ex Mua, ex Fcu, non arriva più a Sansepolcro e si ferma a Ponte San Giovanni viaggiando a 50 km orari. Anche la parola fusione tra Polisport e Sogepu non significa più incorporazione del pesce piccolo in quello grosso grazie alla nettezza di Sogepu, cosa che già puzzava di bruciato; oggi si accosta a “finanza”, che non si capisce bene che cosa sia. Un anno fa fu annunciata la vittoria della gara dei rifiuti da parte di Sogepu, una torta di oltre 300 milioni di euro da spalmare in quindici anni di attività con grande entusiasmo e bollicine di champagne.
Ma il Tar ha annullato la gara per irregolarità, trasformando la vittoria in sconfitta. Il Pd ha lanciato la sfida del cambiamento, “rivolteremo il partito come un calzino” è stato detto, ma a tre mesi dal voto il calzino è ancora steso sull’asciugatoio e non è stata fatta alcuna analisi della sconfitta. Il sindaco Bacchetta promette di risuscitare la Provincia, di rifare il Sindaco, né di destra né di sinistra, di rifare piazze, ospedali, ecc. Ma nella Babele attuale, tutto rimane imprigionato nelle parole, come cantava una famosa canzone: parole parole parole, parole soltanto parole..
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